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 2012  agosto 17 Venerdì calendario

LA SPAGNA ACCELERA I SOCCORSI ALLE BANCHE

La Spagna accelera nella sua ristrutturazione bancaria. L’operazione andrà a colmare il buco provocato dagli asset tossici nel settore immobiliare di Bankia che sono pari a 24,5 miliardi di euro. Ieri un portavoce del ministero dell’Econonia ha rivelato che «i soldi arriveranno presto», benché ufficialmente l’Esecutivo di Madrid non abbia ancora formalizzato la richiesta di un anticipo di 30 miliardi di euro sui 100 miliardi concessi attraverso il salvataggio della Bce. La notizia arriva proprio alla vigilia dello scadere dei 100 giorni dalla nazionalizzazione dell’istituto di credito di Madrid, un colosso bancario storicamente otto l’influenza dei popolari del premier spagnolo, Mariano Rajoy,

Nel frattempo, lo spread tra Bonos e Bund a dieci anni sta piano piano scendendo. Per la prima volta negli ultimi cinquanta giorni il differenziale, termometro dello stato di salute dell’economia spagnola, è sceso sotto quota 500 punti base, per la precisione al livello di 499 punti.

Solo 5 giorni fa, fonti dell’Esecutivo assicuravano che quella che Rajoy ha chiamato eufemisticamente «la linea di credito europea» sarebbe giunta solo ad ottobre, scartando in questo modo la via dell’urgenza. Anche perché i rapporti del revisore Oliver Wymann, che coordina gli stress-test delle principali banche spagnole insieme ai colleghi di Kpmg, Deloitte, Ernst e Pricewaterhouse, non si incontreranno fino agli inizi di settembre. Il sempre informatissimo El Confidencial, comunque, precisava che il montante per Bankia non dovrebbe scostarsi molto da quanto richiesto dal suo presidente Goirigolzarri nel maggio scorso, vale a dire un ammontare pari a 20 miliardi. Per le altre tre banche passate sotto controllo statale, Banco de Valencia, Catalunya Caixa e Novacaixagalicia, il fabbisogno dovrebbe essere dell’ordine di altri 20 miliardi di euro.

La improvvisa fretta di Madrid, probabilmente, si deve ad un altro fattore. Lo stesso quotidiano anticipava che il governo di Rajoy (al potere dal dicembre scorso con maggioranza assoluta e quindi libero di decidere senza alcuna pressione di politica interna), sta negoziando con Bruxelles che la parte del bailout bancario, stimato in 40 miliardi, non necessario per la ristrutturazione degli asset tossici (calcolata sui 60 miliardi massimo) possa venir usato per fare incetta di debito sovrano sul mercato primario o secondario.

Il fondo salva-Stati in vigore prevede infatti (in vari articoli) che possa iniettare soldi in uno Stato sovrano «con l’obbiettivo di massimizzare l’efficienza finanziaria». Il salva-spread, senza aspettare l’Esm che deve passare al vaglio, il prossimo 12 settembre, della Corte Costituzionale tedesca, è già operativo. Basta che la Spagna lo richieda ed è quello che Rajoy sta facendo sottobanco. Bruxelles ha già messo le mani avanti. «Una eventuale richiesta di Madrid verrebbe affrontata con tempestività», ha dichiarato, significativamente, il portavoce della Commissione Ue, Oliver Bailly, secondo cui la Spagna deve creare al contempo una “bad bank”, a cui Rajoy si era finora sempre strenuamente opposto. Però, mentre pende sul Paese la spada di Damocle di un fullbailout (97 miliardi i fondi che deve pagare il Tesoro fino a dicembre, in cassa solo 28 miliardi), c’è anche un altro spread che gela il timido ottimismo: il differenziale tra i titoli di Stato e quelli regionali. Lo spread tra i cosiddetti “Bonos Patriotticos” di Barcellona e quello teutonico è di 1.100 punti basici, 600 sui Bonos, più del differenziale di Portogallo e Irlanda.