Ettore Livini, la Repubblica, 15/8/2012, 15 agosto 2012
LA GRECIA
[Atene impreparata all’esame di settembre la Troika decide su 31 miliardi di aiuti] –
va agli esami di settembre con il fiato sospeso. La Troika esaminerà il prossimo mese il nuovo piano da 11,5 miliardi di tagli (all’appello, peraltro) ne mancano ancora quattro. Se arriverà il semaforo verde, Bce, Ue e Fmi gireranno ad Atene 31 miliardi. Altrimenti chiuderanno i rubinetti degli aiuti e potrebbe scattare il default. Come andrà a finire? Il Commissario agli affari monetari Olli Rehn ha ribadito ieri che «il paese ha raggiunto risultati superiori rispetto a quelli che gli vengono accreditati». I falchi tedeschi pensano l’opposto: ««Sono scettico sui nuovi aiuti», ha detto il ministro all’economia tedesco Philip Roesler. «La Grecia è in un vicolo cieco, meglio paghi metà delle pensioni in dracme », ha sobriamente dichiarato Alexander Dobrint, segretario della Csu.
I PECCATI ELLENICI
Atene, va detto, in qualche caso è riuscita a farsi male da sola. Le divisioni di questi giorni del governo sui tagli sono la punta dell’iceberg. La vera incompiuta, ad oggi, è la lotta all’evasione fiscale. Sotto il Partenone solo 15mila persone su 11 milioni dichiarano più di 100mila euro e i soldi sottratti all’erario ogni anno sono 40 miliardi, il 20% del pil. Malgrado le liste di proscrizione online dei contribuenti infedeli, i risultati portati a casa sono pochi. La raccolta di tasse viaggia invece un miliardo sotto il budget nel primo semestre 2012. La Grecia ha una pagella da dimenticare pure alla voce privatizzazioni. Ha annunciato dismissioni per 50 miliardi in tre anni ma il governo continua a cambiare le carte in tavola sulle aziende in vendita. Prima il monopolio elettrico, poi le lotterie e gli ippodromi, quindi poste e auto e ora persino i porti turistici sull’Egeo. Morale: non è stato ceduto quasi niente, facendo bollire il sangue nelle vene ai tedeschi. L’altro tasto dolente sono i tagli al settore pubblico. Gli accordi prevedevano
15mila persone in meno nel 2011 e 150mila entro il 2014. Invece pare che ad andarsene, secondo Reuters, siano stati
solo in 630.
LA DIFESA DI ATENE
Atene non ci sta, spesso a ragione, a farsi bacchettare sulle dita. La cura lacrime e sangue della Troika ha avuto come effetto una contrazione del pil del 17,5% in tre anni e una disoccupazione più che raddoppiata al 23,1%. Eppure, malgrado questa via crucis, dal 2009 ad oggi sono stati già fatti passi da gigante. Il deficit primario — il rapporto tra entrate e uscite dello stato al netto degli interessi — è stato ridotto dal 10,6% a 2,1%, un record europeo. La ristrutturazione della pubblica amministrazione viaggia forse a rilento ma le spese per gli stipendi statali sono calati del 23% mentre il costo di welfare e pensioni è giù del 12%. Certo, far quadrare i conti con un Pil crollato nei primi sei mesi del 2012 del 6,2% non è facile. Ma rispetto alla tabella di marcia imposta dalla Troika, il deficit del periodo gennaio-maggio 2012 è stato di 10,8 miliardi, due meglio del previsto, grazie soprattutto a un energico taglio alle spese. Sul fronte privatizzazioni, poi, il nuovo vertice dell’agenzia per le dismissioni dovrebbe accelerare ora il processo.
BASTERÀ ALLA TROIKA?
Si vedrà. Per ora Atene è riuscita a collocare ieri (anche se con tassi in rialzo al 4,43%) quattro miliardi di titoli a tre mesi necessari per rimborsare un bond in scadenza tra cinque giorni. I falchi (l’ha detto Roesler) sono ormai convinti che l’uscita della Grecia dall’euro sia «gestibile ». Ma non sono in molti a voler sperimentare davvero l’ipotesi. E sui mercati prende quota l’ipotesi di un altro taglio al debito ellenico, ormai quasi tutto in mano alla Bce e ai paesi europei. Un boccone amarissimo per Roesler & C.