Marisa Fumagalli, Corriere della Sera 17/8/2012, 17 agosto 2012
«A LONDRA ASSIEME, UN DISASTRO»
«L’uomo ha un notevolissimo vantaggio rispetto al suo Creatore. L’uomo si innamora, Dio no», dice Arrigo Cipriani. E così sia. D’altronde, è impossibile cominciare una conversazione sull’amore della vita («Mia moglie Ina, presenza essenziale per me e per la mia famiglia»), senza citare la frase che il magnifico ottantenne, patron dell’Harry’s Bar, ripete ancora oggi, dopo averla scritta in uno dei suoi numerosi libri. Uno dei pochi che non raccontano del Bellini, del Carpaccio e dei personaggi che hanno frequentato lo storico locale di calle Vallaresso. «Anch’io ti amo», fu pubblicato nel 1996: stralunato, arguto, a tratti beffardo, condensa in un centinaio di pagine «la curiosità inesauribile con cui si impara a guardare la vita». E l’amore sta in primo piano. «Da non confondere con l’infatuazione», sottolinea Cipriani. Poi, abbassando la voce, puntualizza: «Il tema è delicato. Le infatuazioni, che poco o nulla contano e che poco o niente ti danno, hanno creato momenti di crisi nel mio matrimonio. Al limite della rottura. Intendiamoci, era lei che avrebbe voluto lasciarmi, non io. Mia moglie non è gelosa, esige, però, rispetto». Per rendere l’idea, racconta un piccolo episodio: «Accadde anni fa, una sera che avevo bevuto. Mi azzardai a fare lo stupido con una donna, in sua presenza. Sul momento, non fiatò. Arrivati a casa, Ina prese una pila di biancheria stirata e mi chiese di portarla al piano di sopra. Abboccai. Così, mentre salivo le scale con le mani occupate, all’improvviso mi arrivò una bastonata…».
Cipriani sorride, chiede il secondo caffè di fine pasto, sotto la tenda bianca dell Harry’s Dolci, il ristorante estivo che guarda il centro di Venezia dall’isola della Giudecca, pronto a distillare sprazzi di una storia d’amore, lunga 54 anni. Anzi, di più. Se si considera che Arrigo cominciò a corteggiare Ina (diminutivo di Tommasina), 7 anni prima del matrimonio. «Allora, filava con un mio amico, compagno di scuola — ricorda — di famiglia più in vista e decisamente più ricca della mia. Era quel che si dice un buon partito; per lui parteggiava la nonna di Ina, terribile, e un po’ snob. Tira e molla infinito, da manicomio. La spuntai. Ero follemente innamorato di quella ragazza. Bella, leggiadra, slanciata. Ina era attratta dalla mia personalità, di sicuro non provava la stessa intensità di sentimento». «Il primo bacio fu una conquista — racconta —. Il resto, secondo le regole dell’epoca. Un po’ di petting e il primo rapporto sessuale, con la fede al dito». «Ci sposammo il 20 novembre, una giornata freddissima — continua —. Avrei voluto cantare, ballare, sognare, ridere, scherzare, volare. Del banchetto ricordo poco o nulla, mentre nella mente ho impresso il viaggio di nozze. A Londra». Arrigo aveva decantato alla sua fidanzata le meraviglie della città che lo accolse quand’era studente. E non vedeva l’ora di condividerle con Ina». «Arrivammo con un nebbione infernale. Taxi non se ne trovavano — rammenta —. E quando approdammo in un lugubre albergo, la delusione della sposa le si leggeva sul viso. Per fortuna, dopo 48 ore di schifato pellegrinaggio nei luoghi della mia giovinezza, finalmente il cielo si aprì illuminato dal sole». È l’inizio della vita a due. Cipriani sostiene che qualche sbandata non ha incrinato la sua avventura matrimoniale. «Sposarsi è una cosa seria, un impegno — dice —. Oggi, facilmente si scambia l’infatuazione con l’amore e i disastri si vedono. Ammetto, però, che bisogna essere un po’ fuori di testa per stare con uno marito fantasma. D’altronde, il lavoro mi ha sempre portato fuori casa dalla mattina alla sera inoltrata». Arrigo provoca: «Il vero segreto del successo di un’unione è il vedersi il meno possibile. O no?». I caratteri della coppia: «Io non ho pazienza, sono aggressivo. Un po’ lo è anche mia moglie. Ma, a differenza di me, è sempre alla ricerca del perché delle cose. Per lei, lo status quo non esiste. Tutto va sempre rivisto e rivoltato». «Infatti, Ina, nel corso degli anni, ha cambiato registro — spiega —. Madre presente e affettuosa, quando i figli sono cresciuti è diventata una manager di polso e creativa, dirigendo per dieci anni la nostra fabbrica che produce pasta. Da un po’ di tempo si dedica alla poesia». È ora di bilanci, anche per l’inarrestabile patron dell’Harry’s. Una frase secca: «Mi sono innamorato una sola volta nella vita». Aggiunge, ironico: «A ottant’anni puoi dire tranquillamente ti amo. Di sicuro, è per sempre».