Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  agosto 08 Mercoledì calendario

SALIMI, IL SANSONE DEI PESI SOLLEVA LA CABINA DI UN ASCENSORE

L’ uomo più forte dei Giochi e del mondo è alto un metro e 97 centimetri, pesa 168 chili e in un colpo solo sa sollevarne 214, l’equivalente di un elefante neonato. Ooop-là, e il bilanciere si alza con uno strappo che sembra una uppercut alla forza di gravità. Aggiungeteci lo slancio e arriviamo a 470: la cabina di un ascensore stipato di omaccioni corpulenti.

Il Sansone moderno si chiama Behdad Salimikordasiabi, Salimi per gli intimi e i compagni di fatica, e quando mette i piedi sulla pedana dell’Excel in body all black, muscoli a rischio esplosione e monociglio la cospicua torcida persiana solleva tonnellate di decibel e orgoglio. I pesi, come filosofia, sono uno sport lineare e arcaico, quindi nobilissimo e supremamente olimpico, infatti sono nel programma dal 1896. Funzionano così: decidi quanto vuoi tirare su e se ce la fai, ed è più di quello che hanno sollevato gli altri, hai vinto.

Conta la somma fra il massimo peso alzato con lo strappo (movimento unico) e lo slancio (due movimenti, fino al collo e poi sopra la testa). Per chi guarda sono commedie facciali in 5 secondi. Grugniti, apoplessie apparenti, panico, estasi, sollievo o disperazione. A volte mezzi drammi, come quando al tedesco Steiner, oro a Pechino, cade il bilanciere da 196 chili fra spalla e carotide, e si deve ritirare.

Salimi non sbaglia. Quasi mai. Entra, alza, poi saluta cordiale a braccia larghe come un cabarettista dopo una barzelletta riuscita. Classe 1989, viene da Qaemshahr, 260 chilometri a nord est di Teheran. Ad alzare pesi da ernia istantanea ha iniziato a 12 anni ma fino al 2009 di lui fuori dall’Iran non si sapeva niente. Si è materializzato ai Campionati asiatici del 2009, categoria over 105 kg, i supermassimi. Tre medaglie vinte, poi oro ai Mondiali del 2010 e del 2011. Imbattuto, da tre anni. Nello strappo si è preso anche il record (214 kg) del suo idolo e attuale guru Hossein Rezazadeh, due volte campione olimpico, ora presidente della federazione: praticamente una divinità in un paese che venera i pesisti. Ma anche Behad non scherza. Nel 2011 lo hanno eletto sportivo iraniano dell’anno, nel 2010 aveva vinto gli Asian Games a Guangzhou nonostante la febbre e uno svenimento in pedana durante lo slancio. Roba da Bar Sport, da Stefano Benni. Del resto per diventare The Strongest Salimi si allena anche tre volte al giorno: «dalle 6.30, un’ora prima di colazione, poi dalle 10 alle 12, e dalle 16.30 fino alle 18. Sono sedute estreme». Per vincere l’oro a Londra l’anno scorso non ha nemmeno avuto tempo di vedere la sua famiglia. Che vincesse non c’erano dubbi, l’unicoera se sarebbe riuscito a battere il record assoluto di Rezazadeh, 472 kg. Nello strappo, a quota 208, gli sono stati dietro solo l’altro iraniano Anoushiravani (argento) e il russo Albegov (bronzo), nello slancio si è preso l’oro con 247 (455 totale), poi ha fallito i 264 che gli avrebbero dato il record. E non ci ha riprovato, nonostante i boati del pubblico, forse per rispetto al suo Maestro. Anche i più forti hanno le loro (piccole) debolezze.