Marzio Bartoloni, Il Sole 24 Ore 9/8/2012, 9 agosto 2012
«BUROCRAZIA, ITALIA MAGLIA NERA»
Ci vogliono 41 procedure per far rispettare un contratto e 1.210 giorni per ottenere una sentenza che tuteli l’impresa. Mentre servono quasi due anni prima che un giudice sancisca definitivamente un fallimento o un’insolvenza. Un tempo record questo che negli ultimi 10 anni è addirittura raddoppiato. E infine mettersi in regola con il Fisco ci occupa la bellezza di 285 ore all’anno.
Che la vita di imprenditori e cittadini italiani sia un percorso ad ostacoli tra bolli, file e burocrazia varia è cosa nota. Stupisce il fatto, però, che l’Italia negli ultimi anni invece che migliorare peggiori, tanto che risultiamo tra 26 Paesi europei ed extra-europei la maglia nera per livello di corruzione, lungaggini burocratiche e bassa qualità dei servizi pubblici, a partire dalle infrastrutture.
Il confronto internazionale è stato rilanciato ieri dalla Confcommercio che rielaborando dati del World economic forum e della Banca mondiale che risalgono al 2010 ha stilato una serie di classifiche nelle quali l’Italia conquista quasi sempre gli ultimi posti. Ad esempio il nostro Paese è il peggiore nel «ranking» per grado di efficienza del sistema giudiziario ed è tra quelli con la più ampia diffusione di tangenti.
Insomma il sistema Italia resta ancora un grande malato e le prove di questa diagnosi impietosa sono tutte contenute in questo studio della Confcommercio («Rapporto sulle determinanti dell’economia sommersa») che va ad analizzare tutti gli aspetti che influenzano l’evasione fiscale, risultato di molti fattori: dalla percezione dei cittadini sul l’azione dello stato alla difficoltà di far fronte agli obblighi fiscali.
Tra i Paesi dell’Unione europea – a cui vengono aggiunti Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia –, l’Italia è ultima per efficienza giudiziaria. Un indicatore che comprende il livello di corruzione, la complessità burocratica e i tempi di attesa per la soluzione di controversie. E che anche dieci anni fa ci vedeva in coda, anche se in penultima posizione.
In particolare il nostro Paese continua a distinguersi per la diffusione di pagamenti irregolari e di tangenti e occupa nella graduatoria del 2010 il venticinquesimo posto, prima della Slovacchia. Al contrario, i Paesi del Nord Europa, dove la corruzione è ritenuta «quasi inesistente», occupano i primi posti della classifica.
Il confronto delude anche su altri fronti: secondo il rapporto di Confcommercio la qualità-quantità dell’«output pubblico» in Italia (in pratica la percezione dei servizi erogati) è tra i peggiori, ricoprendo il terzultimo posto nella graduatoria dei 26 Paesi presi in considerazione e addirittura chiudiamo la graduatoria sulla qualità complessiva delle infrastrutture. Anche l’istruzione non viene giudicata del tutto positivamente: a una percezione abbastanza buona della scuola primaria fa riscontro una minore performance del sistema educativo superiore. L’unico settore a cavarsela è la Sanità, con l’Italia che compare tra i Paesi più virtuosi.
Il rapporto della Confcommercio ha suscitato le immediate reazioni delle associazioni dei consumatori, come il Codacons. Mentre una conferma del peso della burocrazia è arrivata dalla Coldiretti che punta il dito contro la «pletora di adempimenti quotidiani» che toglie all’attività d’impresa 100 giorni l’anno: «Tagliare la burocrazia a carico delle imprese – ha spiegato ieri Coldiretti – aiuterebbe a recuperare qualche punto di Pil».