Alberto Custodero, la Repubblica 17/8/2012, 17 agosto 2012
FINI: NUOVE REGOLE PER LA MIA SCORTA
ROMA — Il presidente della Camera Fini si appella al ministro dell’Interno Cancellieri perché riveda le regola della scorta che lo protegge. Fini lo fa con una lettera a
Repubblica
dove il 15 agosto è apparso l’editoriale di Francesco Merlo che aveva parlato con il ministro. La Cancellieri nei prossimi giorni istituirà un «gruppo di lavoro» per decidere come risparmiare risorse pubbliche per il servizio protezioni, affidandone la guida al capo del Legislativo del Viminale, prefetto Bruno Frattasi.
— «Chiedo pubblicamente al ministro Cancellieri di intervenire subito, nelle modalità che riterrà più opportune, per consentirmi di non godere più di un “privilegio legale” ». Nella lettera che ha inviato a Repubblica dopo l’editoriale di Francesco Merlo, Gianfranco Fini lancia un appello al ministro dell’Interno per evitare che la scorta si trasformi per lui in una «corte» che lo «omaggia». La Cancellieri nei prossimi giorni istituirà un «gruppo di lavoro» per decidere se e come risparmiare risorse pubbliche per il servizio protezioni, affidandone la guida al capo del Legislativo del Viminale, prefetto Bruno Frattasi. Un nome non a caso, il suo: Frattasi, dieci anni fa, fu il relatore (insieme al collega Sorge), dell’indagine ministeriale sul perché fu tolta la scorta a Marco Biagi, poi ucciso dalle Bierre. Quella relazione — che sfociò con l’istituzione per legge del servizio Ucis — evidenziò che una delle cause fu una circolare dell’allora ministro Scajola che prevedeva il taglio del 20 per cento delle scorte. Quella direttiva portò, dunque, alla riduzione forse troppo precipitosa e superficiale di tanti servizi di protezione, fra cui quello di Biagi. Questo fatto è ben presente alla Cancellieri, ed è il motivo per cui sulla razionalizzazione del servizio di protezione alle personalità intende procedere coi piedi di piombo, cercando «non tagli alla cieca». Bensì criteri condivisi anche con gli scortati che possano portare a una nuova cultura della protezione.
Ma il caso sollevato da Libero (nove stanze per due mesi e mezzo in un lussuoso albergo di Orbetello, costo 80 mila euro, per ospitare i body guard mentre Fini trascorre le vacanze sull’Argentario), ha provocato un cortocircuito all’interno di Futuro e libertà. A fare andare su tutte le furie il vicepresidente di Fli sono state alcune frasi, da lui interpretate quasi come una condanna morale di Fini, che il titolare del Viminale ha dichiarato a Francesco Merlo («Se non cambiano le regole, ogni volta la colpa è di nessuno. Ma non esistono le cattive azioni senza autore»). Bocchino è partito all’attacco diffondendo una dichiarazione di fuoco contro il titolare del Viminale, chiedendo espressamente al premier Monti di cacciarla perché «inadeguata al suo ruolo». «Lei — ha tuonato Bocchino — per seguire la scia dell’antipolitica, ha violato i suoi doveri, dimostrando che un funzionario di provincia in pensione non può guidare il Viminale. Monti farebbe bene a prenderne atto e a valutare per quel ministero i profili di veri e leali servitori dello Stato come De Gennaro o Manganelli, lasciando al suo destino chi ha dato pessima prova si sé». Parole talmente dure che lo stesso Fini ne ha preso ufficialmente le distanze: «Ribadisco — ha scritto il leader di Fli in una nota — di avere piena fiducia nei confronti del ministro Cancellieri e non solo per la questione delle scorte. Pertanto non condivido quanto dichiarato dall’onorevole Bocchino». In difesa della Cancellieri è sceso in campo il vicecapogruppo dei senatori pdl. «La politica — ha detto Quagliariello — dovrebbe smetterla di dare dimostrazioni di arroganza ». Alla deputata pdl Biancofiore, che ha attaccato Fini («Fa passare la Camera come una massa di delinquenti sanguisughe, quando lui è il primo che abusa»), ha replicato, infine, Flavia Perina (Fli): «Così ha aperto la gara tra i berluscones per chi è più zelante nel seguire gli ordini del capo».