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 2012  agosto 15 Mercoledì calendario

La pensata dell’assessore: un tetto sui teatri antichi – In attesa dei campionati mondiali delle bolle di sapone, del lancio del water e dello sputo della nocciola, il nuovo assessore alla Cultura della Regione Siciliana si è chiesto: come posso finire in prima pagina? E ha sparato nello spazio, per dirla con Tognazzi, una «supercazzola» tecnocolorata: vuole coprire con un tetto tutti i teatri più belli dell’isola, da Taormina a Segesta

La pensata dell’assessore: un tetto sui teatri antichi – In attesa dei campionati mondiali delle bolle di sapone, del lancio del water e dello sputo della nocciola, il nuovo assessore alla Cultura della Regione Siciliana si è chiesto: come posso finire in prima pagina? E ha sparato nello spazio, per dirla con Tognazzi, una «supercazzola» tecnocolorata: vuole coprire con un tetto tutti i teatri più belli dell’isola, da Taormina a Segesta. Il padre della stupefacente pensata, che per eccentricità straccia il ponte sullo Stretto di Messina che Rockerduck immaginò fatto di corallo e perfino quello di Zio Paperone appeso a palloncini, si chiama Amleto Trigilio e fino a qualche giorno fa, quando Raffaele Lombardo lo ha estratto dal suo inesauribile cilindro, dal quale in quattro anni aveva già cavato la bellezza di 34 assessori, era un perfetto sconosciuto per chi si occupa di questi temi perfino nella sua città, Siracusa. Non un intervento sul castello Eurialo, non un articolo sul Tempio di Apollo, non un trafiletto sulla Fonte Aretusa e manco un dibattito al cineforum: vita culturale zero. Mestiere? Socio di una società di formazione professionale. Non bastasse, la sua nomina era stata seguita da un’intervista a «LiveSicilia» dell’assessore uscente, Sebastiano Missineo: «Ho detto al presidente: se volete che mi metta a fare un’azione più elettorale io non sono capace, mi faccio da parte di conseguenza. Il presidente mi ha detto che mi apprezza come tecnico, ma... ». Insomma, altre priorità: «Il voto è alle porte e i deputati cercano di avere dei sostegni per la campagna elettorale». Traduzione: al governatore uscente serviva qualcuno con un serbatoio di voti più forte nell’area siracusana. Cioè più vicino a Mario Bonomo, un deputato regionale assai «pesante» vicino a Lombardo. È la politica, bellezza. Fatto sta che l’uomo a cui sono stati affidati patrimoni unici al mondo come Selinunte, la Valle dei templi di Agrigento, la Dea di Morgantina, il Satiro danzante di Mazara del Vallo, il Duomo di Monreale e quello di Cefalù, l’Ortigia e tutto il ben di Dio isolano che sarebbe impossibile qui elencare, ha spiegato a La Sicilia di Catania che no, a occuparsi di questo immenso tesoro non si sente affatto tremare le vene dei polsi. Perché mai? «Dopo qualche settimana di rodaggio, ho il polso della situazione». Altri non dormirebbero la notte al pensiero di non essere all’altezza dei problemi di Mozia, del cuore storico di Caltagirone o della villa romana di piazza Armerina? Lui ha già capito tutti i problemi: «Carenza di fondi e lungaggini burocratiche in primis». Ma assicura di avere «qualche idea rivoluzionaria». Esempio? «Una gara di idee internazionale, che coinvolga i migliori architetti del mondo, per progetti di copertura dei teatri di pietra siciliani: da Siracusa a Taormina, passando per Selinunte e Morgantina. Una soluzione unica a un doppio problema: la scarsa fruibilità dei nostri tesori antichi nel corso dell’anno e l’erosione, soprattutto in inverno, che ne minaccia la sopravvivenza». «Non teme eventuali critiche?», gli ha chiesto perplesso il cronista che l’intervistava. E lui: «No, perché è un’idea vincente. E per adesso a costo zero. Poi si può discutere, aprire un dibattito. Ma io il concorso mondiale lo voglio lanciare». Bum! Sia chiaro, non è la prima volta che dalla Sicilia arrivano idee strabilianti. Si pensi all’ipotesi di un porto turistico davanti a Taormina con la posa di una diga lunga 864 metri e alta sei e mezzo, cioè come una casa di due piani, che per attutire l’impatto ambientale, incredibile ma vero, avrebbe dovuto essere coperta col via libera della sovrintendenza «dalle nostre bellissime maioliche siciliane». O al progetto di un altro porto che cancellerebbe alla vista dal mare il sito archeologico di Giardini Naxos o all’isola artificiale che una società vorrebbe costruire nel porto antico di Siracusa. Né questo genere di pensate è un’esclusiva solo siciliana. Lo stupro del teatro di Pompei, ristrutturato dal commissario straordinario della Protezione civile con i mattoni di tufo usati per i ricoveri delle bestie sugli Appennini e i cordoli di cemento a vista (a vista!!!) o ancora l’iniziale via libera di un sovrintendente alla palizzata di pale eoliche sul sito archeologico di Saepinum, in Molise, sono lì ad ammonire come il nostro patrimonio non sia esposto solo ai rischi sismici e idrogeologici ma anche alla sventatezza di «esperti» improvvisati e fai-da-te. Ciò che è sbalorditivo, e lascia basiti gli stranieri, è che troppo spesso chi si affaccia su questi temi sembra non avere altro obiettivo che «inventarsi» qualcosa. Come se la sana manutenzione quotidiana, la cura, l’amore, cioè le uniche scelte capaci di salvare le nostre ricchezze, fossero un’occupazione troppo noiosa per questi aspiranti Napoleoni della politica-show. Resta una domanda, fastidiosissima: poiché il Satiro danzante e il teatro di Segesta, la cattedrale di Noto e il castello Maniace di Siracusa appartengono a tutta l’umanità e non solo alla Sicilia e men che meno agli assessori piazzati lì per fedeltà di partito o di corrente, l’autonomia isolana può essere davvero esente da ogni limite di buonsenso?