Elena Dusi, la Repubblica 9/8/2012, 9 agosto 2012
REGISTRATO IL GRIDO DELLA STELLA CHE MUORE
L’URLO è stato sentito a miliardi di chilometri di distanza. Nel silenzio e nel buio dell’universo, si è trattato di un evento del tutto inaspettato. Non capita spesso di assistere a un omicidio consumato in un’altra galassia. E quello avvenuto nella costellazione del Dragone, a 3,9 miliardi di anni luce da noi, è stato il più grave fatto di sangue cosmico mai osservato dall’uomo.
UNA stella imprudente ha deviato dalla sua orbita per ragioni sconosciute e si è trovata davanti a un buco nero. Il lupo cattivo dello spazio, uno dei più grandi fra quelli a noi noti, non ha avuto pietà. Ha ridotto la stella a brandelli con la sua forza di gravità e poi l’ha lentamente risucchiata là dove nessuno sa cosa accada. Un attimo prima di finire nel buco nero, l’astro ha emesso il suo grido: un getto di radiazione X che per gli astronomi è testimonianza preziosa di quel che avviene sull’orlo esatto dell’abisso. L’urlo, captato quasi in contemporanea da tre telescopi in orbita attorno alla Terra, ci descrive l’istante in cui un corpo celeste valica la soglia oltre la quale le leggi normali della fisica subiscono un collasso, per essere rimpiazzate da non si sa cosa.
I buchi neri - la cui esistenza fu ipotizzata negli anni ’60 - oggi non sono più considerati oggetti di fantascienza, ma normali abitanti delle galassie.
Questo non vuol dire però che i misteri sul loro comportamento siano stati sciolti, o che qualcuno abbia anche solo una pallida idea di quel che avviene al di là dell’ "orizzonte degli eventi": quel punto di non ritorno in cui uscire dal pozzo diventa impossibile. «La nostra scoperta - commenta non a caso Jon Miller, astronomo dell’università del Michigan - ci permette di capire cosa avviene in orbite molto vicine al centro del buco nero e di studiare la teoria della relatività generale in condizioni davvero estreme». Miller, insieme al collega Rubens Reis, racconta i dettagli dell’"omicidio stellare" su uno speciale della rivista Science dedicata alle ultime scoperte sui buchi neri. Il numero esce quasi in contemporanea con la Notte di San Lorenzo di domani (ma lo sciame delle Perseidi dovrebbe restare visibile fino al 12 agosto).
Il primo ad accorgersi di qualcosa di inusuale è stato il satellite Swift della Nasa, che a marzo dell’anno scorso ha captato un getto di raggi gamma dalla costellazione del Dragone. Ma sono stati i due satelliti Suzaku (gestito da Giappone e Usa) e Xmm-Newton (dell’Agenzia spaziale europea) a comprendere quale messaggio era nascosto dietro a quel lampo. Analizzando i raggi X emessi da 3,9 miliardi di anni luce di distanza, i due osservatori orbitanti si sono accorti che la radiazione non veniva emessa in maniera costante, ma subiva una pulsazione regolare della durata di 200 secondi. Il fenomenoè rimasto costante per alcune settimane, poi si è indebolito fino a scemare del tutto quando anche l’ultimo boccone della stella è stato inghiottito. Quello che i telescopi hanno visto è stato un buco nero di massa compresa fra 500mila e 5 milioni di volte il Sole che si è improvvisamente risvegliato per consumare il suo pasto e poi è tornato in stato di quiescenza. La stella peregrina, catturata dal campo gravitazionale del mostro, è stata smembrata dalla sua forza crescente e ha iniziato a percorrere orbite sempre più ristrette verso il pozzo oscuro. Sull’orlo dell’abisso (a una distanza dal centro del buco nero tra 3 e 6 diametri solari), i resti della stella hanno iniziato a ruotare vorticosamente, compiendo appunto un’orbita ogni 200 secondi e raggiungendo livelli di calore talmente intensi da farle emettere i lampi di raggi X catturati dai tre satelliti. Al grido di aiuto l’universo è rimasto completamente indifferente. A eccezione di un gruppo di curiosi astronomi terrestri.