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 2012  agosto 13 Lunedì calendario

CROCIATA DEL PARROCO CONTRO IL KEBAB “OFFENDE IL DECORO”

Sarà che è proprio di fronte alla Pieve di Sant’Andrea, il più antico edificio di Sarzana lì dal X secolo, sarà che è a pochi metri dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta, ma quella pizzeria convertita al kebab in via Mazzini proprio non piace a monsignor Piero Barbieri, già indignato per la spazzatura che deturpa i monumenti. «È inopportuna per il decoro della città».

La voce del parroco della Cattedrale è la più autorevole tra quelle che si sono levate contro l’apertura del locale nella strada spina dorsale al centro storico, linea ideale che unisce le chiese al palazzo del Comune. La polemica surriscalda l’estate già arroventata. «Che sciocchezza, mia figlia mangia ravioli e kebab e per questo non è certo meno italiana degli altri» protesta il sindaco Massimo Caleo, che, insieme con l’assessore Govanni Vasoli (delega alle Politiche partecipative, di solidarietà e cooperazione), rivendica per Sarzana una tradizione di tolleranza e integrazione, citando i menù multietnici per le scuole, la palestra della squadra di hockey trasformata in luogo di culto per il Ramadan. La squadra dove gioca un quattordicenne liceale talmente bravo da essere convocato dalla nazionale under 15: di cognome fa Attarki ed è il figlio di Abdel Aziz, da 23 anni in Italia, da 13 a Sarzana, di professione macellaio ma anche mediatore culturale e rappresentante della comunità islamica locale. Un centinaio di persone, di cui solo una quarantina in città . «Sarzana non è intollerante o razzista, siamo stati sempre ben accolti - conferma Aziz Mia moglie e mio cognato fanno volontariato alla Caritas diocesana». Che è praticamente di fronte alla Cattedrale, sempre in via Mazzini. «Certi religiosi dovrebbero avere un atteggiamento diverso nei confronti del prossimo» commenta seccato il sindaco. E qualcuno lamenta come eccessiva la severità di quel monsignore che ha allontanato dalle scale del sagrato i bambini quando vendevano le figurine. Però è lo stesso monsignore che ha fatto allestire, tra cattedrale e canonica, il cinema estivo all’aperto e il cui rigore a molti piace. Ora si è lasciato le polemiche alle spalle per qualche giorno di vacanza. Quando tornerà, troverà il locale della discordia quasi completamente ristrutturato, con soddisfazione della proprietaria dell’immobile, residente qualche piano più in su. L’apertura è per fine agosto, dopo il Ramadan.

«Siamo una città medaglia d’argento della Resistenza da cui è nata la Costituzione con i principi di libertà, uguaglianza e solidarietà. Le città che crescono di più sono quelle che riescono meglio a contrastare le marginalità di qualsiasi tipo, sessuale, culturale, del colore della pelle» aggiunge il primo cittadino.

Eppure, tra i più agguerriti contro il nuovo locale, quasi una portavoce della protesta, c’è proprio Graziella Coraglio, titolare dello storico Bar Costituzionale. «Ne va del decoro della strada - dice - Questa un tempo era la via delle boutique eleganti, oggi si è ridotta a questo tipo di botteghe. E poi davanti alla Cattedrale, via, non sta bene. Vadano a vendere kebab in qualche strada più defilata». Come gli altri due locali che già lavorano, lontano dal centro. Fabio Alberti, vicepresidente della consulta del centro storico, invoca regolamenti più severi per tutelare la «strada grande», quella che un tempo i contadini della collina percorrevano intimiditi dopo aver calzato le scarpe al posto degli zoccoli.

Il titolare del nuovo locale è un venticinquenne pakistano, anche pizzaiolo, che ha già un avviato locale a Massa, vicino al liceo scientifico. «Terremo aperto dalle 10 a mezzanotte, non vendiamo né alcolici né superalcolici». La sua religione glielo vieta. E si sfoga anche Paolo Bellezza, titolare della ditta di Càscina «Bellezza dell’Arredamento» che si occupa della ristrutturazione. «Da gennaio a oggi ho allestito 13 locali nel Nord Italia e lavoro con imprenditori islamici dal 2007. A Pisa ci sono 27 rivendite di kebab, a Viareggio 15. - dice - Qui, prima hanno cominciato a dire che il locale avrebbe portato assembramenti di ubriachi, poi che i frequentatori avrebbero insozzato la strada. Frequentatori italiani, faccio presente, dato che la comunità islamica è ridottissima. Per ultima, c’è stata la questione dell’insegna. Qualcuno si è lamentato preventivamente perché poco consona al luogo». E l’altra mattina Bellezza era in Comune per presentare i vari bozzetti: gli hanno scartato quello colorato, quello con la cornice più scura e alla fine è stato accettato un rettangolo color avorio con scritto in nero «Il Kebabbaro». Sarà applicato sull’insegna precedente, color ferro battuto, con i riccioli laterali a richiamare un’antica pergamena.