Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  agosto 17 Venerdì calendario

SCACCO IN TRE MOSSE AGLI AYATOLLAH MA IL PIANO DI BIBI NON CONVINCE I MILITARI

GERUSALEMME — Un attacco “pulito”, cibernetico dal cielo. Ecco la guerra contro Teheran nei disegni del premier israeliano Netanyahu. Lo rivela un documento “top secret” pubblicato online dal sito Tikun Olam. Piuttosto, stando al blogger Richard Silverstein, è il “marketing” attraverso il quale Netanyahu vorrebbe piegare lo scetticismo dei vertici militari e dell’Intelligence. “Il piano segreto di Bibi” proverrebbe dall’apparato della Difesa. «Questi sono tempi eccezionali. Bibi e Barak fanno maledettamente sul serio», è l’allarme della fonte anonima.
Il progetto ricalca più o meno queste linee: un raid coordinato scatterebbe in simultanea con un’offensiva cibernetica in grado di paralizzare il regime iraniano, impedendogli di percepire quel che accade nel Paese. Tutto salterebbe: Internet, le linee telefoniche, la radio e la tv, le comunicazioni satellitari, i cavi di fibra ottica collegati alle basi missilistiche sotterranee. Il sistema di energia elettrica verrebbe annientato dai cortocircuiti: impossibile ripararlo sotto una pioggia di bombe a grappolo a scoppio ritardato attivate dai satelliti.
Decine di missili balistici armati di testate non convenzionali penetrerebbero le strutture costruite a protezione dei siti nucleari. Altri sistemi d’arma polverizzerebbero i reattori di Arak e di Isfahan, mentre una tempesta di missili da crociera spazzerebbe via la catena di comando, decapitando l’élite impegnata
nel programma atomico. Infine una ricognizione elettronica dei danni inferti, eseguita dai satelliti radar, trasferirebbe i dati a flottiglie di caccia dotati di strumenti di guerra elettronica sconosciuti persino all’America. Resi invisibili da tecnologie segrete, gli aerei “ripulirebbero” gli obiettivi rimasti.
Se tutto questo può suonare avveniristico, presentare un’operazione “intelligente” e “vincente”, tuttavia il documento non coglie il primo obiettivo: quello di persuadere gli alti gradi della Difesa. Fonti militari fanno notare alcune lacune sostanziali. Intanto l’Iran avrebbe appreso le lezioni dell’Iraq. Anziché centralizzare la catena di comando e controllo, come
aveva fatto Saddam, l’avrebbe suddivisa in 31 distretti. Un colpo solo non basterebbe a paralizzare il regime. E ancora: pesa l’incertezza di una ritorsione da parte dell’Iran e dei suoi alleati regionali. Gli esperti prevedono un conflitto della durata di almeno un mese, combattuto su più fronti. A rinfocolare la polemica ci pensa il sovrintendente di Stato: Yosef Shapira lancia un’inchiesta sulla preparazione del Paese, alla luce di un rapporto sulla guerra libanese del 2006 dove s’è dimostrato che Israele non è pronta alle situazioni d’emergenza.
Resta che Netanyahu non ha superato un ostacolo fondamentale: l’opposizione di Washington. Dal Pentagono, il generale Dempsey è
chiarissimo: «Israele non riuscirà a distruggere le centrali nucleari. Ne ritarderà il programma». Di più: i rapporti fra i due alleati «sono al punto più basso», dice Asi Sahriv, ex console generale a New York, dopo che Barak ha divulgato una valutazione dell’Intelligence americana riguardo agli «allarmanti progressi compiuti da Teheran». Fulminea la Casa Bianca: Israele ha infranto il patto di segretezza nello scambio dell’Intelligence. Peggio: Barak ha manipolato le informazioni. Uno scambio così, non s’era ancora ascoltato. L’America non aveva scelta — scrive un editorialista — messa all’angolo, non ha potuto che imbarazzare il suo più ferreo alleato.