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 2012  agosto 14 Martedì calendario

CAMERON E IL DIRITTO ALLE FERIE LUNGHE «ANCHE I POLITICI SONO ESSERI UMANI»

LONDRA — Tre uomini in fuga. Messi kappaò dalle troppe gare olimpiche alle quali hanno assistito, David Cameron, il suo vice Nick Clegg e il numero uno dell’opposizione David Miliband scappano all’estero. Se poi ci aggiungiamo pure Boris Johnson, l’eccentrico sindaco della capitale, fanno quattro, poker d’assi scoperto. Il Regno Unito abbassa la saracinesca per stress da Giochi e da medaglie: Downing Street deserta, Westminster lasciata ai turisti in visita e la City Hall lungo il Tamigi orfana del suo istrionico leader coi capelli svolazzanti. Mettiamoci anche la regina che, da tradizione, è nelle sue tenute, ed ecco che i Palazzi sono vuoti. Da altre parti, Italia in testa, può essere la regola. Qui no.
D’accordo è agosto, ne hanno legittimo diritto, solo che i sudditi di Sua maestà sono piuttosto sensibili al dove, al come e al quando i loro rappresentanti politici si eclissano per riposare dalle fatiche lavorative. E apprendere che il premier, il vicepremier, il loro avversario di punta laburista e il ciclista Boris, tutti insieme, abbiano pensato di andare all’estero per ricaricare le pile, li mette già di cattivo umore.
Ne fanno fede le decine di lettere spedite ai giornali, molto pignoli nel cogliere in fallo i quattro: ma come? Abbiamo sprecato lodi e cantato inni alla nostra grandezza nonché al nostro spirito di nazione e voi, appena spenta la fiamma di de Coubertin, alzate i tacchi e volate via? Il problema non è tanto l’improvvisa «diserzione» quanto piuttosto che governo, opposizione e amministrazione cittadina abbiano pensato di cercare sole e mare non sulle coste britanniche ma in Europa: Cameron e Clegg (la moglie è spagnola, va detto) in Spagna, Miliband in Grecia, Johnson l’ha tenuto per sé.
Punture di spillo e nervosismi estivi, fatto sta che nella conferenza stampa convocata per rivendicare, a ragione, il successo planetario dell’Olimpiade londinese, per una volta David Cameron ha dimenticato il suo tradizionale sorriso e si è irritato non poco con chi, nel giardino delle rose di Downing Street, gli chiedeva conto delle partenze. E, interprete del sentimento di colleghi di ogni colore e schieramento, si è ribellato lanciando quello che può essere il manifesto della riscossa dei politici braccati e vessati. «Noi siamo esseri umani e abbiamo bisogno come tutti gli esseri umani di fare le vacanze».
Essendo un ex «etonian» e un ex oxoniano (studente di Oxford) il premier ha dato una piccola lezioncina ai presenti sulla sottile differenza giuridica fra «annual lease» e «holiday», ovvero fra le ferie da lavoro che ti congelano dalle mansioni, telefoni spenti, pantofole, spiaggia, e la vacanza che ti impone comunque di non staccare del tutto la spina. Non contento della puntualizzazione ha sarcasticamente completato il ragionamento: «Se davvero siete del parere che i politici non debbano godersi le loro vacanze, fareste bene a sedervi e a meditare sulla debolezza del vostro pensiero».
Assestato il colpo, David Cameron non ha perso un secondo che è uno. Da ieri luci spente a Downing Street, anche perché Nick Clegg non è stato da meno. Al di là delle questioni di principio e del diritto naturale alle ferie e al riposo che vale per tutti, resta il punto più importante: ogni volta che David Cameron e Nick Clegg partono s’infiamma il mondo. Erano via ed esplose la primavera araba. Erano via e le periferie londinesi furono ribaltate dai rivoltosi. Speriamo in bene. Chissà, forse i britannici più che arrabbiati, sono preoccupati per ragioni scaramantiche.