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 2012  agosto 13 Lunedì calendario

WINDJET, IL GIORNO DEL CAOS ODISSEA NEGLI AEROPORTI

Con il Ferragosto che incombe e 300 mila passeggeri che si trovano in mano biglietti WindJet ridotti a carta straccia si cerca di correre ai ripari: Alitalia ha messo a disposizione 20 voli speciali per portare a destinazione chi è rimasto a terra e allo sforzo partecipano anche le altre compagnie. Ma le associazioni dei consumatori polemizzano perché a volte viene chiesto un conguaglio. Domani l’incontro Alitalia-WindJet dal ministro Passera nella speranza che la trattativa per l’integrazione si possa riavviare.
Il Ferragosto incombe e i passeggeri di WindJet fanno i conti con le vacanze rovinate: molti di loro vengono soccorsi e trovano passaggi sui voli di altre compagnie, ma i più devono pagare un conguaglio, quasi tutti subiscono ritardi, alcuni restano proprio a terra, e tutti provano rabbia in un momento in cui speravano di godersi le vacanze. Prosegue il piano di «riprotezione» (i tecnici la chiamano così): Alitalia ha allestito 8 voli speciali (4 nazionali e 4 internazionali) che hanno coperto 750 passeggeri e considerando anche gli altri interventi ha soccorso, in totale, quasi 3000 passeggeri di WindJet. Da ieri la compagnia di bandiera ha lanciato 20 voli speciali al giorno sulla Sicilia (dove ha la sua base WindJet) in orari notturni per smaltire l’arretrato. Attiva anche Blue Panorama con un piano tariffario ad hoc, e collaborano pure Livingston, Neos e Meridiana. Ma sulle tariffe applicate si è scatenata la polemica delle associazioni dei consumatori che identificano un reato di truffa e stigmatizzano il comportamento delle compagnie. L’Enac in serata ha assicurato «il massimo rigore» ricordando che, come previsto dal regolamento comunitario, i passeggeri WindJet costretti ad acquistare nuovi biglietti di altre compagnie per raggiungere le destinazioni «hanno diritto al rimborso del sovrapprezzo da parte della WindJet»; che però, in caso di fallimento, non potrà pagare niente (l’unica speranza è che il negoziato per l’integrazione della compagnia catanese in Alitalia riprenda e abbia successo, cosicché sarà Alitalia a pagare, alla fine, in quanto erede degli obblighi di WindJet acquisita). «Sui rimborsi l’Enac sarà rigorosa» afferma il presidente Vito Riggio, che invita poi anche i gestori degli scali a fare la loro parte assistendo meglio i passeggeri che necessitano di riprotezione, «per contribuire anche all’efficienza del sistema in un momento di grande traffico come il mese di agosto».

Intanto si tenta di ricucire lo strappo tra l’Alitalia e la WindJet, nonostante le dichiarazioni drastiche contro ogni ulteriore trattativa da parte della società di Roberto Colaninno e Andrea Ragnetti. Il ministro Corrado Passera ha infatti convocato per martedì (prima data utile, viene spiegato) un tavolo con compagnie, enti locali e Enac per cercare di tutelare innanzitutto i 300 mila viaggiatori coinvolti da qui ad ottobre e i circa 800 lavoratori toccati direttamente o indirettamente dalla crisi della compagnia siciliana. Il ministro ha dichiarato ieri alla «Stampa» che «il tavolo che abbiamo convocato martedì farà il punto della situazione per valutare se ci sono possibilità di riprendere la trattativa interrotta. Fino all’ultimo istante, i nostri uffici avevano avuto notizie di un esito positivo, e quindi dovremo capire fino in fondo cos’è successo e perché la trattativa si è interrotta così improvvisamente. Siamo costantemente in contatto con l’Enac per supportare i passeggeri di WindJet e permettere loro di viaggiare con altri vettori».

Ieri si è saputo che sabato sera la Sac che gestisce l’aeroporto di Catania ha ottenuto dal tribunale il sequestro di un Airbus di WindJet, a garanzia dei 7 milioni di crediti vantati. Ora il jet è fermo sul piazzale.
Ma le compagnie ae re e « l ow cost» come la WindJet sono un affare oppure no? Come mai alcune (Ryanair e EasyJet in primis) riescono a prosperare, anzi diventano giganti e insidiano addirittura il primato dei vettori tradizionali, mentre così tante altre precipitano miseramente? Guardando al solo mercato italiano, è lungo l’elenco di quelle che sono cadute lungo la rotta da loro intrapresa con tante speranze: Volare, MyAir, Livingstone, Gandalf, Alpi Eagles, ItAli e diverse altre oltre a WindJet (nota bene: alcune sono state poi salvate, come è toccato a Volare entrata nel perimetro del gruppo Alitalia o alla rigenerata Livingston ai cui comandi è adesso Riccardo Toto). Non tutte le compagnie citate erano tecnicamente delle low cost nel senso pieno del termine, ma tutte avevano almeno una quota importante della loro attività incentrata su questo business particolare, che consiste nel proporre prezzi stracciati (su base stabile, non come sconti) in cambio di un servizio senza fronzoli, ridotto all’osso.

E allora, che succede? Secondi Gregory Alegi, docente di gestione delle compagnie aeree alla Luiss di Roma, i diversi destini delle varie low cost sono facili da spiegare: «Quella delle low cost è stata la formula magica del trasporto aereo solo per le primissime compagnie che ci hanno provato. Michael O’Leary, il fondatore di Ryanair, è stato bravissimo a comprare 200 aerei nuovi, andando dalla Boeing in un momento di gravissima crisi del mercato e dicendo: ve li compro, ma il prezzo lo faccio io. È partita una grande avventura, per anni Ryanair e EasyJet hanno rappresentato una ventata di freschezza e libertà rispetto alle compagnie tradizionali. Ma quando sono diventate a loro volta dei giganti, hanno bloccato l’ingresso delle nuove low cost».

In che modo? Ancora Alegi: «Ryanair e EasyJet hanno trovato ottima accoglienza in molti aeroporti minori che hanno rivitalizzato con i loro voli, ottenendo in cambio facilitazioni e sovvenzioni. Un esempio fra i tanti è quello denunciato poco tempo fa da Meridiana. Calcola Meridiana che Ryanair a Verona riceve 25 euro di sovvenzioni a passeggero. È chiaro che a queste condizioni nessun operatore nuovo entrante può competere. WindJet ha fatto un tentativo legittimo di inserirsi, e finché il mercato è andato bene per tutti è riuscita a quadrare i conti, ma con la crisi ha perso quota». Alegi suggerisce «alle autorità antitrust, anche europee, di esaminare con più attenzione la posizione dominante delle grandi low cost, verificando che gli accordi con gli aeroporti non nascondano sovvenzioni pubbliche».

Un altro analista del mercato, Antonio Bordoni, fa un’osservazione che non è solo semantica: «Le low cost italiane si attribuiscono troppo facilmente l’etichetta di low cost, solo perché fanno pagare i biglietti un po’ meno. In realtà una vera low cost deve avere una struttura costi/ricavi molto aggressiva. Ryanair e EasyJet ce l’hanno, le loro emule italiane no». Anche questo spiega i diversi destini. Luigi Grassia

“LE AGENZIE VIAGGI CI DEVONO RIMBORSARE” –
L’ avviso che campeggia tra le nuvole del sito internet di Wind Jet è rivolto ai «signori passeggeri» che devono contattare il servizio viaggiatori dell’aeroporto di partenza per aggiornamenti sugli orari e operatività dei voli. Mentre, come richiesto dall’Enac, un altro avviso mette in guardia (forse un po’ in ritardo) che «le vendite dei biglietti tramite call center sono sospese in attesa della definizione dell’accordo con Alitalia». Poco per placare l’ira delle centinaia di passeggeri lasciati a piedi dalla compagnia aerea e che rischiano di dover sborsare altri 80 euro (a parte il prezzo già pagato per il biglietto Wind Jet) per riuscire a raggiungere la meta predestinata. Le associazioni dei consumatori sono sul piede di guerra e pronte a dare a battaglia. Incuranti del fatto che la compagnia sia ad un passo del fallimento e, a parte il problema dei clienti, c’è da fronteggiare quello dei dipendenti. «Sono un po’ drastico» afferma Pietro Giordano, segretario generale di Adiconsum «non do speranze di rimborso a chi aveva acquistato un volo Wind Jet per una vacanza fai da te, perché sono prossime allo zero». In quel caso infatti, con il fallimento, i clienti non rientrerebbero tra i creditori privilegiati (come sarebbero i lavoratori dipendenti e i fornitori). Diversa la situazione per coloro che avessero acquistato un pacchetto da un tour operator o da una agenzia di viaggi in cui fossero previsti viaggi con Wind Jet. «In questi casi si ha diritto non solo alla restituzione del maltolto, ma anche a una indennità per vacanza rovinata» prosegue Giordano: «Bisognerà però procedere individualmente e tramite l’assistenza di un legale. Di solito i giudici ci vanno giù duro». Grazie ad un accordo di conciliazione paritetetica tra Adiconsum, Fiavet e l’associazione dei tour operator di Confindustria i tempi sarebbero stretti, perché la procedura sarebbe stragiudiziale e senza i costi aggiuntivi dei legali. «Nei prossimi giorni saremo più precisi: stiamo chiedendo a Enac la quantificazione di quanti hanno acquistato un pacchetto e quanti no». Sulla possibilità di avviare una class action invece le associazioni dei consumatori si dividono. «Se la situazione non tornerà alla normalità i 300mila possessori di biglietti Windjet potranno aderire alla mega-class action del Codacons per ottenere il rimborso di quanto pagato e il risarcimento dei danni subiti», spiega il presidente Carlo Rienzi. Di diverso avviso Adiconsum, secondo cui la «class action è un’arma spuntata. La normativa è talmente complicata e farraginosa per qualche centinaio di euro di biglietti che il gioco non vale la candela» insiste Giordano. Eppoi, «dal 2010 nessuna class action è andata in porto, perché è fatta per non funzionare». Adiconsumo ha proposto invece al ministro Passera di creare un fondo di garanzia gestito dall’Enac alimentato con un contributo di 50 centesimi da parte delle compagnie aeree con il quale rimborsare automaticamente i consumatori in caso di cancellazioni o disservizi da parte delle compagnie «perché non è possibile continuare a scaricare i rischi di impresa sui consumatori: non solo si resta a terra, ma si chiedono 80 euro per un volo ulteriore». Opinione completamente opposta quella di Andrea Giannetti, presidente di Assotravel: «Molte aziende falliscono, i clienti non vengono praticamente mai rimborsati e perdono i loro soldi: basti pensare a cosa accade spesso, purtroppo, nel campo dell’edilizia. È assurdo pensare di creare un fondo di garanzia solo per il settore turistico». Giannetti aggiunge che pensare che una «compagnia riprotegga i passeggeri a costo zero è praticamente impossibile» e addebita ai clienti un pizzico di furbizia: «La compagnia è praticamente fallita, e c’è un margine di rischio che il cliente si assume quando acquista un biglietto, è la legge del mercato. D’altronde, che Windjet si trovasse in gravi condizioni lo si sa da almeno 6 mesi. Ed essendo una low cost, incassava i soldi autonomamente ed ora è più difficile, se non impossibile, reperire le somme dei passeggeri che saranno già state utilizzate per pagare il personale».
Rosaria Talarico

“CHE VERGOGNA PER L’ITALIA” L’ODISSEA DEI TURISTI ISRAELIANI –
La misura del disagio sta tutta nelle parole dell’israeliana Sharon - 46 anni, un marito, due figli, una settimana di vacanza alle spalle tra Roma e la costiera amalfitana - che da 24 ore aspetta un volo che la riporti a casa, a Tel Aviv. Quello che aveva pagato, il Windjet di sabato sera alle 21 (per cui si è dovuta presentare all’aeroporto di Fiumicino alle 18) non è decollato.

«Non sono arrabbiata, non sono preoccupata - esordisce sorridendo -. Sono in pace, perché non voglio rovinarmi il ricordo dei bei giorni in Italia. Ma questa è semplicemente una vergogna». Chiaro? «Una vergogna». Niente scene isteriche, niente recriminazioni esagitate. Quel «vergogna» vale più di tante accuse ai limiti dell’insulto.

Che comunque non mancano tra i 200 passeggeri - quasi tutti israeliani - in attesa di partire. Molti si sforzano di rimanere calmi, o forse sono semplicemente sfiniti dalle 24 ore (praticamente un giorno intero) di sfibrante tira e molla. «Stiamo facendo il possibile, partirete presto, abbiate pazienza» e via discorrendo sono le parole di sottofondo nell’Odissea di questi sfortunati turisti.

Per loro l’incubo è terminato dopo le 18 di ieri, su un aereo della compagnia Mistral, che per 50 euro a testa li ha finalmente imbarcati. Ma per altre centinaia di passeggeri - diretti a Catania e Palermo, per un totale di 6-7 voli al giorno - il disagio non è terminato. Perché è vero che le altre società - Alitalia, Meridiana, Blu Express e Neos - hanno accolto passeggeri grazie a un sovrapprezzo massimo di 80 euro, ma non tutti hanno trovato subito posto. «Io per esempio oggi (ieri per chi legge, ndr) non posso partire - dice Massimo, 29 anni, bancario -, ma mi hanno sistemato su un aereo domattina (oggi per chi legge, ndr). Ma le sembra giusto? Perdo un giorno di vacanza, spendo di più per il volo e soprattutto mi stresso da morire. Bella scocciatura. Per non parlare della figuraccia che stiamo facendo a livello internazionale. Basta vedere il disagio di cui sono vittime i passeggeri per Tel Aviv».

Molti israeliani, infatti, hanno dovuto bivaccare a Fiumicino. «Io e la mia famiglia - prosegue Sharon - siamo andati in albergo, a spese nostre, ma non tutti se lo possono permettere». Ismaele, per esempio, ha trasformato il suo trolley in cuscino e il telo bagno in coperta. «Io e la mia ragazza abbiamo già speso abbastanza per la vacanza in Italia. Il volo charter della Windjet ci ha portati qui una settimana fa, ma non si trattava di un viaggio organizzato. Non ho voluto spendere soldi per un’altra notte in hotel. Siamo vittime di un trattamento assurdo».

«Roba da non crederci - gli fa eco Marco Vento, 31 anni, che non vede l’ora di partire insieme alla fidanzata -. Qui in queste 24 ore si è visto di tutto. Gente buttata per terra per riposarsi, altre persone prese dall’ansia perché non c’erano notizie certe sulla soluzione. Meno male che tra un po’ partiamo e così finisce questo scandalo, tanto più che dobbiamo pure sborsare 50 euro in più a testa».

Sulla disinformazione totale da parte di Windjet, insiste Andrea Neserat, 20 anni, studente di ingegneria: «Per fortuna io vivo a Roma e quindi sono tornato a dormire a casa - racconta -, ma nessuno mi ha telefonato o spedito una email per comunicarmi che finalmente si era trovato un volo alternativo. Se non avessi telefonato io magari avrei pure perso questo volo per Tel Aviv. Parto per due settimane e il guaio che avevo acquistato anche il biglietto Windjet di ritorno. Che cosa succederà? Sinceramente mi sembra impossibile che in piena estate ci si debba ritrovare immersi in un problema così grosso che sta causando stress, spreco di denaro e arrabbiature varie. Dicono che possiamo chiedere rimborso alla Windjet per la spesa extra. Ma la compagnia sarà in grado di risarcirci?». Bella domanda, per una compagnia che rischia il fallimento.
Grazia Longo

NEL CAOS DI FONTANAROSSA TRA CLIENTI E PERSONALE SCATTA LA SOLIDARIETÀ –
Pisa, cancellato. Rimini, cancellato. Venezia, cancellato. E poi San Pietroburgo, Bologna, Verona, Milano, Torino, Roma, Barcelona, Bergamo, tutti cancellati. Il tabellone dei voli dell’aeroporto Fontanarossa ieri si presentava così, con una sfilza di voli annullati che non si ricordava dai tempi delle piogge di cenere vulcanica che più volte hanno messo in difficoltà lo scalo sotto l’Etna. Ora l’emergenza si chiama WindJet e quel tabellone non è nemmeno il segnale più forte per spiegare quanto sta accadendo in questo scalo da 6,8 milioni di passeggeri l’anno che, della compagnia del presidente del Catania calcio Antonino Pulvirenti, è (era?) l’aeroporto di armamento. Non c’è bisogno nemmeno di oltrepassare le grandi vetrate d’ingresso per capire che la situazione è grave: file agli ingressi e poi, centinaia di persone che bivaccano nella zona partenze, al piano superiore, e che si affollano al banco informazioni della Sac, la società che gestisce lo scalo, e alla biglietteria della Katane Handling, l’azienda che finora ha curato i servizi a terra della WindJet. Gente rassegnata, più che arrabbiata, alla ricerca di un modo per salire su uno degli aerei di Alitalia, Meridiana, Air Italy e Livingston che in queste ore si stanno dividendo, a pagamento, l’onere di «riproteggere» i passeggeri su voli speciali: se ne contano 8 solo nella fascia oraria 0,10 - 3,40, una sorta di fuga nella notte dalla low cost che era l’orgoglio dei siciliani. E che il clima non sia ostile, nonostante il caldo e la tensione, lo testimoniano i tanti gesti di solidarietà ricevuti dai lavoratori della compagnia che da sabato mattina, man mano che scendevano dal loro ultimo volo WindJet, si sono riuniti nella zona antistante i check in, quasi tutti in divisa e dunque ben riconoscibili. La gente si avvicina per dar loro coraggio e fiducia: «La paura di perdere il posto di lavoro e’ tanta - dice una sindacalista della Cisl, Rosaria Rotolo ma sono tutti giovani, preparati, professionalizzati, e dunque si spera che continuino a volare». Sabato su tutti i voli, l’assistente di cabina ha letto un comunicato diretto proprio ai passeggeri: «Non vogliamo rinunciare ai nostri sogni e alle nostre speranze leggevano, quasi sempre tra le lacrime, spesso senza riuscire a terminare il testo - vi abbiamo portato con noi ovunque, perché è con noi che la Sicilia ha iniziato a volare».

Nella «situazione caotica» di Fontanarossa, come la definisce la stessa Sac, peraltro in una delle settimane più difficili dell’anno, il presidente della società che gestisce lo scalo, Gaetano Mancini, assicura che l’emergenza viene affrontata nel migliore dei modi: «La nostra biglietteria è tarata per ospitare il 2-3 per cento dei passeggeri giornalieri, WindJet rappresenta quasi il 28 per cento del nostro traffico, questo da il senso dell’eccezionalità del momento».
Fabio Albanese

E CASELLE SI PREPARA GIÀ AL GRANDE RIENTRO DEL PROSSIMO WEEKEND –
Sono stati 908 i torinesi, ex passeggeri Windjet, riprotetti ieri su Caselle con i voli sostitutivi di Meridiana ed Alitalia. Le rotazioni aggiunte al normale network sono state tre: quella di Meridiana-Air Italy partita da Caselle con 3 ore e mezza di ritardo alle 17,12 alla volta di Catania e le due notturne di Alitalia. La prima su Palermo e la seconda su Catania (quest’ultima con un Airbus 321 da 200 posti). Nel dettaglio sono risultati praticamente pieni i voli in arrivo (quindi sono stati circa 500 i torinesi a rientrare dalle vacanze) mentre i tre voli in partenza hanno segnato 152 passeggeri il Catania di Meridiana, 102 passeggeri il Catania di Alitalia e 154 il Palermo. Una piccola parte di ex passeggeri Windjet ha utilizzato anche i due voli Meridiana normalmente previsti dall’orario, che hanno operato tutti con coefficienti di riempimento molto alti. Qualche altro ha scelto di raggiungere la Sicilia volando con Alitalia via Fiumicino, acquistando il biglietto a 100 euro contro gli 80 del volo diretto aggiuntivo.

Nei prossimi tre-quattro giorni a Caselle è attesa una diminuzione nel numero di passeggeri da riproteggere (tradizionalmente i giorni a cavallo di Ferragosto sono caratterizzati da traffico più scarso) mentre fra sabato e lunedì ci sarà da fronteggiare un primo consistente rientro che, unito alla scarsa disponibilità di aeromobili per il momento stagionale (ricchissimo di ingaggi charter), impegnerà a fondo Meridiana ed Alitalia, a cui potrebbero aggiungersi anche aerei Blu Express, Neos e Livingstone, le altre compagnie a cui Enac ha chiesto collaborazione nell’emergenza .

Anche Sagat ha rinforzato la biglietteria e l’ufficio informazioni dell’aeroporto di Caselle, quest’ultimo a lungo preso d’assalto da passeggeri contrariati dai ritardi e dai costi dei nuovi tickets. Orari prolungati anche per i servizi di handling (check-in, bagagli, assistenza agli aerei), in questi giorni operativi 24 ore su 24. Nessun commento da parte di Sagat su iniziative di altri aeroporti volte a tutelare i crediti verso Windjet delle società aeroportuali, arrivate (a Catania) sino al sequestro cautelativo di aeromobili, ma è scontato che anche l’azienda guidata da Palombelli abbia da incassare una cifra particolarmente robusta.

Molto lavoro, ieri, anche per le agenzie di viaggio, alcune delle quali hanno deciso ieri di assistere comunque i clienti, nonostante la giornata festiva. I problemi non sono tanto per i voli nazionali, quanto per quelli internazionali Windjet che, pur non operando d’estate da Torino (la compagnia siciliana collegava Mosca a Caselle solo d’inverno), erano stati scelti da molti torinesi. In queste casi le riprotezioni, oltre ad essere più onerose, stanno risultando tecnicamente più difficili, per via delle necessità di reperire posti su aeromobili di compagnie aeree straniere, in una fase di altissima stagione anche tariffaria.
Angelo Conti

VOLAREWEB.COM SALVATA NEL 2006 DALL’INTERVENTO DELLA MAGLIANA –
La storia della compagnia Volare potrebbe ricalcare quella di WindJet (qualora per WindJet ci fosse il lieto fine di un ingresso nel gruppo Alitalia, cosa peraltro difficile a questo punto). Come WindJet, Volare è stata per qualche anno una «low cost» di un certo successo, avendo cercato di proporre agli italiani voli senza lussi a prezzi stracciati. Nata nel 1997, si è ingrandita acquisend Air Europe ed è arrivata ad avere una ventina di aerei. Ma a un certo punto è scivolata in crisi. Finita in amministrazione controllata nel 2004, è stata assorbita dalla compagnia della Magliana nel 2006.

LIVINGSTON ORA APPARTIENE AL FIGLIO D’ARTE RICCARDO TOTO –
Storia travagliata sul piano societario, ma adesso la Livingston ha un nuovo proprietario in Riccardo Toto (figlio di Carlo, ifondatore di AirOne). Creata nel 2003, faceva parte, con Lauda Air Italia, del Livingston Aviation Group (Gruppo Ventaglio). Fusa con la Lauda, nel 2009 è stata ceduta a 4 Fly Spa, poi acquisita dalla Fg Holding di Massimo Ferrero. Nell’ottobre 2010 l’Enac sospende la licenza, poi arrivano lo stato d’insolvenza e l’amministrazione straordinaria. Nel novembre 2011 subentra Riccardo Toto, che rilancia la compagnia comprando nuovi aerei.

MYAIR.COM UN EPILOGO TRAUMATICO COI JET A TERRA –
La MyAir è fallita nel febbraio del 2010. Era stata creata da alcuni soci di Volare che volevano continuare l’avventura nel mercato delle low cost; però gran parte del capitale era stato messo da una società spagnola. Per qualche anno MyAir è riuscita a far quadrare i conti ma poi ha dovuto mollare. La fine è stata traumatica come quella che è toccata a WindJet: il 21 luglio 2009 i suoi aerei sono rimasti a terra per il mancato pagamento di tasse e tariffe aeroportuali. Molti passeggeri si sono ritrovati con i biglietti in mano ridotti a carta straccia.

GANDALF È ANDATA IN BORSA MA IL SUO DESTINO È STATO IN ROSSO –
Gandalf nasce per iniziativa di un gruppo di imprenditori lombardi alla fine degli anni ’90 e, pur non avendo niente di particolarmente «hi-tech», approfitta della bolla internet per quotarsi in Borsa. L’avventura della compagnia con sede a Parma - per un periodo mantenne un volo tra la città emiliana e Malpensa - sarà però breve e alquanto tribolata. Conti perennemente in rosso, girandola di soci alcuni anche di dubbia provenienza - e infine il fallimento con annesso strascico di inchieste giudiziarie. Gandalf chiude definitivamente i battenti nel 2004.