la Stampa 13/8/2012, 13 agosto 2012
LA GRANDE SICCITÀ IL RISCHIO FUTURO È LA RIVOLTA GLOBALE
La Grande Siccità del 2012 deve ancora finire, ma sappiamo già che le conseguenze saranno gravi. Più della metà delle contee americane sono state colpite dalla siccità, e il raccolto di grano, semi di soia e altri alimenti nel 2012 di sicuro sarà molto inferiore alle previsioni. Queste perdite faranno aumentare i prezzi del cibo in America e all’estero, e così la miseria dilagherà tra gli americani più poveri, e i Paesi che si basano sull’importazione di cereali dall’America saranno costretti a gravi difficoltà.
Questo però è solo l’inizio: se la storia ci insegna qualcosa, un aumento del prezzo degli alimenti di queste proporzioni porterà anche a malcontenti sociali e conflitti violenti. Il cibo – quello a basso costo – è essenziale per la sopravvivenza umana e il benessere. Portalo via, e la gente diventa preoccupata, disperata e arrabbiata. Negli Stati Uniti gli alimentari rappresentano circa il 13 per cento delle spese familiari, una quota che non è troppo significativa per la classe medio-alta, ma potrebbe mettere in seria difficoltà i più poveri e i disoccupati. Un aumento del prezzo del cibo potrebbe provocare reazioni molto violente, tenendo conto che già nelle aree ad alta disoccupazione dilaga il malcontento.
Gli effetti più devastanti si vedranno però in ambito internazionale. Dato che molte nazioni dipendono dalle importazioni di cereali dall’America, e la siccità e le inondazioni stanno danneggiando anche altri Stati, ci si aspetta che la diminuzione dei rifornimenti alimentari e l’aumento dei prezzi colpisca tutto il pianeta.
È impossibile prevedere cosa succederà, ma visto il passato più recente, il futuro sarà molto sgradevole. Nel biennio 2007-2008, quando il riso, il grano e il granturco hanno subito variazioni del prezzo del 100 per cento o più, i costi nettamente più alti – specialmente quelli del pane – hanno fatto scoppiare le «rivolte del cibo» in più di due dozzine di paesi tra cui Bangladesh, Camerun, Egitto, Haiti, Indonesia, Senegal, e Yemen.
Gli aumenti dei prezzi nel biennio 2007-2008 sono stati attribuiti al forte aumento del costo del petrolio, che rese la produzione di cibo più costosa (l’uso del petrolio è intenso per irrigazione, trasporto del cibo e produzione di pesticidi). Nel frattempo in tutto il mondo si convertivano porzioni sempre più estese di terreno per produrre biocombustibili.
Il successivo aumento dei prezzi nel biennio 2010-2011 fu invece associato al cambiamento climatico. Una siccità estrema colpì la maggior parte della Russia orientale nell’estate del 2010, e così il raccolto di frumento si è ridotto di un quinto nella regione dei granai, costringendo Mosca a bloccare tutte le esportazioni di frumento. La siccità ha anche colpito il raccolto di cereali in Cina, mentre le intense alluvioni hanno distrutto la maggior parte del raccolto di grano in Australia.
Di nuovo, un’impennata dei prezzi del cibo ha provocato disordini sociali diffusi, questa volta concentrati nell’Africa settentrionale e nel Medio Oriente. Le prime proteste sono nate per il costo dei generi alimentari in Algeria e poi in Tunisia. La rabbia per l’aumento dei prezzi di alimentari e carburante, insieme alla rabbia covata a lungo per la repressione e la corruzione dei governi, ha fatto scoppiare quella che è diventata famosa con il nome di Primavera Araba.
Nel suo romanzo per giovani di enorme successo «Hunger Games» (e il film che ne è stato tratto), Suzanne Collins ha catturato milioni di persone descrivendo un futuro senza risorse e post-apocalittico in cui i distretti un tempo ribelli per punizione sono costretti a consegnare due adolescenti all’anno per una serie televisiva di giochi gladiatorii che finiscono con la morte di tutti tranne uno dei giovani partecipanti. Senza menzionare specificamente il surriscaldamento, Collins mette bene in chiaro che la fame che regna in questa ucronia è causata dai cambiamenti climatici. Quando i gladiatori stanno per essere scelti per la sfida, il sindaco della città principale del distretto 12 descrive come «i disastri, le siccità, i temporali, gli incendi e i mari in avanzata hanno inghiottito gran parte della terra, lasciando solo una guerra brutale per il poco nutrimento che è rimasto».
In questo, Collins è stata profetica. Anche se è probabile che la sua versione dei giochi della fame non si avvererà mai, senza dubbio si realizzerà una variante: le guerre della fame che invaderanno il nostro futuro. Parlo di eventi come le guerre etniche scatenate in Darfur da territori coltivabili contesi e risorse idriche, o l’iniqua distribuzione della terra destinata all’agricoltura che continua ad alimentare l’insurrezione dei Naxaliti, ribelli indiani di ispirazione maoista.
Provate a mettere insieme questi conflitti con un altro evento molto probabile: che la siccità persistente e la fame spingeranno milioni di persone ad abbandonare le loro terre usuali e migrare nello squallore di baraccopoli, seminando ostilità in chi già vi viveva. Un’esplosione del genere, con risultati spaventosi, è accaduta nelle bidonvilles di Johannesburg nel 2008, quando migranti dal Malawi e dallo Zimbabwe, poveri e affamati fino alla disperazione, sono stati aggrediti, picchiati e in alcuni casi bruciati dai sudafricani più poveri.
A questo punto, le attenzioni sono tutte rivolte alle conseguenze immediate della Grande Siccità che è ancora in corso. Ma tenete d’occhio gli effetti sociali e politici che senza dubbio non si faranno vedere prima della fine di quest’anno o nel 2013. Più di ogni studio, questi ci daranno un indizio su cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi decenni: aumenti delle temperature, siccità continue e miliardi di persone affamate e disperate.