Nicol Degli Innocenti Marco Valsania, Il Sole 24 Ore, 15/8/2012, 15 agosto 2012
Accordo negli Usa per StandChart– Accordo fatto tra le autorità Usa e Standard Chartered: il Dipartimento dei servizi finanziari dello Stato di New York, che aveva mosso contro la grande banca britannica accuse di riciclaggio per 250 miliardi di dollari a vantaggio dell’Iran, ha raggiunto ieri un’intesa con i vertici dell’istituto, che pagheranno una multa da 340 milioni di dollari e accetteranno un "controllore" scelto da New York per supervisionare le sue transazioni internazionali
Accordo negli Usa per StandChart– Accordo fatto tra le autorità Usa e Standard Chartered: il Dipartimento dei servizi finanziari dello Stato di New York, che aveva mosso contro la grande banca britannica accuse di riciclaggio per 250 miliardi di dollari a vantaggio dell’Iran, ha raggiunto ieri un’intesa con i vertici dell’istituto, che pagheranno una multa da 340 milioni di dollari e accetteranno un "controllore" scelto da New York per supervisionare le sue transazioni internazionali. L’intesa ha risolto un drammatico scontro legale, tra la banca e i suoi accusatori ma anche tra authority Usa e britanniche finite ai ferri corti. StanChart aveva già in precedenza concordato di ingaggiare una società esterna per garantire il rispetto delle leggi anti-riciclaggio Usa. Il colpo di scena è avvenuto alla vigilia di quello che doveva essere il giorno della verità per le parti: il Dipartimento guidato da Benjamin Lawsky aveva convocato per oggi a Manhattan un’udienza, ora cancellata, per far luce sullo scandalo. Ma l’appuntamento è servito, in realtà, ad accelerare un negoziato che chiudesse il caso. L’ad di StanChart, Peter Sands, era volato a Manhattan per rispondere alle richieste degli inquirenti, che minacciavano oltre a forti multe una sospensione della licenza bancaria nello Stato capace di causare, stando agli analisti, una caduta del 40% nei profitti. Sands era parso pronto anche a trattare un accordo per lasciarsi alle spalle una vicenda potenzialmente dannosa per i conti e la reputazione della banca. I vertici di StanChart avevano finora affermato che le eventuali violazioni agli embarghi a Teheran erano molto meno gravi di quanto sospettato,ammettendo transazioni irregolari per 14 milioni tra il 2001 e il 2010. Da Londra, sia dalla City finanziaria che dalla politica, non erano inoltre mancate pesanti critiche all’operato Usa, giudicato troppo aggressivo. La settimana scorsa il cancelliere dello Scacchiere George Osborne aveva telefonato tre volte in due giorni al suo omologo Tim Geithner per chiedere che la banca britannica fosse trattata «con equità», mentre il governatore della Bank of England Mervyn King aveva sottolineato i benefici di un intervento coordinato tra autorità dei due Paesi come nel caso Libor invece di un’azione punitiva e a sorpresa come quella di Lawsky. Secondo fonti americane, però, Lawsky avrebbe deciso di passare all’attacco perche la banca aveva inizialmente offerto solo 5 milioni per archiviare il caso. La nuova speranza di sviluppi negoziali risolutivi innescata dalla presenza di Sands a New York è bastata ieri prima ancora dell’annuncio a far risalire il titolo. «Non si è recato a New York per negoziare personalmente – aveva fatto sapere la banca –. Ma è disposto a farlo». StanChart aveva già intavolato serrate trattative con il Dipartimento del Tesoro e con la Fed sulla vicenda, prima che l’autorità di New York adottasse una linea dura e lanciasse pubblicamente le accuse cogliendo apparentemente di sorpresa anche i colleghi del Tesoro. L’ipotesi di un’intesa è stata coltivata anche nei giorni più tesi da StanChart, che da protratte inchieste temeva ripercussioni negative sulla sua immagine di banca globale. E un accordo era la strada preferita anche dalle autorità, le quali cercavano anzitutto una multa esemplare. Le indiscrezioni avevano indicato cifre diverse sulle possibili sanzioni: da un minimo di 250 milioni fino a un massimo di 700 milioni. Alla fine i 340 milioni sono inferiori ai 450 versati da Barclays in seguito allo scandalo sulla manipolazione del Libor. Ma in passato simili intese con le authority in casi di riciclaggio raggiunte da Lloyds, Credit Suisse e Ing hanno oscillato tra i 350 e i 619 milioni.