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 2012  agosto 13 Lunedì calendario

FERRANTE PENSA A SCIENZIATI «NEUTRALI» PER AFFRONTARE L’EMERGENZA INQUINAMENTO

«Qui non si deve rompere, ma costruire», lo ripete ormai come un mantra anche a se stesso. Così, il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, questa mattina sarà regolarmente a Taranto, davanti ai cancelli dell’acciaieria, ad aspettare Mario Tagarelli, il presidente dell’Ordine dei commercialisti, che il Gip Patrizia Todisco ha nominato custode — al posto suo — degli impianti sequestrati dell’area a caldo, sovvertendo completamente la decisione del Riesame.
«Palese conflitto di interessi», questo il motivo per cui Ferrante è stato esautorato dal Gip, rimosso dal compito di custode giudiziario del «suo» stabilimento. Decisione che ieri l’ha fatto molto soffrire, decisione considerata anche «eccessiva» per certi versi, visto che a nominarlo era stato un Tribunale con pari dignità. L’ex Prefetto di Milano comunque si conferma persona restìa alla polemica e dunque, nonostante tutto, si prepara al «passaggio di consegne» di oggi con gandhiana pazienza.
Nessun duello con la magistratura, nessuna corrida, l’uomo delle istituzioni va dritto per la sua strada: «Io rispetto le ordinanze — lo ha ripetuto tante volte in questi giorni — e dall’inizio mi sono messo a totale disposizione dei giudici di Taranto, però il problema è che bisogna stare attenti ad applicare a cuor leggero certe misure come fossero piani industriali». Tradotto: se l’Ilva si blocca, se ferma la sua produzione — come ha chiesto il Gip nell’ultima ordinanza — l’acciaieria italiana chiuderà per sempre. Mica uno scherzo.
Ma il presidente dell’Ilva crede ancora nella possibilità di smussare gli angoli e di trovare una soluzione condivisa: nelle ultime riunioni sarebbe emersa una proposta forte, molto suggestiva, quella di istituire una «task force sanitaria», un gruppo di grandi esperti d’inquinamento e di tumori — da Umberto Veronesi a Silvio Garattini — a cui affidare uno studio completo e approfondito sui mali di Taranto, dalla diossina al benzo(a)pirene alle Pm10, per rafforzare le garanzie dei cittadini. Una «task force» di scienziati che agisca super partes, lontano cioè dai tanti veleni di Taranto, dai condizionamenti, dagli interessi, dagli eserciti schierati, dalla guerra di perizie in corso, quasi una sorta di «osservatori dell’Onu in missione» chiamati a dire una parola neutrale e si spera definitiva sulla salute della città.
Anche perché «l’emergenza giudiziaria» data dal conflitto evidente di pareri tra il Gip e il Riesame — è un altro cruccio dell’ex prefetto di Milano — sta complicando molto le cose proprio sul fronte del risanamento ambientale. L’ultimo provvedimento del giudice Todisco ha praticamente «congelato» i monitoraggi costanti delle emissioni dello stabilimento, che erano stati decisi al tavolo virtuoso della scorsa settimana a cui l’Ilva si era seduta d’intesa col governatore della Puglia Nichi Vendola e col ministro dell’Ambiente Corrado Clini. «Non si possono pretendere dei risultati in due giorni», dice Ferrante, pensando al risanamento di una fabbrica che produce acciaio da mezzo secolo, quando era ancora un’industria pubblica e si chiamava Italsider. E non è giusto neppure concludere sempre che «lo Stato è buono e il privato cattivo».
Ieri il riferimento al «conflitto di interessi» fatto dal Gip lo ha molto ferito. Da un mese, ormai, il presidente dell’Ilva si spende su più tavoli alla ricerca di una soluzione autentica che preservi la salute dei cittadini e il posto di lavoro degli operai. Oggi vedrà di nuovo anche Vendola e i sindacati e insomma il duro lavoro di mediazione continuerà, specie ora che finalmente il governo è sceso in campo con forza e venerdì prossimo sarà fisicamente a Taranto coi suoi ministri. «Io credo nel tentativo di andare avanti, perché ho sposato la ragionevolezza tanti anni fa», dice sempre a mo’ di augurio l’ex prefetto di Milano.