Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  agosto 14 Martedì calendario

Friedrich Nietzsche, uno dei grandi filosofi dell’umanità, con sentimenti e amicizie fu intemperante

Friedrich Nietzsche, uno dei grandi filosofi dell’umanità, con sentimenti e amicizie fu intemperante. Sossio Giametta, traduttore principe delle sue opere (lavorò con Giorgio Colli e Mazzino Montinari), ci ha confidato: «Era troppo affamato d’amore e spaventava le donne». Già, le donne. Se si dovesse indicarne una tra quelle che ebbe la ventura di incontrare, la scelta, inevitabilmente, cadrebbe su Lou Andreas Salomé. Per le altre è conveniente soprassedere. Friedrich soffriva di mal di testa, dolori reumatici e di stomaco già a 17 anni; era disinteressato allo sport, alla politica, alla metafisica. In occasione dell’uscita della Nascita della tragedia — per offrire un esempio — riceve una lettera da tale Rosalie Nielsen, alla quale fissa un appuntamento in un hotel di Friburgo. Dopo essere entrato nella camera, si accorge avvicinandosi — Nietzsche era terribilmente miope — che si tratta di «una donna appassita, di una bruttezza ripugnante, vestita a sghimbescio, sudicia». Gli bastano pochi secondi per darsela a gambe urlando: «Mostro, mi hai ingannato!». Lei continuerà a molestarlo, ma a lui piacevano «giovani, belle, alte, bionde». Peccato che tale genere avesse interessi diversi dai suoi e non ricambiasse i sospiri del sommo pensatore. La Salomé ebbe con il filosofo un rapporto vuoto e tempestoso. Nietzsche la voleva sposare, ma lei era un’eterna delusa e maritarsi era l’ultima cosa a cui pensava (quando farà il gran passo con l’orientalista Carl Andreas, il consorte, per un accordo, non poteva toccarla). Nietzsche pensò a lei come alla madre del superuomo, ma tra i due — sottolinea Giametta — non ci fu sesso. Lou portò eternamente le ferite del rapporto con il pastore Hendrik Gillot, che predicava in una chiesetta sulla Prospettiva Nevskij, a San Pietroburgo, dinanzi allo stupendo palazzo barocco Stroganov. Questo amore rovinò gli altri: lo sconteranno, oltre Nietzsche, anche Rilke e Freud. Fu Malwida von Maysenbug, amica del filosofo oltre che di Wagner, ospite d’onore fissa a Bayreuth, che invitò la Salomé a Roma per curare la tubercolosi. Con Paul Ree, pensatore a sua volta e uno dei migliori amici di Nietzsche (comunque criticato nella prefazione alla Genealogia della morale), scrissero a Friedrich per dar vita a un incontro. E questo avvenne nella Basilica di San Pietro, dove Paul si sedette in un confessionale a scribacchiare; Nietzsche rimase estasiato dalla donna. Ben presto l’amicizia diventa un rapporto; lei si fida più di Paul Ree, giacché l’altro «ha brutte intenzioni» (come nota Giametta). Respinto sia come marito che come amante, Nietzsche rinforza gli assalti ma Lou lo vorrebbe solo come amico. I tre progettano un soggiorno a Parigi per dimostrare scientificamente la teoria dell’eterno ritorno, con Malwida. Quest’ultima si sfila. La sorella di Nietzsche, Elisabeth, accusa Lou di sfruttare il fratello. Con questa donna egli passa anche dei giorni di vacanza; anzi, una volta egli lascia Bayreuth per raggiungerla. Vivono isolati un certo tempo, seppure in appartamenti separati. Una lettera di lei alla sorella del filosofo (riportata anche dalla biografia di Heinz F. Peters, Lou Andreas Salomé. Mia sorella, mia sposa, tradotta da Odoya) chiarisce il rapporto: «Non metterti in testa che io mi interessi di tuo fratello o sia innamorata di lui. Potrei passare tutta la notte chiusa con lui in una stanza senza provare la minima tentazione. È stato lui il primo a macchiare i nostri progetti di studio con le sue basse intenzioni. Ha cominciato a parlare di amicizia soltanto quando ha capito che non avrebbe potuto avere altro da me». Il filosofo, anche se andò in bianco, ottenne benefici. Come confesserà alla sorella in un’epistola, «senza lei non avrei mai scritto lo Zarathustra». Lou, insomma, per dirla con Giametta, «lo aiuta a terminare quella marcia aforistica di taglio illuministico fatta di libri quali Umano troppo umano, Aurora, La Gaia Scienza e gli offre le basi per la religione laica che ha le sue fondamenta in Zarathustra». Nell’opera principe, comunque, Nietzsche bolla il suo grande amore senza riportarne il nome: «Il parassita più schifoso è la persona che vuole essere amata senza amare».