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 2012  agosto 12 Domenica calendario

E LUNGO LE MULATTIERE SVIZZERE SUDA IL NUOVO SPALLONE COL TABLET

MILANO — Gli spalloni non sono mai usciti di scena. Anche le mulattiere e i sentieri che tra Italia e Svizzera percorrono di notte camminando come se fosse giorno sono sempre gli stessi, da decenni, se non da secoli. Una volta si trasportavano cibo e sigarette, oggi le banconote vengono messe sotto vuoto per evitare il fiuto dei cani anti-cash.
Non serve andare troppo indietro nel tempo e consultare i documenti del ‘500 della famiglia Borromeo contro gli «sfrosadori », quelli che «van de sfroos», vanno di nascosto, di frodo. Possiamo fingere di dimenticare anche il periodo di guerra, con il contrabbando dei dadi da brodo, il burro, le «ossa di morto» (zucchero) e la «foglia di Lugano» (sigarette e tabacco). E con i «passatori », che riescono a far arrivare in Svizzera gli ebrei, i comunisti, i perseguitati dal nazifascismo: alcuni sono eroici, altri vigliacchi, e vendono i rifugiati ai nazisti.
Per una piccola storia noir basta
un titolo di giornale – “Il ritorno dello spallone” - che, immu-tato, si replica dagli anni sessanta. Mezzo secolo fa l’attenzione era concentrata al massimo sul trasporto delle “bionde”. E cioè delle sigarette estere di contrabbando. Con gli svizzeri che confezionavano stecche speciali, da venticinque pacchetti, per rendere meno pesante l’imballaggio, che comprendeva anche la carta catramata, per proteggere la merce dalla pioggia e, soprattutto, dal sudore dello spallone. Il quale correva nei boschi del confine portando in spalla la “bricolla”: un sacco di juta, con una capienza tra i 25 e i 40 chili. E teneva in tasca una roncola affilata: non per chissà quale corpo a corpo con i “canarini” (dalle mostrine gialle della Guardia di Finanza), ma per tagliare le bretelle del carico e squagliarsela.
Il cambio di passo comincia nell’Italia dello “sboom” economico, quando i guadagni con le “bionde” diminuiscono e cresce, specie nelle grandi città, la tensione sociale. È allora che diventano i clienti dei “grupp”, delle bande, i tanti industriali, imprenditori, ereditieri; le persone che temono il golpe, la crisi economica e petrolifera; i ricchi che i sequestri di persona dell’Anonima mettono in ansia. Un film di Ettore Scola, del ’64, intitolato “La congiuntura”, con Vittorio Gassman, è girato tra Roma e Lugano e parla di valuta illegale.
Ma è solo nel 1992, con l’inchiesta “Mani pulite” e con le sue rogatorie - partiti, politici e imprenditori avevano numerosi
conti bancari in Svizzera - che la complessità dello “spallone” emerge: fenomeno sempre meno romantico e sempre più criminale. Si scoprono intermediari, società finanziarie e agenzie di security che in realtà si occupano del trasporto-mazzette. E compaiono trasportatori professionisti, ma sconosciuti. Come
quelli citati da Ilda Boccassini nel processo all’avvocato Cesare Previti per far arrivare a Roma i soldi per i giudici a libro paga.
E dopo il clamore Tangentopoli? È sceso il silenzio tra i monti, e poco o nulla è cambiato. Uno degli ultimi 007, “Casinò Royale”, non è dedicato a chi sposta all’estero grandi capitali? Nelle
banche svizzere non ci sono praticamente cassette di sicurezza libere. Oltre confine i soldi continuano ad arrivare non con bonifici, o tramite il clic di Internet, ma in treno, in auto, lungo gli antichi sentieri. Nella mala si dice che se un carico viene beccato, a rimetterci è lo spallone soltanto se è stato poco organizzato. Altrimenti,
sono i consulenti, i commercialisti e le società finanziarie e di pubbliche relazioni che hanno messo insieme i vari esportatori di denaro a “rimborsare” la clientela. Il fenomeno, dunque, più che sommerso, sembra ben collaudato: nei decenni.