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 2012  agosto 10 Venerdì calendario

Adesso che la macchina per tagliare il debito, in qualche modo, si è messa in moto, gira e gira il suo nome torna sempre al centro di tutte le ipotesi possibili: la Cassa depositi e prestiti

Adesso che la macchina per tagliare il debito, in qualche modo, si è messa in moto, gira e gira il suo nome torna sempre al centro di tutte le ipotesi possibili: la Cassa depositi e prestiti. Una specie di cartina di tornasole della storia della finanza pubblica italiana. Nasce prima dell’Italia, sotto casa Savoia, nel 1850. Con un compito preciso di «luogo di fede pubblica» sui depositi. Come dire: garanzia assoluta di restituzione. Poi diventa il finanziatore degli enti locali (1857). Una specie di banca dei territori ante litteram. Il modello è naturalmente la Caisse des Dépôts et Consignations francese. Siamo nel 1875 e arriva la grande svolta, la nascita dei libretti di risparmio postale. Obiettivo (allora come ora): finanziare le opere pubbliche. I cantieri. E qui l’aspetto che in questi anni a molti è sfuggito: le Poste sono soltanto i collocatori dei Buoni fruttiferi, che vengono emessi dalla Cassa depositi. Gli antenati dei Bot arrivano nel 1928, si chiamano Buoni annuali fruttiferi. Arrivano anche le emissioni in dollari e sterline. Probabilmente non c’è opera nei Comuni, nelle Regioni che non sia stata in qualche modo finanziata dalla Cassa. Poi il salto: il 12 dicembre del 2003, ministro del Tesoro Giulio Tremonti. La Cassa da pezzo dell’amministrazione dello Stato diventa una società per azioni. Certo, anche per alleggerire l’impatto del debito nei conteggi europei ma da quel momento la Cdp può muoversi con più velocità. Diventa azionista di Eni ed Enel, di Terna, di Poste, di StMicroelectronics, ora di Snam. Con un rischio, negato dai governi che si sono succeduti, di diventare un nuovo Iri. Capitale misto: 70% Tesoro, 30% fondazioni (ex?) bancarie. Adesso il compito più complicato, la regia del taglio del debito.