Fabio Scuto, la Repubblica 10/8/2012, 10 agosto 2012
Armi, cemento e auto di lusso in quelle gallerie di sabbia nelle mani del contrabbando– — A Rafah, la città tagliata in due dal confine con Gaza, c’è un vero boom edilizio, circolano soldi, molti soldi, milioni di dollari al giorno che arrivano dal contrabbando o dalla “economia dei tunnel” come la chiamano nella Striscia
Armi, cemento e auto di lusso in quelle gallerie di sabbia nelle mani del contrabbando– — A Rafah, la città tagliata in due dal confine con Gaza, c’è un vero boom edilizio, circolano soldi, molti soldi, milioni di dollari al giorno che arrivano dal contrabbando o dalla “economia dei tunnel” come la chiamano nella Striscia. Negli ultimi due anni la zona di frontiera ha visto sorgere dal nulla una serie di ville con i colonnati e i tetti stile pagoda giapponese che sono il segno distintivo dei contrabbandieri e dei mafiosi arabi “con una certa classe”. Nei vicoli polverosi di Rafah, Kia, Toyota, Mercedes, Bmw e altre auto di lusso — molte ancora con le targhe libiche attaccate — sono appena state contrabbandate attraverso i tunnel. Quasi diecimila ne sono entrate nella Striscia in meno sei mesi. «In una notte sola ne hanno fatte passare più di 130 dallo stesso tunnel», racconta la leggenda metropolitana. Nei 400 tunnel in attività lungo i 13 km di frontiera fra la Striscia di Gaza e l’Egitto passano oltre alle automobili rubate in Libia o in Egitto, pannolini e lavatrici, forni a microonde e matite, mucche e quaderni per scuola, cemento, benzina, medicine, mobili da cucina, motociclette e tagliaerba cinesi. Ma soprattutto armi, armi di ogni tipo come i missili Grad (40-60 km di raggio) in grado di colpire le principali città israeliane del sud, che sono andati ad arricchire l’arsenale delle milizie fondamentaliste come Hamas e dei gruppi jihadisti filo-al Qaeda. Ventimila missili, spiega Sameh Seif Al-Yazal, generale egiziano in congedo e esperto di terrorismo, sono arrivati quest’anno a Gaza dalla Libia. Due navi cariche d’armi — lanciarazzi a spalla, razzi, munizioni, missili a medio raggio — che avevano fatto scalo in Libia sono state intercettate dalla Guardia Costiera egiziana. Il carico doveva essere sbarcato a El Arish e da qui trasferito via tunnel nella Striscia. Per queste gallerie, scavate sotto la sabbia e puntellate come bracci di una miniera, passano anche gli uomini dei gruppi jiahadisti che hanno ormai trasferito le loro basi avanzate contro Israele nel Sinai, il vasto deserto dove le bande di beduini hanno finora regnato incontrastate dalla caduta di Mubarak nel 2011. Hamas gestisce in prima persona “i tunnel militari”, quelli attraverso i quali passano le armi e i suoi miliziani in “trasferta”, su tutti gli altri esige una “decima” per ogni merce che transita che va dal 5 al 10% del valore; un giro d’affari milionario che — dopo i soldi che arrivano dai ricchi emirati del Golfo — rappresenta il maggiore finanzia- mento per il gruppo fondamentalista. I “tunnel commerciali” sono invece nelle mani di cinque-sei potenti famiglie mafiose palestinesi che hanno stretto accordi con clan beduini egiziani, altre gang criminali palestinesi e gruppi armati. Il fondamentalismo jihadistico si autofinanzia con attività criminali: spesso leader dei movimenti filo-al Qaeda e capi mafia sono le stesse persone. I Daghmush, una Famiglia con oltre cinquemila affiliati, sono soprannominati i “Sopranos di Gaza” e sono sempre stati attivi nel contrabbando. Nel 2009 alcuni membri della Famiglia hanno dato vita a un gruppo salafita molto attivo nel sud della Striscia — e nel Sinai egiziano — che si è scontrato più volte con la polizia di Hamas. Dal 2007, da quando Israele e Egitto hanno imposto il blocco economico alla Striscia di Gaza dopo che Hamas ha preso il potere, i ricavi di questi gruppi mafiosi sono saliti alle stelle. Un’industria che vale tra i 40 e i 60 milioni di dollari ogni mese. C’è un mercato di quasi due milioni di palestinesi — ostaggio di Hamas e dell’assedio a Gaza — da soddisfare; se ne occupa la rete di tunnel saldamente nelle mani della Mafia araba con guadagni enormi. I ragazzini di Gaza dovranno aspettare per poter vedere dei veri elefanti, rinoceronti o giraffe. Da qualche mese però possono ammirare animali esotici, rettili, uccelli e persino belve feroci, trafugati attraverso i tunnel per il capriccio di un boss. Lo zoo di Khan Yunis, città nel sud della Striscia, offre ai bambini la possibilità di osservare da vicino animali visti finora solo alla tv. Le operazioni di transito sotterraneo sono state molto delicate ma ben gestite dall’organizzazione mafiosa. Le belve sono state anestetizzate prima del passaggio, e quindi seguite da vicino al loro risveglio sul versante palestinese della frontiera. Viste le complessità logistiche — e le dimensioni dei tunnel — per ora l’arrivo dei pachidermi dovrà aspettare tempi migliori. Ma intanto in città tutti ringraziano il Padrino.