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 2012  agosto 09 Giovedì calendario

TRA I FILARI NON È CAMBIATO SOLO IL METEO


Sta per iniziare la mia quarantesima vendemmia, ma non sono così vecchio. È che ho iniziato molto presto: avevo 16 anni ed ero stato mandato da mio padre in esilio in Franciacorta, con la speranza di mitigare la mia vivacità negli anni caldi del ‘68 milanese. Evidentemente, ci aveva visto giusto.

Qualcuno è già tra i filari, noi a Ca’ del Bosco inizieremo con una piccola prova sabato e poi più su larga scala da lunedì. Non siamo di fronte agli anticipi registrati nel 2003 e nel 2005, ma è senza dubbio una vendemmia precoce rispetto alla media abituale di fine agosto. C’è però una cosa che va precisata: il primo raccolto riguarderà il 10 per cento delle uve in Franciacorta, quelle esposte a sud e nelle zone più calde. Il 90 per cento non è affatto pronto e si potrà vendemmiare solo tra 7-10 giorni.

Che raccolto ci aspettiamo? Buono dal punto di vista qualitativo, scarso da quello quantitativo. L’uva è sana e bella, ma sta senza dubbio subendo la carenza di piogge delle ultime settimane, dopo aver avuto un’abbondanza d’acqua in fase di fioritura primaverile. Non è la prima volta che accade. Anzi, negli ultimi dieci anni è successo tre volte.

Non occorre essere uno scienziato per accorgersi che la meteorologia sta cambiando e i viticoltori devono prenderne coscienza: l’autunno e la primavera sono diventati dei prolungamenti dell’inverno e dell’estate.

Proprio per questo e mai come quest’anno, le decisioni prese dal nostro Consorzio di tutela si sono rivelate azzeccate: riduzione della resa massima in vigneto da 100 a 95 quintali per ettaro e riduzione della spremitura da 65 a 60 litri di vino ogni 100 chili di uva raccolta.

Ma al di là di queste considerazioni, la vendemmia resta un intreccio di gioia e di dolore, il momento topico del nostro lavoro. Portare a casa il frutto di un anno intero di fatiche è una festa, che un tempo era condivisa tra tutti e ora lo è meno a causa dei cambiamenti sociali e antropologici avvenuti anche tra i filari. Sono mutati il clima e l’umore, ma per chi vive il vigneto la vendemmia continua a essere sacrificio e grande soddisfazione».