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 2012  agosto 12 Domenica calendario

Il vocabolario europeo del "tabbacchino" di Pantelleria– A Scauri, frazione di Pantelleria, c’è un piccolo negozio che vende articoli di mare, giornali e tabacchi

Il vocabolario europeo del "tabbacchino" di Pantelleria– A Scauri, frazione di Pantelleria, c’è un piccolo negozio che vende articoli di mare, giornali e tabacchi. Si affaccia sulla piazza del santo patrono, di fianco alla chiesa, e ha una porta d’entrata indicata come Trasuta dove si legge su un foglio bianco il seguente annuncio: «Orario du TRAVAGGHIO - U TABBACCHINO GRAPE DI LUNIDE A SABBITO: a MATINA di sette e mezza e due a TARDIATA di quattro all’otto e mezza A DUMINICA GRAPEMO ALL’OTTO E POI E’ OSTESSO». Le comunicazioni sono scritte in nero, gli orari sono evidenziati con due strisce di giallo, per la domenica compare il rosso. Capisco, a senso ma con poca fatica, che è aperto tutti i giorni della settimana tranne una sosta nel primo pomeriggio e la domenica si prende mezz’ora di riposo in più la mattina. L’avviso, però, mi colpisce perché custodisce l’identità pantesca di un vocabolario "roccioso" che ha resistito sfacciatamente nel tempo non solo alla lingua della globalizzazione ma anche alle lezioni televisive di italiano del maestro Alberto Manzi. Avverto che dietro quel cartello c’è un pezzo di storia che appartiene allo stato di famiglia di un’isola più vicina alla Tunisia che alla Sicilia e, allo stesso tempo, sono certo che Scauri e Pantelleria sono un pezzo d’Italia saldamente ancorato all’Europa. Divertente la postilla finale, cambia ancora il colore, che recita testualmente: «pi favure sa porta e chiusa un bussare UN TI GRAPOOOOO!!!!» Sono in orario ed entro nel negozio, due locali stretti, e scopro che tutto a partire dal pavimento parla della terra dei dammusi ma anche di milanesità (molto) e di romanità (meno) in un intreccio spontaneo di modi, gesti e voci. Esco con una strana sensazione nella quale convivono il "popolo antico" dell’isola del vento così profondamente geloso delle sue "leggi" e del suo modo di vivere, e il "popolo moderno" del mondo che entra in un giorno di agosto in quel negozietto per i suoi piccoli rifornimenti vacanzieri. Faccio quattro passi, mi fermo a U’ Friscu cafe’ e rivivo la stessa mescolanza di umori. Mi convinco che sbaglia chi vuole spezzare le radici di un popolo ma sbagliano anche quei popoli che rinunciano a farsi guidare da chi è capace di guardare avanti. Senza l’ostinazione di un Cavour o di un Kohl non ci sarebbero mai stati né l’Italia né la grande Germania. L’Europa ha bisogno del suo Nord e del suo Sud per costruire insieme qualcosa di duraturo, esige visione, rispetto reciproco e leadership politica.