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 2012  agosto 09 Giovedì calendario

TAGLIADEBITO, LE RICETTE DELLA POLITICA PASSANO DALLA VENDITA DI IMMOBILI


Sul tavolo di Palazzo Chigi ci sono i numeri. Relazioni. Dettegli sullo spread e soprattutto una cifra: 1.966 miliardi. È il debito pubblico italiano accumulato negli anni. È su questo che ragiona il premier. Sui rischi che espongono l’Italia sul fronte dei mercati, su quello degli attacchi speculativi, sulle difficoltà e i timori per far fronte agli interessi alle stelle sui titoli del nostro debito pubblico.

Insomma, l’imperativo di queste settimane è quello di agire. Ma come? Possibile intervenire allo stesso tempo su deficit e debito? Per il Pd, ad esempio, è complicato: «ricette straordinarie di finanza pubblica fanno notare - sono difficilmente percorribili». Ma in tanti, comunque, guardano al demanio e sfogliano la relazione Reviglio sul patrimonio immobiliare datata lo scorso anno(circa 42 miliardi di beni collocabili sul mercato). La tentazione è forte. Del resto, nei giorni scorsi alla commissione Bilancio della Camera si è anche discusso del valore totale immobiliare dello Stato (230-240 miliardi, pari a 220 milioni di metri quadrati) ma il 70% delle strutture è destinato ad attività istituzionali.

Nonostante ciò l’argomento è tornato al centro delle attenzioni della politica, così come le società quotate nel mercato. Di questo, insomma, si discute nei palazzi del governo e della politica. È così è andata anche ieri.

E’ quasi l’una quando Pierferdinando Casini esce dallo studio del premier Mario Monti e illustra in questi termini l’impegno che attende il governo e la sua maggioranza alla ripresa di settembre. Alle 18,30, dal medesimo studio esce anche Angelino Alfano e concorda: «Ora la priorità è l’abbattimento del debito». Era al 104% del Pil, ha ricordato Bersani, quando nel 2008 è caduto il secondo governo Prodi, è arrivato - nel frattempo - al 123,4% che, in termini assoluti vuol dire 1.966 miliardi di euro, con una spesa per interessi che sfiora gli 89 miliardi l’anno.

Tanti, troppi. Per questo davanti a

Monti sono aperte una serie di ipotesi. Molte, semmai, divergono nei modi, ma nessuna è inconciliabile o incompatibile se si tenta la strada per abbattere il debito. A maggior ragione se a queste si legano ai tagli della fase due della spending review e le cosiddette relazioni Giavazzi e Amato che dovrebbero ridefinire sin dal mese prossimo il piano delle incentivazioni alle aziende e le agevolazioni per partiti e sindacati.

Beni, dunque, e spesa. E’ su questo, di fatto, che si concentra l’attenzione pure della Fondazione Astrid che con Franco Bassanini e Giuliano Amato ha vergato un’ulteriore proposta in sei mosse che entro il 2017 dovrebbe dare un gettito ipotizzato in 178 miliardi. Tra le misure previste figurano la cessione di immobili per circa 72 miliardi, 30 dalla capitalizzazione delle concessioni (le sole lotterie danno 1,6 miliardi l’anno), 40 miliardi valgono le partecipazioni (Eni, Enel, Finmeccanica, St Microelectronics ed ex municipalizzate quotate), 15 miliardi potrebbero venire imponendo agli enti previdenziali degli ordini professionali di aumentare la quota dei loro investimenti in titoli di Stato di lungo periodo.

Sul tavolo, poi, c’è anche l’ipotesi prospettata dal ministro Vittorio Grilli: dismissione del patrimonio pubblico con un piano da 15-20 miliardi l’anno, pari all’1% del Pil, in maniera di abbattere il debito del 20% in cinque anni e portarlo all’incirca al 100%, il che consentirebbe di contenere i declassamenti delle agenzie di rating e anche di incidere sullo spread. Un analogo “Fondo Immobiliare Italia” per ridurre il debito sotto il 100% del Pil è stato proposto, invece, da Fli per iniziativa del presidente della Commissione Bilancio del Senato, Mario Baldassarri. L’incognita con cui tutte queste ipotesi devono fare i conti, però, secondo quanto ha fatto notare nei giorni scorsi il sottosegretario Antonio Catricalà, è che «oggi il mercato non ha domanda». E in quest’ottica merita attenzione una proposta differente che proviene dall’ex ministro prodiano Giulio Santagata con Giacomo Portas, che hanno parlato di una “patrimoniale volontaria”: ogni cittadino potrebbe devolvere allo Stato 100, 1000, 10mila euro per ridurre il debito vedendosi restituire l’intera somma sotto forma di detrazione fiscale in dieci anni, ma senza percepire interessi.