Michele Bocci, la Repubblica 17/8/2012, 17 agosto 2012
FARMACI DI MARCA, VIA AL GIRO DI VITE SULLE RICETTE SOLO IL PRINCIPIO ATTIVO VIETATO INDICARE I NOMI DEI PRODOTTI
La rivoluzione dei generici è arrivata a Ferragosto. Da due giorni i medici di famiglia sono obbligati a indicare nelle ricette dei medicinali a carico del sistema sanitario il nome del principio attivo, non più quello commerciale. Aulin diventa nimesulide, Voltaren diventa diclofenac, Zovirax diventa aciclovir. La misura
serve a lanciare la vendita dei generici, cioè di quei prodotti approvati da Aifa o Emea perché equivalenti a quelli di marca, che nel nostro paese non è mai decollata. La vendita è ferma al 17,5% del totale dei medicinali con brevetto scaduto acquistati in farmacia. In Germania il dato sale a 65%, nel Regno Unito addirittura all’85%. La misura voluta dal ministro Renato Balduzzi ha scatenato
feroci polemiche, principalmente da parte del sindacato dei medici di famiglia Fimmg e di Farmindustria. E questo malgrado il provvedimento sia stato in qualche modo ammorbidito poco prima dell’approvazione.
COSA CAMBIA PER I CITTADINI
Dal 15 agosto (ma secondo i medici di famiglia, che fanno riferimento ad una norma della loro
convenzione, da 30 giorni dopo) i dottori sono tenuti ad indicare il nome del principio attivo nelle prescrizioni. Si tratta delle ricette rosse, quelle che servono a prendere in farmacia i medicinali di fascia A, a carico del servizio sanitario nazionale. Fino ad oggi i dottori, anche gli specialisti, potevano indicare la marca del prodotto e dire che non era sostituibile. Da ora in avanti potranno
farlo solo scrivendo una sintetica motivazione per spiegare che quel paziente ha bisogno proprio di un certo medicinale oppure nel caso di terapie per patologie croniche già iniziate con un certo prodotto. Una volta in farmacia il cittadino potrà comunque chiedere di avere il farmaco griffato e non quello “no logo”. Come avveniva già fino all’altro ieri, però, si accollerà una spesa: la diffe-
renza tra il prezzo di rimborso fissato dal servizio sanitario e quello del medicinale con il brand. Si va da qualche decina di centesimi a diversi euro. Quasi tutti i generici invece non costano niente, perché i prezzi rientrano nella quota rimborsabile.
IL RISPARMIO PREVISTO
Fino ad oggi gli italiani spendevano circa 800 milioni di euro all’anno
per pagare la differenza tra la quota di rimborso e il costo del medicinale di marca. I generici rappresentavano solo il 17,5% del mercato potenziale. Ci si augura che cambiando la ricetta aumentino le persone che scelgono il prodotto equivalente. Con il medico che indicava nella ricetta il nome commerciale, infatti, il paziente poteva venire spinto verso l’acquisto del prodotto
di marca. Inserendo il principio attivo cambia tutto. Tra l’altro a beneficiare del possibile risparmio saranno solo i cittadini, visto che lo Stato continuerà a rimborsare lo stesso prezzo per qualunque tipo di medicinale.
GLI EFFETTI SUI PREZZI
«Non finisce qui - dice Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici - Se i volumi di vendita dei nostri prodotti iniziano ad aumentare sarà possibile abbassare i prezzi. E vedrete che anche i produttori di farmaci di marca ritoccheranno verso il basso il costo dei loro medicinali. Inizierà la vera concorrenza». Foresti è ovviamente molto soddisfatto per la misura: «Adesso sono curioso di vedere cosa scriveranno i medici quando ritengono che per un cittadino è necessario un farmaco di marca. L’industria da ora in avanti eserciterà molto meno potere sui medici. È vero, il paziente potrà prendere il brand anche se viene segnato in ricetta il principio attivo, ma sarà più difficile, soprattutto quando il prodotto
non è molto conosciuto».
IL FRONTE DEI CONTRARI
Il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, ha parlato di un fatto «vergognoso, di un attacco all’industria farmaceutica. Ha vinto la demagogia e l’ideologia anti-industriale e saremo costretti, a questo punto e per effetto di tali norme, a chiudere le nostre aziende». Per Silvestro Scotti, il vicesegretario della Fimmg, che ha dichiarato lo stato di agitazione, il provvedimento «non produce alcun risparmio per lo Stato. Si fa passare il messaggio che il comportamento dei medici non era limpido. Hanno minato la nostra professionalità. Ma non ci sono strumenti che permettano a noi e ai cittadini di conoscere la reale sostituibilità tra farmaci equivalenti». Proprio su questo punto ha risposto l’Aifa, spiegando di avere da tempo pubblicato sul suo sito una sezione dedicata ai generici, destinata a medici e cittadini, in cui si spiegano i vantaggi dell’uso di questi prodotti.