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 2012  agosto 09 Giovedì calendario

HO VISTO SERPICO AL LAVORO


Se l’avessero chiamato Servizio per le informazioni sul contribuente non se lo sarebbe ricordato nessuno. Un bravo addetto alla comunicazione ha preso le iniziali e l’ha battezzato «Serpico» ed ecco qui il software dell’Agenzia delle entrate che sa tutto di noi, il computer che amministra miliardi di dati. Tu digiti il tuo codice fiscale e compare tutta la tua vita, indirizzo, redditi, dichiarazioni, auto, barche, bonifici bancari in entrata e in uscita, utenze telefoniche, del gas, della rete elettrica, assicurazioni, proprietà, prestiti bancari.
Palazzo dell’Agenzia, in via Cristoforo Colombo a Roma, quinto piano, ufficio analisi e strategia. Qui ci sono 60 tecnici (altri 15 sono nell’ufficio dell’Aquila) che interrogano, spulciano, dialogano, scoprono e perseguono. Sono tutti laureati e tutti funzionari di carriera direttiva. Nella stanza numero 60 lavorano Flavio, Maria, Gabriella e Francesca. I cognomi non si dicono per ragioni di sicurezza. Sembra una stanza come tutte le altre ma è proprio qui che i funzionari-investigatori scovano i furbi. Vediamo in diretta un accertamento fatto lunedì 6 agosto alle ore 13.00: c’è un signore di Roma che dal 2005 ha un reddito dichiarato di 0 euro. Come mai? Strano, visto che dal 1999 al 2004 aveva percepito reddito da lavoro autonomo. Vediamo il modello unico: dichiarazione fatta nel 2003 e nel 2004 e poi più nulla. Il tecnico parla con Serpico, non è convinto e vuole vederci chiaro. Vediamo i movimenti bancari. Nel 2008 il signore nullatenente riceve un bonifico di 50 mila euro. Mah, andiamo avanti. Nel 2009 due movimenti: prima 140 mila euro con causale «investimenti in beni e diritti immobiliari» e poi 20 mila per «premi lordi su assicurazione vita e fondi pensione».
La funzionaria è ostinata. «Vediamo come sta a barche: di solito questi nullatenenti tengono sempre qualcosa in porto». Effettivamente Serpico, collegandosi con la capitaneria di porto, scopre che il nostro amico ha due motoscafi: uno di 17 metri e uno di 12. Che succederà adesso? Spiega l’investigatrice: «Chiameremo questo contribuente o gli invieremo un invito a presentarsi da noi. Avrà 60 giorni di tempo e probabilmente verrà con il commercialista. Gli chiederemo come mai, se non dichiara nessun reddito, ha quella disponibilità sia in banca sia come beni. Lui potrà spiegare di aver vinto al Superenalotto o di aver ereditato da una zia, ma dovrà dimostrarlo. Se è un evasore, al 90 per cento aderirà e pagherà senza storie».
Altro controllo: un signore di Milano, 45 anni, con un reddito dichiarato di 1.850 euro in un anno. Poco. Vediamo se almeno ha una casa. Interroghiamo il catasto. Caspita, ha 18 immobili intestati tra Milano e Lecco. Uno, nel centro del capoluogo lombardo, è formato da 18 vani. Tanto povero il signore non dev’essere. Ha acceso un mutuo per 700 mila euro con la banca e paga solo di interessi 25 mila euro l’anno. Chissà che garanzie avrà dato? Ma come si sposta in città? Serpico chiama l’Aci: una Ferrari 599 cabrio comprata nel 2007: cilindrata 6 mila cc, roba da 2.600 euro solo di bollo. Andiamo a vedere se ha qualche assicurazione e scopriamo che ogni anno paga 27.240 euro come premio per una polizza sulla vita stipulata nel 2000. Anche «mister 18 case» seduti dietro un supercomputer. verrà chiamato a settembre e dovrà spiegare come ha accumulato tanta ricchezza a fronte di minimi redditi da lavoro regolare.
Serpico si muove in base a due schemi. Il primo si chiama Radar e analizza i conti di tutte le partite iva (sia delle società sia di quelle individuali). Il secondo si chiama Apple e setaccia i comportamenti fiscali delle persone fisiche. «Interroghiamo Serpico sulla base di precisi parametri e formiamo delle liste selettive» spiega Mariapia Protano, capo del settore analisi e strategie «e incrociamo la redditività con il settore di appartenenza. Mettiamo dei paletti, tipo redditività dichiarata al di sotto di x, studiamo l’ubicazione di un esercizio perché è chiaro che un bar in piazza di Spagna deve incassare di più di uno in periferia, analizziamo i dati e tiriamo le somme».
I contribuenti italiani si dividono in tre grandi categorie: le 7 mila grandi imprese che hanno un giro di affari da 100 milioni di euro in su. Queste grandi aziende, per cui l’Agenzia svolge anche tutoraggio fiscale, difficilmente evadono il fisco. Se mai lo eludono, cioè creano stratagemmi di ingegneria fiscale per risparmiare sulle imposte. Il secondo gruppo riguarda le oltre 65 mila medie imprese, comprese nel giro d’affari tra 5 e 100 milioni. Il terzo gruppo comprende le piccole e piccolissime imprese che sono oltre 5 milioni.
Ma per l’evasore quanto è alto il rischio di essere scoperto? Prosegue la dottoressa Protano: «In Italia facciamo ogni anno 700-800 mila controlli incrociati formali basandoci sulla dichiarazione dei redditi e altri 400-500 mila controlli sostanziali secondo accertamenti più approfonditi, come quelli che abbiamo visto nella stanza con Serpico».
Quindi 1,3 milioni di controlli a fronte di 62 milioni di codici fiscali e 5 milioni di partite iva. Togliamo i bambini e gli anziani, resta una popolazione di potenziali evasori di oltre 40 milioni. I controlli dunque riguardano il 3,2 per cento dei contribuenti.
E come si comporta chi viene scoperto? «Il 50 per cento paga subito, aderisce e fruisce degli sconti previsti dalla legge sulla sanzione, il 30 per cento fa ricorso (e nel 67 per cento dei contenziosi in primo grado vince lo Stato, ndr) e il 20 per cento non risponde e la pratica passa a Equitalia per il recupero» conclude Protano.
E mentre il vero Frank Serpico (il poliziotto americano, figlio di un emigrante napoletano che nel 1971 smascherò la corruzione nella polizia di New York e venne portato poi alla ribalta mondiale dal bel film di Sidney Lumet interpretato da Al Pacino) tiene affollatissime conferenze al John Jay college of criminal justice di Manhattan, in Italia meno di 100 sceriffi dell’Agenzia delle entrate dialogano ogni giorno con il suo omonimo cervellone per compilare liste sensibili alla ricerca dei tanti finti poveri con case, barche e fuoriserie che magari, in quanto nullatenenti, hanno pure l’esenzione dal ticket e hanno il posto assicurato all’asilo per il pargolo lasciando fuori il figlio dell’operaio.
Ed è forse questo che dovrebbe farci arrabbiare un po’ di più.

Fabrizio Paladini