Diego Gabutti, Italia Oggi 8/8/2012, 8 agosto 2012
FORSE È PROPRIO LA LETTERATURA IL LATO OSCURO DELLA STORIA
All’inizio, quando la rivoluzione francese suggerì ai suoi nemici l’idea d’un complotto universale per negare Dio e rovesciare i re, «l’immaginazione dei teorici del complotto» non era poi così «febbrile», come l’ha definita Daniel Pipes in un grande libro, Il lato oscuro della storia, Lindau, pp. 400, euro 24,50. All’epoca il cospirazionismo era una teoria ancora sobria e persino realistica. Magari la rivoluzione non era un complotto, tutto era avvenuto anzi alla luce del sole, se ne parlava in società e nelle logge massoniche, ma effettivamente l’ateismo e la Repubblica stavano per presentarsi sulla scena, come temevano i cospirazionisti. Solo che non erano complotti né propositi segreti ma obiettivi dichiarati. Insieme ai moderni partiti politici, nascevano anche i loro programmi, come poi sarebbero stati chiamati. Impossibile distinguere tra «moderati» e «radicali»: non c’era all’epoca gruppo politico, a parte quello della conservazione, che non si proponesse la liquidazione dei vecchi regimi e delle loro strutture di controllo, la Chiesa e la Corona.
Non era una cospirazione, ma i nemici della rivoluzione ci vedevano giusto quando ne denunciavano gli appetiti politici e filosofici. Ci vedevano giusto persino quando sostenevano che il Grande Complotto per la libertà e per la ragione affondava le sue radici nei bassifondi religiosi e metafisici della storia più remota: nelle antiche eresie, nel dualismo cataro e manicheo, nella resistenza pagana al cristianesimo di Stato. Non erano derivazioni dirette, come fantasticarono i primi cospirazionisti, a cominciare da Augustine Barruel, autore delle Memorie per servire alla storia del giacobinismo, dove per la prima volta vennero indicati ai posteri e ai contemporanei i «veri responsabili» dell’intera tragedia rivoluzionaria: gl’Illuminati di Baviera, autentici supercriminali da fumetto, che ancora oggi occupano da protagonisti la letteratura cospirazionista (e i suoi derivati, i film di serie B e il trash televisivo). Nondimeno la rivoluzione, che rovesciò d’emblée tutte le vecchie potenze, realizzò un programma antico come l’ordine dei papi e dei re: più o meno lo stesso programma che era stato invocato attraverso i secoli dalle società segrete che avevano complottato nella clandestinità, cui erano costrette.
Fu solo più tardi che ai cospirazionisti salì la febbre del complotto universale. Quella del complotto diventò la teoria che spiegava ogni cosa: stava alla pseudoscienza della storia come il GUT, o «teoria del tutto», sta alla fisica moderna. Come i fisici si propongono, finora senza riuscirci, d’unificare la teoria della relatività generale con la meccanica quantistica e di scoprire per questa via tutte le leggi della natura, nessuna esclusa, i cospirazionisti unificarono d’autorità le loro fantasie paranoiche con gli eventi storici per disegnare, con materiali stravaganti, un quadro generale del divenire umano. «Con la teoria della cospirazione», ha scritto un autore di fantascienza, Fritz Leiber, «si può spiegare tutto, anche il Big Bang e la scomparsa dei dinosauri». Alcuni cospirazionisti, a partire dall’ex gesuita Barruel, furono spesso diabolicamente convincenti, ma a convincere non furono tanto le loro conclusioni, sempre peggio che discutibili, quanto i loro metodi d’indagine: la storia intesa come una labirintica trama di romanzo e una sorta d’horror vacui filosofico, che impone d’eliminare gli strappi tra gli eventi con delle cuciture grossolane. Gli antichi gnostici erano per una religione fai-da-te e invitavano i credenti a costruire trame cosmologiche spericolate che spiegassero l’origine e il destino della creazione; i cospirazionisti sono per la storia fai-da-te, dove a ciascun cospirazionista è data licenza di produrre sempre nuove trame segrete.
Tra loro le trame cospirazioniste – pur divergendo, a volte anche clamorosamente – si confermano. Antisemiti e ufologi, brigatisti rossi in guerra contro il Sim (lo Stato imperialista delle multinazionali) e giornalisti d’assalto, paranoici vari e fanatici della perduta Atlantide si citano l’uno con l’altro e chiamano «storia segreta del mondo» i reciproci omaggi bibliografici. Ma non è soltanto letteratura. Daniel Pipes evocava, nel Lato oscuro della storia, anche e soprattutto i trionfi politici del cospirazionismo, che nel XX secolo è andato più volte al potere: prima nell’Urss bolscevica, poi nella Germania hitleriana e nell’Italia delle leggi razziali, più tardi nei regimi arabi antisionisti che traggono sceneggiati televisivi dai Protocolli dei Savi Anziani di Sion. Sono stati dei cospirazionisti americani a far saltare l’edificio dell’Fbi a Oklahoma City. Sono dei cospirazionisti incallliti anche i leader islamisti d’al Quaeda. Non c’è soltanto Il mistero del codice Da Vinci. O forse proprio la letteratura, che non è mai innocente, è il lato oscuro della storia.