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 2012  agosto 15 Mercoledì calendario

Benefici dell’euro? A chi li merita– Prosegue in Germania la guerra dei nervi contro l’euro. Ieri, la Corte Costituzionale tedesca ha dovuto smentire l’"indiscrezione giornalistica" di un rinvio del suo giudizio di legittimità costituzionale del fondo salva-Stati, fissato per il prossimo 12 settembre

Benefici dell’euro? A chi li merita– Prosegue in Germania la guerra dei nervi contro l’euro. Ieri, la Corte Costituzionale tedesca ha dovuto smentire l’"indiscrezione giornalistica" di un rinvio del suo giudizio di legittimità costituzionale del fondo salva-Stati, fissato per il prossimo 12 settembre. Nel frattempo, si moltiplicano le "previsioni" di una prossima uscita della Grecia dall’euro. Tutto questo nervosismo è destinato a calmarsi una volta che inizieranno i promessi interventi della Banca centrale europea? Probabilmente, sì. Soprattutto se torneremo ad occuparci delle cose più importanti, cioè delle riforme e delle politiche che ancora dobbiamo realizzare per essere certi che dell’euro non abbiamo solo i problemi, ma anzitutto e soprattutto i benefici. In proposito, a prima vista, c’è un facile consenso: la Germania è il Paese che nei 14 anni di moneta comune più ne ha tratto beneficio. Anche per questo, deve contribuire molto al salvataggio dei Paesi della periferia, che dall’euro hanno invece avuto soprattutto guai. Ma a ben guardare, nessuna analisi così semplice basta a dimostrare i vantaggi netti di una unione monetaria. E infatti si può sostenere che in questi anni la Germania abbia ristrutturato la sua industria (reinvestendo i maggiori profitti dati dalla moderazione salariale) non per trarre beneficio dell’euro, cioè guardando alle sue quote di mercato nell’Eurozona, ma per primeggiare nel mondo intero. E quindi anche i danni che l’industria tedesca avrebbe da un eventuale crollo dell’euro saranno sempre minori in futuro (oltre ad essere già ridotto il costo che ora sta pagando alla crisi dei paesi periferici, come si e’ visto da dati pubblicati ieri). Tutto ciò conferma due cose. Anzitutto, che non era sbagliato quanto insegnamo ai nostri studenti. Se guardiamo ad un libro di testo dei più noti (The Economics of European Integration, di Baldwin e Wyplosz), vediamo che 15 anni fa pochi Paesi in Europa rispettavano i criteri di una buona unione monetaria. I vari principii - dovuti ai nomi degli economisti che li hanno studiati, da Mundell a McKinnon, a Kenen - portano alla conclusione che solo i Paesi più piccoli e aperti sono beneficiari netti di una unione monetaria. Pensiamo a Olanda, Austria, e Finlandia, che oggi vengono rappresentati come i "fedelissimi" della Germania, mentre in realtà erano e sono i Paesi più avvantaggiati dall’euro, che non a caso poco sopportano di dover pagare per il salvataggio di Paesi entrati per sbaglio nella moneta comune e che ne hanno solo sfruttato - finché è durata - la buona reputazione. I Paesi più grandi e in particolare quelli con mercati del lavoro rigidi, avrebbero potuto trarre beneficio dall’unione monetaria solo con le appropriate riforme. È quanto la Germania ha saputo fare già dieci anni fa! Destinare agli investimenti produttivi i frutti dei guadagni di produttività: è l’ovvia ricetta per la crescita, che è anche servita ad avere i benefici dell’euro. È questa la seconda osservazione che merita sottolineare. Come ha giustamente ricordato il Presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, parlando bene delle riforme che sta portando avanti il nostro Governo , tutto ciò che stiamo facendo - dal mercato del lavoro alla riduzione strutturale della spesa pubblica non più utile - è nell’interesse dei nostri figli e dei nostri nipoti, prima ancora che rivolto alla tenuta dell’eurozona. Se qualcuno ha in mente che potremmo rinunciare all’euro, per evitarci i costi politici immediati di queste riforme, evidentemente non ha capito il mondo in cui viviamo. I benefici dell’euro vanno solo a chi se li merita, cioè potrebbe anche farne a meno. Questa è la vera lezione che ci viene dal successo dei Paesi che insieme alla Germania hanno saputo modernizzare la loro industria e tenere efficiente il settore pubblico : nessuno "spread" li minaccia, e nessuno pensa che convenga loro uscire dall’Euro.