Paolo Mastrolilli, La Stampa 17/8/2012, 17 agosto 2012
GLI AZIONISTI SCAPPANO FACEBOOK VALE LA METÀ
Nuovo ribasso per le azioni di Facebook, nel giorno in cui sono cominciati a cadere i divieti per la vendita dei titoli posseduti prima della quotazione in borsa. Il valore è sceso sotto i 20 dollari e gli analisti temono che questa tendenza continui. Ai problemi finanziari infatti si sono aggiunti quelli legali, con le autorità tedesche per la difesa della privacy che hanno annunciato la ripresa di un procedimento contro la compagnia fondata da Mark Zuckerberg.
In base alle regole stabilite per la quotazione in borsa del 18 maggio scorso, gli insider avevano l’obbligo di non vendere le proprie azioni per un certo periodo di tempo. Questo serviva a stabilizzare il mercato, garantendo che gli investitori iniziali continuavano ad avere interesse per l’azienda, ed evitando una inondazione di titoli. I divieti, chiamati lockup, hanno un calendario preciso di scadenza, stabilito nel tempo. Ieri, passati i primi novanta giorni dalla quotazione, alcune aziende che possedevano azioni hanno riguadagnato il diritto di venderle. Tra di esse c’erano partner di settore come Microsoft e Zynga, e banche come Goldman Sachs. In totale 217 milioni di azioni, che sono andati ad aggiungersi ai 421 milioni già in circolazione. Naturalmente non era obbligatorio vendere, e in teoria tutti potevano decidere di non farlo. Nella pratica, però, l’afflusso reale o potenziale di questi titoli in borsa ha portato comunque ad un ribasso. Così le azioni di Facebook sono scese sotto la quota di 20 dollari, cioé quasi la metà dei 38 dollari stabiliti come prezzo iniziale al momento della quotazione.
Gli analisti prevedono che questa tendenza continuerà, per almeno due ragioni: primo, i risultati recenti di Facebook non sono stati incoraggianti; secondo, l’offerta di titoli aumenterà ancora. Diversi lockup, infatti, continueranno a scadere da qui a maggio, quando pure Zuckerberg potrà vendere le sue azioni, e quindi i potenziali acquirenti non hanno fretta di comprare, anche se pensano che il prezzo sia ormai interessante.
Sullo sfondo, poi, restano anche i problemi politici. Johannes Caspar, capo dell’autorità per la protezione dei dati nella città di Amburgo, ha annunciato che riprenderà l’inchiesta sugli strumenti per il riconoscimento dei volti usati da Facebook sulle foto degli utenti. L’aveva sospesa a giugno nella speranza di un accordo con la sede europea della compagnia, basata in Irlanda, ma i negoziati non hanno dato i risultati che si aspettava.