Nicola Barone, Il Sole 24 Ore 15/8/2012, 15 agosto 2012
Clini: se chiude l’Ilva è a rischio tutto il sistema industriale italiano – Nessun decreto in vista per consentire alla fabbrica di non chiudere
Clini: se chiude l’Ilva è a rischio tutto il sistema industriale italiano – Nessun decreto in vista per consentire alla fabbrica di non chiudere. Ma per il ministro dell’Ambiente «la situazione dell’acciaieria rischia di creare un’incertezza che riguarda l’intero sistema industriale. Gli eccessi di mortalità riguardano anni passati». Il presidente di Federacciai: «Governo e Parlamento facciano chiarezza: se l’Ilva chiudesse, verrebbe a mancare il 40% dell’acciaio destinato alla meccanica». Qualunque atto potrebbe essere intempestivo e non agevolare una soluzione utile alla bonifica dell’area di Taranto. Per ora il Governo aspetta. C’è ampia fiducia che la querelle sul blocco degli impianti si risolva in tempi neppure troppo lunghi nella sua sede propria, cioè fra giudici. E per questo sia il ricorso alla Corte costituzionale sia un decreto d’urgenza ipotizzati per consentire alla fabbrica di non chiudere restano, allo stato, niente altro che ipotesi. Dopo un lunedì tesissimo, con i lavoratori in strada e la politica in fibrillazione sulle sorti dello stabilimento pugliese, amministratori legali e magistrati a studiare da fronti opposti le prossime mosse, ieri per Corrado Clini è stato il giorno dei chiarimenti al Parlamento. Il ministro ha parlato davanti alle commissioni Attività produttive e Ambiente della Camera, riaperta per l’occasione. Sorpreso dalla presenza dei deputati, quasi quaranta malgrado la pausa agostana («mi immaginavo che oggi saremmo stati in tre, invece è stato un incontro molto partecipato da parte di tutti i gruppi»), Clini è tornato a difendere con fermezza le prerogative del Governo, respingendo lo sconfinamento da parte di altri poteri. «In Italia come in tutta Europa le autorità competenti in materia di protezione dell’ambiente e nel monitoraggio degli inquinanti sono identificate dalle leggi, oltre che dalle direttive. Nessuna legge attribuisce questo compito all’autorità giudiziaria». Di qui le ragioni di un problema potenziale che va oltre Taranto. Perché, dice Clini, «la situazione Ilva rischia di creare un’incertezza su questo punto che riguarda l’intero sistema industriale italiano e l’affidabilità nei confronti degli investimenti esteri». Non è affare di «scontri», tiene a precisare il ministro, ma di «chiarezza di ruoli e competenze». Sui rischi per la salute le vedute con il giudice Todisco divergono e, secondo le due diverse prospettive, ciò che è opportuno fare nell’immediato cambia radicalmente. «Il Gip dice che l’impianto è una sorgente di rischio e fa riferimento ai dati della perizia che ha trovato un aumento della mortalità per alcune malattie. La perizia però parla di malattie croniche e tumorali, per cui è impossibile fare una correlazione con i rischi attuali». In sostanza, secondo Clini, gli eccessi di mortalità evidenziati non sono riferiti a questo momento ma riguardano anni passati. «Chiudere l’Ilva sulla base delle indicazioni della perizia – ragiona dunque il ministro – sarebbe come chiudere adesso le strade al traffico diesel perché si sa che vent’anni fa era un inquinante pericoloso per la salute. Ma nel frattempo ci sono stati cambiamenti». In ogni caso, è proprio lo spegnimento degli impianti a costituire il pericolo maggiore. Clini fa l’esempio della Stoppani di Cogoleto (GE). «Quel sito è ancora lì, ancora sorgente di inquinamento perché non ci sono risorse per bonificare», aggiunge ricordando le vicissitudini dello stabilimento ligure chiuso nel 2003. Ci pensi bene chi ha davvero a cuore le ragioni dell’ambiente a Taranto, sembra voler dire. Uno stop immediato agli impianti dell’Ilva significa «non avere più la leva della produzione e cioè dell’interesse per investire: e se non investe l’impresa dimentichiamoci la possibilità, come qualcuno ha suggerito, che il pubblico subentri per fare il risanamento». Avanza intanto l’istruttoria per il riesame dell’autorizzazione integrata ambientale (Aia) del complesso industriale, che finirà entro il 30 settembre e costringerà l’azienda a «ingenti investimenti». Clini annuncia anche che l’Organizzazione mondiale della sanità collaborerà al monitoraggio ambientale della città di Taranto. A ottobre, quando si renderanno disponibili gli esiti delle nuove analisi sugli agenti inquinanti, il ministero della Salute conta di mettere a punto con la Regione una strategia «compiuta» di intervento sanitario per la città. Ma attenti nel frattempo a perdere di vista le ricadute su chi può perdere il lavoro. L’avvertimento è del ministro Renato Balduzzi, il quale invita a considerare anche gli effetti negativi per le famiglie, le amicizie e l’intera collettività. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli atti della vicenda giudiziaria IL SEQUESTRO Il gip del tribunale di Taranto Patrizia Todisco firma due ordinanze nell’ambito dell’inchiesta sull’inquinamento ambientale dello stabilimento Ilva. La prima, con la quale si dispone il sequestro di sei impianti, contiene, tra le motivazioni, anche pezzi dei risultati dell’incidente probatorio durante il quale sono state discusse due perizie. La seconda dispone la custodia cautelare agli arresti domiciliari di otto indagati. Ai cinque dirigenti o ex dirigenti dell’Ilva di Taranto, si sono aggiunti tre dirigenti del Siderurgico che hanno assunto incarichi in tempi più recenti IL RIESAME Il tribunale del Riesame di Taranto di fatto ribalta il decreto di sequestro del gip di Taranto. Mentre il gip aveva incaricato i tecnici di «avviare le procedure per il blocco delle specifiche lavorazioni e per lo spegnimento», il Riesame dispone: «I custodi garantiscano la sicurezza degli impianti e li utilizzino in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo e della attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti». In più, il tribunale nomina custode giudiziario il presidente Ilva, Bruno Ferrante GIP/1 L’Ilva dovrà risanare gli impianti dell’area a caldo sequestrati per disastro ambientale, ma «senza prevedere alcuna facoltà d’uso» degli stessi «a fini produttivi». Così il gip di Taranto Patrizia Todisco conferma lo stop degli impianti in un provvedimento notificato all’Ilva. Il gip sollecita l’adozione, da parte dei custodi giudiziari, di «tutte le misure tecniche necessarie a scongiurare il protrarsi delle situazioni di pericolo e ad eliminare le stesse». Custodi e amministratori dovranno trasmettere al gip relazioni settimanali sull’attività svolta GIP/2 Il gip di Taranto Patrizia Todisco revoca la nomina, fatta dal tribunale del Riesame, di Bruno Ferrante quale custode e amministratore dei beni sottoposti a sequestro preventivo. Il gip parla di «manifesta incompatibilità del presidente del consiglio di amministrazione e legale rappresentante pro tempore dello stabilimento Ilva di Taranto con l’ufficio di custode e amministratore delle aree» sottoposte a sequestro. Il gip evidenzia, rincarando la dose, «un palese conflitto tra gli interessi» IL RICORSO ILVA «Il pubblico ministero non ha mai formulato alcuna istanza di revoca del custode e amministratore nominato dal tribunale del Riesame, e ciò neppure nell’assunto – inconcepibile – che l’esercizio a ricorrere alla giurisdizione di secondo grado costituisca un fatto sopravvenuto atto a giustificare una modifica delle modalità esecutive della misura». È quanto affermano gli avvocati dell’Ilva in uno dei due ricorsi presentati ieri al tribunale del Riesame contro i provvedimenti assunti dal gip Todisco contro le funzioni di custode giudiziale del presidente dell’Ilva, Ferrante GLI EVENTI Dal blocco degli impianti al ricorso dei dirigenti 26 luglio Il sequestro dell’area Il gip di Taranto Patrizia Todisco stabilisce il sequestro senza facoltà d’uso dell’intera area a caldo dello stabilimento Ilva, per inquinamento ambientale 27 luglio Le proteste dei lavoratori I lavoratori dell’Ilva di Taranto danno vita alla prima protesta in seguito al sequestro degli impianti 30 luglio Le prime chiusure Con l’arrivo dei custodi nominati dal gip, cominciano le procedure del sequestro di 6 impianti disposte dalla magistratura 7 agosto Riesame: no a spegnimento I sei impianti dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto restano sotto sequestro perché inquinanti. Non dovranno però essere destinati allo spegnimento, ma andranno risanati. Lo stabilisce il Tribunale del riesame 11 agosto Gip conferma stop produzione L’Ilva dovrà risanare gli impianti sequestrati per disastro «senza prevedere alcuna facoltà d’uso» degli stessi «a fini produttivi». Lo dispone il gip di Taranto Patrizia Todisco 12 agosto Severino acquisisce atti Da fonti ministeriali si apprende che il guardasigilli Paola Severino chiederà l’acquisizione dei provvedimenti del gip di Taranto 14 agosto Ilva: appello contro il Gip Il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, deposita due appelli e una richiesta di incidente di esecuzione al Tribunale del riesame di Taranto contro le ordinanze del gip Todisco