Alberto Mattioli, la Stampa 8/8/2012, 8 agosto 2012
E PARIGI SOFFOCA SOTTO IL PESO DEL SUO SUCCESSO
La crisi e una meteo capricciosa castigano il turismo francese: luglio si è chiuso con un calo del 10 per cento delle presenze negli alberghi delle località balneari del Paese. Ma in quest’estate del nostro scontento brilla invece l’ottima performance di Parigi: nel mese di luglio, nella capitale francese era occupato il 91 per cento delle camere, contro una media dell’80 per cento. Forse perché se piove ci sono più cose da fare a Parigi che su una spiaggia.
Però adesso la città si sente come certe star del cinema: vittima del suo stesso successo. Troppa gente, troppe file, troppi ingorghi e troppa sporcizia. I monumenti della città soffocano. A Parigi ce ne sono tredici che accolgono più di un milione di visitatori ogni anno. La medaglia d’oro va a Notre-Dame con 13,6 milioni, l’argento, inspiegabilmente, va a quel preservativo di pietra del Sacre-Coeur con 10 milioni e mezzo, il bronzo al Louvre con 8,9 milioni (la classifica, per inciso, è curiosa. Si scopre per esempio che la Cappella della medaglia miracolosa è a quota due milioni: più del Museo dell’Armée con relativa tomba di Napoleone che rimane fermo a 1,4 milioni.
Il problema è che visitarli diventa sempre più difficile. Al Louvre, nei giorni di punta, e d’estate lo sono praticamente tutti i giorni, bisogna mettere in conto almeno due ore di coda prima di riuscire a entrare nella Piramide. Nei giorni di maggior ressa, è stato perfino installato all’interno un «senso unico» che canalizza i visitatori, aspettando di realizzare per il 2017 un nuovo sistema di percorsi obbligati.
Alla Tour Eiffel (7,1 milioni di visitatori all’anno) le file sono peggiorate da un’eterna manutenzione degli ascensori. A Versailles (6,7 milioni), presa d’assalto peggio che nei giorni della Rivoluzione, la coda raddoppia: prima alla biglietteria e poi all’entrata dei Grands Apartements, tanto che i siti dei turisti parlano di «caos» e consigliano di lasciare i bambini a casa.
Ma non solo i musei soffrono. Non tutti i turisti sono dei prodigi di educazione. E così, per esempio, sul Quai d’Orléans dell’île Saint-Louis i 300 chili di rifiuti che si raccolgono d’inverno diventano quattro tonnellate d’estate. Quindi il Comune ha dovuto assumere 18 spazzini in più e installare un vespasiano volante, altrimenti i gentiluomini di cui sopra si alleggeriscono direttamente nei portoni. Il vespasiano, peraltro, volante lo è diventato davvero l’estate scorsa, quando i soliti ignoti l’hanno scaraventato nella Senna.
I numeri sono tali che diventa difficile gestirli. Ogni giorno, dietro l’Opéra, nella zona dei grandi magazzini presi d’assalto da cinesi e giapponesi, passano 160 pullman. E sugli ChampsElysées sfilano qualcosa come 300 mila persone.
Pulire «la più bella avenue del mondo», definizione che i francesi citano ogni volta che se ne parla, costa al Comune, stima l’assessore François Dagnaud, 720 mila euro supplementari all’anno. La città non è sporca, o almeno non è più sporca di altre, ma mantenerla in condizioni decenti al passaggio dell’orda turistica costa parecc h i o. E ’ i l prezzo del successo.