Roberto Giardina, ItaliaOggi 9/8/2012, 9 agosto 2012
I POLACCHI MAESTRI DI FANTASTORIA
I primi a ritrarre la Merkel con i baffetti di Hitler e l’elmo chiodato sono stati i polacchi, anche se non hanno l’euro, e rinviano saggiamente l’entrata nella moneta unica. E, adesso, le librerie di Varsavia o di Danzica si riempiono di romanzi di spionaggio o di fantastoria in cui a vincere sono i polacchi contro i cattivi e da sempre troppo potenti vicini occidentali.
Saranno di scarsa qualità letteraria, ma vendono molto e tradiscono un diffuso sentimento anti-Berlino.
Già Robert Harris in Vaterland, apparso nel 1992, aveva immaginato che Hitler vincesse la guerra e avviasse negli anni Cinquanta una politica di distensione con gli Stati Uniti. Ma l’autore britannico voleva soltanto giocare con la storia, dopo che con la riunificazione era rinata la grande Germania. In Wallenrod di Marcin Wolski il gioco è più ambiguo: la Polonia entra in guerra al fianco di Hitler, e grazie all’alleato i nazisti battono l’odiata Unione Sovietica e le potenze occidentali. I polacchi riescono a scongiurare che venga prodotta la bomba atomica, dunque evitano Hiroshima e Nagasaki. Salvano anche gli ebrei, ai quali viene offerta una patria, la New Jerusalem, in Ucraina, proprio dove si trova Chernobyl. Inutile precisare che l’eroe del romanzone, colui che cambia i destini dell’umanità, è nato a Varsavia.
In un altro libro di Marcin Wolski, Il Premio Nobel, durante un vertice a Varsavia, il Kgb, sempre attivo dietro le quinte, tenta con un drone di contagiare con un virus mortale la Cancelliera.
Ma un gruppo di intellettuali polacchi, di estrema destra, riesce a sventare il complotto e a salvare Angela Merkel. Come farebbe l’Europa senza la Polonia?
Marcin Ciszewski ricorre al vecchio trucco della macchina del tempo: un battaglione polacco della Nato viene rimandato indietro al 1939 a combattere contro gli invasori nazisti. Nonostante le armi più moderne non riesce a fermare le divisioni di Hitler, però negli ultimi capitoli, giunti al 1944, aiuta gli ebrei nella rivolta del ghetto di Varsavia contro i tedeschi.
In Deutschordenpoker di Dariusz Spychalski, solo una repubblica polacca, unita alla Lituania e all’Ucraina, rimane come roccaforte occidentale, circondata da un’Europa diventata musulmana. I turchi hanno conquistato Vienna, e gli arabi sono tornati in Spagna, invadendo anche le isole britanniche. E ancora una volta i polacchi scongiurano una catastrofe atomica. Deve essere un’idea fissa che piace ai lettori.
Il più recente e attuale è Hitze, ondata di calore, di Marcin Ciszewski, che si svolge durante i recenti campionati europei di calcio in Polonia: la squadra di casa segna il gol del vantaggio contro la nazionale tedesca, e salta l’elettricità nello stadio. Un folle come il norvegese Breivik incomincia a sparare sulla folla con il suo kalashnikov, unità speciali dei servizi segreti polacchi riescono in extremis a salvare la Cancelliera e i ministri del governo di Varsavia. Contemporaneamente, un commando di islamisti dà l’assalto al centro della capitale, ma viene eliminato. La partita va ripetuta, e l’autore non ci rivela come andrà a finire: vinceranno i campioni di Angela? Si apprende solo che l’arbitro non assegna un calcio di rigore ai bravi polacchi, sempre vittime del complotto dei potenti. Hitze continua a essere un successo anche se nella realtà i campionati sono andati in un’altra maniera. Lo scrittore non si è sbagliato del tutto: mentre a giugno si giocava a pallone in Polonia e in Ucraina, esplosero bombe a Dnipropetrovsk. Si attende il primo bestseller in cui i banchieri polacchi salveranno l’Europa e il mondo dalla crisi finanziaria. Ma forse neanche la fantasia degli scrittori osa tanto.