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 2012  agosto 12 Domenica calendario

12 AGOSTO 1955

La prima missione in Oriente e l’ingresso dell’Italia nelle Nazioni Unite Il progetto di un viaggio del ministro degli Esteri on. Martino a Ceylon, in India, in Tailandia e in Giappone sarebbe attualmente allo studio a Palazzo Chigi. Per la prima volta nella storia, un ministro degli Esteri italiano si recherebbe così per una visita ufficiale nell’Asia meridionale ed in Estremo Oriente, ciò che aggiunge alla notizia un interesse inconsueto. Essa è di fonte diplomatica straniera, ed a Palazzo Chigi non ha trovato questa sera né conferme né smentite: si ammette solo che il viaggio - non ancora deciso - è tra gli eventi possibili.

È soprattutto incerta la data. Si era prospettata l’ipotesi che il viaggio avrebbe potuto aver luogo nel prossimo novembre, in aereo, lungo l’itinerario Colombo-Nuova DelhiBangkok-Tokio, come a dire un lunghissimo arco di migliaia di chilometri: ma, proprio in considerazione delle distanze e dei tempi, si ritiene che non potrà venire iscritto, per quell’epoca nel calendario internazionale. Alla fine di ottobre, come è noto, si aprirà a Ginevra la conferenza dei ministri degli Esteri che avrà notevole durata: e pertanto è presumibile che l’on. Martino, sia nel caso che possa intervenirvi, sia che ne segua gli sviluppi da Roma, non sarà libero di assentarsi per tutto il mese di novembre.

L’incertezza della data ha fatto si che non siano ancora stati presentati, per reciproco accordo, gli inviti ufficiali: allo stato in cui sono le intese, essi tuttavia si riducono ad una pura forma protocollare, ed anzi si afferma che sono già pronti ed elaborati nelle casseforti del signor Erberth Alexander Jayatilleke Hulujalle, ministro di Ceylon; di John A. Thivy, ambasciatore dell’India; di Phairot Jayanama, ministro di Tailandia, e di Ken Hanrada, ambasciatore del Giappone. Dal canto loro, Marcello Del Drago e Alberto Berlo, nostri ambasciatori rispettivamente in Giappone ed in India, e i nostri due ministri a Ceylon e in Tailandia, Pietro Solari e Fabrizio Franco, possono attendersi che i ministri degli Esteri delle capitali dove sono accreditati abbiano a rimettere loro, da un giorno all’altro, copia autentica dell’invito ufficiale per il nostro Ministro.

Il viaggio avverrebbe in restituzione di altrettante visite che i quattro ministri degli Esteri invitanti hanno compiuto a Roma nel recente periodo. L’ultimo, si ricorderà, è stato il Pandit Nehru, fermatosi in Italia per tre giorni ai primi di luglio nel corso di una sua grande randonnée nei paesi di qua e di là della cortina. In precedenza, erano stati ugualmente nostri ospiti il ministro giapponese Joshida, dal 14 al 21 ottobre 1954; John Kotelawala, di Ceylon, dall’11 al 13 novembre dello stesso anno; ed il tailandese Pibulsonggram dal 28 maggio al 1° giugno 1955.

Come si vede, dalla data della visita più remota, quella di Joshida, prossimamente si compirà un anno, che è considerato il periodo massimo entro il quale ricambiare le visite diplomatiche di cortesia. D’altra parte, occorre anche tenere conto che, sommando la durata del viaggio ai venti giorni circa che il ministro Martino dovrà trascorrere nelle varie capitali (dato che a tanto ammonta la complessiva permanenza in Italia dei quattro ministri quando furono nostri ospiti), la durata della sua assenza ne risulta abbastanza lunga, e non è facile trovare il periodo nel quale collocare l’escursione diplomatica alla volta dell’Estremo Oriente.

Essa è, comunque, considerata desiderabile, oltre che doverosa, dato che un’apertura verso i grandi problemi del continente asiatico potrà riuscire molto opportuna per la nostra diplomazia. E si tenga presente poi che il problema della nostra ammissione all’Onu è ormai legato a quello del regolamento della questione cinese. Non c’è da illudersi che per l’Italia possa venire adottato un provvedimento stralcio.

Bisogna attendere piuttosto che si affermi il principio dell’universalità delle ammissioni che l’Italia può far proprio, ed al quale del resto hanno dato adesione esplicita tanto Foster Dulles quanto Molotov, riconoscendo che esso non turberebbe l’equilibrio delle forze attualmente esistente in seno all’Onu. In questo senso è stata interpretata la richiesta che Nenni, nella sua intervista alla Pravda, ha rivolto al governo sovietico perché voglia aiutare il nostro Paese ad entrare nell’Onu: cioè nel senso di una raccomandazione a non cambiare più idea, adoperandosi, invece, a realizzarla il più speditamente possibile. (Vittorio Gorresio)

A Torino la prima centrale nucleare italiana

Il reattore atomico che entro il 1957 verrà installato a Torino nelle vecchie palazzine universitarie di corso Massimo D’Azeglio, produrrà anche energia per scopi industriali e alimenterà, parzialmente o totalmente, una delle Sezioni della Fiat, probabilmente quella più vicina alla zona in cui sorge il reattore, ovvero il Valentino. Torino avrà così non soltanto il primo reattore, ma anche la prima centrale atomica d’Italia. (Enrico Altavilla)