Francesco Rigatelli, La Stampa 15/8/2012, 15 agosto 2012
15 AGOSTO 1968 LA STAMPA CAMBIA SEDE
Oggi La Stampa trasferisce la sua sede da via Roma alle rive del Po; sabato mattina il primo numero uscirà dal nuovo stabilimento. Per la prima volta nella sua storia, il giornale avrà una sede propria, costruita per ottenere la massima efficienza. Le altre, di piazza Solferino e dal 1934 di via Roma, erano sistemazioni di fortuna. Le sedi inadeguate non impedirono il progresso del giornale, ma ormai ne limitavano lo sviluppo...
Nel nuovo stabilimento tutte le maestranze avranno migliori condizioni di vita. Un quotidiano è il prodotto di una industria dai molti aspetti, ma infine è e rimarrà sempre un’impresa artigianale: i computers e le macchine elettroniche non potranno mai sostituire gli uomini e le idee. Il suo successo dipende anche da un’affettuosa collaborazione tra giornalisti e maestranze, e dall’orgoglio di partecipare tutti ad un’attività che svolge un compito importante nella vita nazionale.
Palazzo piccolo o palazzo grande, rimane valido un principio che per noi ha un valore assoluto: La Stampa continuerà a vivere coi propri mezzi, cioè con i proventi delle vendite e della pubblicità...
Negli ultimi vent’anni il nostro giornale ha quadruplicato le vendite, accresciuto la diffusione in tutta Italia, consolidato il suo prestigio internazionale. Ma alcune sue caratteristiche rimangono immutate: ha radici profonde in Torino e nel Piemonte; interpreta i sentimenti dell’opinione pubblica, ed in particolare gli interessi delle masse popolari; vuole diffondere idee semplici di ordine civile. La Stampa ha quasi centodue anni di vita: un lungo periodo, in cui ha svolto una parte di rilievo nelle vicende della città e della nazione, e giorno per giorno, con rara coerenza, ha sempre sostenuto ideali di giustizia, di tolleranza e di libertà. Vittorio Bersezio, che la fondò nel febbraio 1867, ed Alfredo Frassati, che ne fece un quotidiano moderno, seguirono un programma che è ancora il nostro: difesa della democrazia, progresso delle masse attraverso maggiore istruzione, salari migliori ed orari più brevi.
La Stampa si distaccò da questi principii durante la dittatura fascista, ma non aveva possibilità di scelta: il regime totalitario controllava l’intera vita dei cittadini, aveva trasformato i giornali in organi del potere e negava ad essi anche il diritto di sospendere le pubblicazioni.
Col 25 aprile 1945, riconquistata la libertà (e nessuno deve dimenticare il contributo della Resistenza), La Stampa è tornata alle sue tradizioni. Oggi, seguendo metodi moderni di lavoro, il nostro giornale è l’opera di una équipe omogenea, strettamente unita e consolidata da un lungo fraterno lavoro. Ognuno vi porge contributo delle sue opinioni e della sua personalità, ma tutti concordano su alcuni principi fondamentali: democrazia, giustizia sociale, rifiuto dell’intolleranza e della violenza.
I lettori conoscono queste direttive. Sanno che La Stampa, pur rimanendo indipendente da ogni partito e non rinunciando alla critica costruttiva, fin dal 1948 ha promosso la formazione di governi di centro-sinistra, come or sono cinquant’anni aveva sostenuto il tentativo giolittiano di portare al governo i socialisti di Turati. Riteniamo necessario al progresso del paese che le masse popolari, cioè la grande maggioranza dei cittadini, partecipino alla direzione dello Stato entro il sistema della democrazia parlamentare. Ci sembra insopportabile che, un secolo dopo l’Unità, esistano ancora vaste zone di ignoranza e di miseria; è necessario risanarle con lo sviluppo della scuola, la piena occupazione e migliori servizi sociali. Questo programma può essere attuato solo con un impiego più onesto ed oculato del pubblico denaro ed una stretta solidarietà internazionale. La Stampa non incoraggia orgogliosi sogni di potenza: la grandezza di un paese si misura soprattutto dal livello civile dei cittadini.
L’Italia, negli ultimi vent’anni, ha compiuto molti progressi: c’è una più diffusa prosperità, minori ingiustizie; assistiamo a uno slancio impetuoso di trasformazioni, che ci avvicina alle società più evolute. Combattiamo anche noi per la nuova frontiera; non solo per un maggior benessere, ma per una più alta concezione della vita. Anche noi dovremo dare un esempio, cercando di fare ogni giorno un po’ meglio il nostro mestiere. (Giulio De Benedetti) Il trasloco nella notte
La grande operazione si è iniziata stanotte. Attraverso la città addormentata, colonne di autotreni hanno trasportato le attrezzature de La Stampa da via Roma al nuovo stabilimento di via Marenco, sulle rive del Po. Le strade erano deserte e silenziose, perché era notte fonda e perché è Ferragosto. Ma parecchie finestre si sono aperte sullo spettacolo eccezionale; decine di persone hanno assistito, con meraviglia ammirata, a un trasloco gigantesco, veloce e preciso. Tutto era stato minuziosamente previsto e preordina to da apposite squadre di tecnici, e tutto si è svolto secondo i piani. Non era cosa da poco. Si trattava di non interrompere, nemmeno per un giorno, le pubblicazioni; cioè di permettere a La Stampa e a Stampa Sera di uscire fino all’ultima notte nel vecchio stabilimento e di riprendere regolarmente nel nuovo.