Ernesto Massimetti, Panorama 9/8/2012, 9 agosto 2012
ARABI CONTRO RUSSI
Più discreti gli uni, più appariscenti i secondi. Riservati, morbidi e inappuntabili i mediorientali, clamorosi e spesso chiassosi i nipotini di Vladimir Putin. È la guerra, silenziosa ma sotterranea, di «russi contro arabi»; è la guerra del colbacco contro il burnus, della vodka e del caviale contro il caffè, che si combatte nell’estate della Costa Smeralda.
Dietro le apparenze modaiole, è anche una battaglia economica quella che si svolge nelle spiagge (e negli yacht) a Porto Cervo e dintorni, mentre dall’aprile 2012 l’ex creatura dell’Aga Khan è nelle mani di Hamad bin Kalifa al Thani, potente sceicco del Qatar. Certo, non sono più i tempi spudorati e opulenti di Adnan Kashoggi, rotondo e baffuto mercante d’armi arabo che posteggiava il suo ingombrante yacht Nabila nel porto della Costa Smeralda e prometteva all’attrice veronese Lory Del Santo un diamante come gentil pensiero dopo una notte d’amore. Appunti da un altro pianeta: i lontanissimi anni Ottanta. No, almeno in apparenza sono tempi più discreti. Adatti, solo per dire, a uno come il principe Ahmed Zaki Yamani, già apprezzato ministro del Petrolio in Arabia Saudita, e conosciuto come il pioniere della presenza mediorientale in Sardegna. Talmente discreto e premuroso, il gentleman Yamani, da fare proteggere la sua monumentale villa Seralìa da un agguerrito gruppo di guardie del corpo. Un vero signore, Yamani, che però non ama farsi cogliere di sorpresa: contro eventuali attacchi terroristici c’è persino un cannoncino antiaereo issato nella sua tenuta in località Romazzino. Qualche ragione, a pensarci bene, i nostri ospiti la devono pure avere: una principessa della famiglia reale saudita lamenta infatti un furto milionario di gioielli e preziosi, che sarebbe avvenuto nell’hotel Colonna Pevero, sempre a Porto Cervo. La vicenda non si è ancora completamente chiarita, mentre l’aristocratica esige un rimborso milionario.
Sempre in tema di ville, uno fra i più esigenti (e riservati fino all’ossessione) è l’avvocato d’affari Mohammed al-Sheikh, finanziere e rappresentante a Riad del potente studio legale Latham e Watkins, nonché di casa nella labirintica residenza Arcu de chelu («arco di cielo» in sardo). Un capolavoro pieds dans l’eau, nato dalla fusione di tre ville attigue, con piscina e pontile privato, costruito a suo tempo dall’architetto Luigi Vietti, uno dei grandi della Costa Smeralda. Quando sul suo superyacht Coral Island arriva in Sardegna per riposarsi e magari divertirsi, al-Sheikh ama ritirare personalmente dagli invitati le foto delle sue feste, a tutela della ferrea privacy. Come dire: fidarsi è bene, ma non si sa mai... Mentre, da appassionato subacqueo, divide le sue brevi vacanze fra Seychelles e Costa Smeralda. La sua ultima emozione è nuotare circondato dagli squali bianchi, protetto anche fra le onde dalle onnipresenti guardie del corpo. Una vita quasi da brivido, per chi ama coniugare adrenalina e silenzio.
Vita che non piacerebbe invece a Qaboos bin Said, 72enne pacioso sultano dell’Oman. All’inizio di luglio lo sceicco è solito sbarcare con i suoi due yacht e i suoi cari nel porto di Cagliari, soggiornando con il seguito per una settimana nel capoluogo dell’isola. Settimana che viene graziosamente evocata dai commercianti della lussuosa via Roma come «le mille e uno cheque»: facile intuirne il motivo.
Insomma, gli arabi divertirsi si divertono, ma lo fanno con un certo stile. «Ormai i principi mediorientali acquistano gli articoli di lusso soprattutto a Parigi» spiega la responsabile di una boutique a Porto Cervo. «Certo, qualche regalo lo fanno anche qui, magari per ringraziare dopo l’invito a una cena o a una festa da parte di un anfitrione particolarmente importante. Regali mirati, mai niente smargiassate».
Sembra che il top, per gli arabi di sangue blu, siano i cashmere di Brunello Cucinelli e i mocassini di Gucci. Rigorosamente in pelle di capretto questi ultimi, classicamente blu con la fibbia dorata. Un must che sembra renda molto bene, portato sotto le candide tuniche orientali.
Questione di stile: mentre le signore della Costa Smeralda oggi aspettano ansiose l’arrivo di Mozar bin Nasser al-Missned, affascinante sceicca del Qatar, a muovere le acque (e i portafogli) ci pensano soprattutto i businessmen russi. Qui la discrezione si perde facilmente, annegata in un mare splendente. Ma persa, anche, in un semplice bicchiere di vodka. Visto che siamo in tema alcolico, un nome da tenere bene in mente è quello di Roustam Tariko. Un simpatico quarantenne di origini tatare, diventato ricco con l’importazione del Campari in tutte le Russie e oggi proprietario a Porto Rotondo della faraonica villa Minerva. Sarà stata l’idea: sta di fatto che Tariko al settore alcolici è rimasto in qualche modo fedele. Oggi controlla anche l’italiana Gancia, la banca russa Standard e diverse altre imprese della Russia putiniana; ma ha inondato comunque della sua vodka (che porta lo stesso nome della banca, Standard appunto) tutti gli alberghi della Costa Smeralda. Dicono quelli che sanno che la passione di Tariko per l’isola non sia la solita smargiassata. Sembra, piuttosto, passione vera: le due figlie del «Gatsby» moscovita studiano nella piccola scuola di Porto Rotondo, mentre Roustam finanzia persino la squadra di calcio dell’Olbia e pensa ad altri progetti da realizzare in Gallura.
Un altro innamorato delle bellezze sarde (intese, è chiaro, in senso paesaggistico) è Oleg Deripaska, re dell’acciaio russo. La sua residenza smeraldina ha un nome evocativo, vagamente wagneriano: Le Walchirie. È qui che il saggio Deripaska ospita, non solo d’estate, la numerosa famiglia. Da cui ogni tanto si separa, ma solo in elicottero, per raggiungere il ristorante La Casitta nell’isola di Santa Maria: menu sardo e vernaccia in abbondanza per Oleg.
Alisher Usmanov, uno fra i maggiori produttori al mondo di metano, è invece uomo poliedrico: oltre al fascino della Sardegna subisce quello eterno di Venezia. È vero che vicino a Romazzino ha comprato dalla famiglia Merloni la supervilla La Capaccia, ma è altrettanto vero che le sue superfeste sono spesso ispirate a temi lagunari. Tanto da ordinare agli esterrefatti organizzatori «abiti a tema del Settecento veneziano» e da fare arrivare in Sardegna quattro (dicansi quattro) autentiche gondole della Serenissima. Utilizzate come tender per portare gli ospiti dalla Capaccia allo yacht di famiglia, intestato alla defunta madre Dilbar. Neppure Luchino Visconti avrebbe saputo fare di meglio.
Gente romantica e insieme concreta, i russi. Per dire, a proposito di acquisti, quest’anno impazzano fra i clienti moscoviti trapiantati in Gallura i gioielli che Bulgari ha dedicato al cinquantenario della Costa Smeralda: una collana con l’inimitabile sezione del diamante, simbolo dell’(ex) regno di Karim Aga Khan. Ma anche, perché no, i gemelli per le camicie da uomo con lo stesso disegno.
Per tanti baciati dalla sorte, qualche sfortunato purtroppo può sempre capitare. È il caso del vice primo ministro ucraino, Boris Kolesnikov, vittima della sua fedeltà gastronomica ai piatti di casa. Sbarcato ai primi d’agosto con il suo jet all’aeroporto di Olbia, il povero Boris si è visto sequestrare dai doganieri ben 4 chili di caviale del Mar Nero. Inutili le proteste, anche se Kolesnikov ha minacciato fuoco e fiamme: si è rischiato uno scontro cavialdiplomatico. E dire che, in omaggio alla terra sarda, lui pensava di poter pasteggiare fra mirto gallurese ghiacciato e caviale del Caspio. Un vero russki-gourmet.
Ernesto Massimetti