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 2012  agosto 08 Mercoledì calendario

UN TRIMESTRE NERO PER PIL E PRODUZIONE

Ieri l’economia reale è andata da una parte e quella finanziaria dall’altra. L’Istat ha diffuso numeri negativi sul Pil e sulla produzione industriale italiana, mentre la Borsa di Milano ha messo a segno un’altra seduta in rialzo, disinteressandosi completamente dell’economia reale. Fra le due, la linea di tendenza di Piazza Affari potrebbe risultare più importante nel medio e lungo termine, perché sono stati proprio i guai finanziari a costringere l’Italia alla recessione, in una maniera quasi artificiale (tanti sacrifici necessari a curare i conti dello Stato, sacrifici che hanno affossato l’economia reale); se usciamo dal tunnel dello spread, anche l’economia reale si libererà, poco per volta, dalle catene che la frenano. Ma per oggi possiamo solo constatare che la recessione continua, anzi (per il momento) si aggrava.

Nei dati Istat, il prodotto interno lordo italiano registra nel secondo trimestre del 2012 un -0,7% su base congiunturale, ovvero rispetto al trimestre precedente; e questa è la quarta variazione trimestrale negativa del Pil. Più severo il calo del prodotto lordo su base tendenziale, cioè rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente: il -2,5% corrisponde alla peggiore prestazione dal quarto trimestre del 2009, quando il calo era stato del 3,5%.

A rischio di sovraccaricarci di numeri, l’Istat ci comunica anche il calo del Pil «acquisito» per il 2012: è pari all’1,9% e corrisponde alla variazione annuale che si otterrebbe con una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno. Invece facendo un diverso paragone e aggregando i numeri del periodo gennaiogiugno 2012 l’Istat rileva che nei primi sei mesi del 2012 il prodotto interno lordo italiano è diminuito, rispetto al secondo semestre del 2011, dell’1,6%.

Il calo congiunturale del Pil colpisce tutti i settori: dice l’Istat che «è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutti e tre i grandi comparti di attività economica, agricoltura, industria e servizi».

Però a patire di più è la produzione industriale, che a giugno è diminuita dell’1,4% rispetto a maggio e dell’8,2% rispetto a giugno 2011. Il dato tendenziale di giugno è il decimo negativo consecutivo. Allargando la visuale al semestre, la produzione industriale nella media di gennaio-giugno 2012 è diminuita del 7% rispetto allo stesso periodo del 2011, mentre nel trimestre aprilegiugno il calo tendenziale è stato dell’1,7%.

Il Centro studi Confindustria guarda un passo più avanti dell’Istat, cioè a luglio, e stima che nel mese appena finito il calo della produzione industriale sia stato dello 0,4% su giugno, quando c’è stata una contrazione dell’1,4% su maggio. Per il terzo trimestre la variazione acquisita è, in luglio, del -1,0%, in gran parte ereditata dal periodo precedente. Insomma per Confindustria la recessione continua ma il suo passo sembra rallentare.

Un altro ufficio studi, quello di Confcommercio, commenta che «bisogna uscire al più presto dalla morsa soffocante della crisi finanziaria dei debiti sovrani, che sottrae risorse al riavvio della crescita, in modo che il mercato interno possa ripartire con un impulso positivo sui redditi e sull’occupazione».

I presidenti di Federconsumatori e Adusbef, Rosario Trefiletti e Elio Lannutti, commentano che «adesso bisogna pensare solo e unicamente alla crescita, all’occupazione e allo sviluppo, che sono le parole chiave per uscire da questo pericoloso avvitamento della nostra economia. Bisogna avviare interventi concreti affinchè il Paese possa ripartire».