Carmelo Lopapa, la Repubblica 8/8/2012, 8 agosto 2012
IL RISCHIO DI ELEZIONI ANTICIPATE IL CAVALIERE: “È MARIO A VOLERLE”
ROMA — Lo spettro (o il miraggio) delle elezioni anticipate torna a volteggiare sul Palazzo arroventato dall’afa di agosto. Le parole di Monti al Wsj per i berlusconiani, e non solo loro, spalancano le porte a uno scenario che appena pochi giorni fa sembrava archiviato, sepolto, neutralizzato. Una rottura della fragile maggioranza, il voto in autunno. Quel che è certo è che, da ieri, la tutti si sono resi conto di avere a che fare con un Monti «politico ». È la prima volta. E con quello dovranno fare i conti.
«È stata infelice, presidente Berlusconi, lo riconosco. Ma si tratta di tre parole estrapolate da un contesto molto più ampio». Il premier Monti chiama il Cavaliere quando tutto è già precipitato. Il Pdl è un vulcano in ebollizione. E solo per una coincidenza la fiducia sulla
spending review
è stata
appena approvata a Montecitorio.
Primo pomeriggio, da Palazzo Chigi si precipita in Transatlantico il braccio destro Federico Toniato, per gettare acqua sul fuoco. Ma ci vorrà ben altro. Berlusconi è ancora ad Arcore, ma ha già convocato per la sera a Palazzo Grazioli un vertice d’emergenza con lo stato maggiore del partito. «Nulla sarà più come prima: grande coalizione o no, dopo Monti non ci sarà più Monti» sbotta un Berlusconi sull’onda dell’irritazione, nei colloqui telefonici con i “colonnelli” che lo chiamano in sequenza. «Prepariamoci a ogni evenienza, anche al voto», li avverte. La sortita del suo successore la considera un’«onta», stavolta non vuole soprassedere. Il leader Pdl riceve in quei minuti la telefonata dalla Presidenza del Consiglio. Colloquio formale, ma gelido, raccontano. Monti assicura che non aveva alcuna intenzione di prendere le distanze dalla precedente esperienza di governo, con un’intervista che «per altro risale a tre settimane fa». Tanto meno di attaccare una forza politica che «è parte importante e responsabile della maggioranza» che lo sostiene ». Detto questo, il Professore legge gli affondi pesanti dei falchi berlusconiani e nel colloquio col capo del partito fissa anche i suoi paletti. L’accusa che gli rivolgono è di volere il voto anticipato? «Io
non mi assumo la responsabilità di far cadere il governo, questa non è la mia soluzione». Dunque, «se i partiti intendono aprire la crisi, lo facciano loro». Ma il Cavaliere non ha alcuna intenzione di farlo. Glielo ripete. Lo invita al contempo a riconoscere il «senso di responsabilità» mostrato da lui un anno fa e ora dal partito che sostiene il governo nonostante le fibrillazioni interne. Le scuse per l’«incidente» le accetta a modo
suo, Berlusconi: «Professore, sono convinto si sia trattato di un errore non voluto, anche perché quelle stime non sarebbero degne della sua fama di economista» chiosa. «Ha notato anche lei come lo spread sia una variabile indipendente dai governi in carica». D’accordo, il premier ammette l’errore, fa notare però i tanti «passaggi positivi» contenuti nell’articolo del
Wall Street Journal:
«Tutti gli italiani dovrebbero esserne
orgogliosi». Berlusconi appare poco interessato alla faccenda. E i due, raccontano le fonti, si congedano con un formale augurio di buone vacanze, «che faranno bene a tutti», taglia corto il Cavaliere. L’appuntamento di oggi pomeriggio alle 17 tra l’inquilino di Palazzo Chigi e il segretario del partito Angelino Alfano resta confermato, sarà il secondo tempo del chiarimento. Ma ancora ieri notte a Palazzo Grazioli Berlusconi ha dovuto fare i conti con gli ex An tornati alla carica, da La Russa alla Meloni a Corsaro. Non sono i soli: anche tra i falchi ex forzisti cambia l’atteggiamento rispetto al governo dei tecnici. In tanti chiedono di staccare la spina, andare al voto. Il leader, ancora una volta, prova a tenere insieme le varie anime, assicura che «dopo Monti non ci sarà più Monti» ma invita anche a «non cadere nelle provocazioni». Calma, dunque. «Monti vuole spingerci a staccare la spina, ma non faremo a lui, a Bersani e Casini questo favore». Il sospetto diffuso, anzi dichiarato nel vertice notturno, è che il premier abbia fatto appunto una «scelta di campo». Un’apertura di credito alla nascente alleanza progressisti-moderati in vista del voto, magari anticipato
in autunno col vecchio Porcellum. Nasce da qui l’accelerazione che Gaetano Quaglieriello nel pomeriggio prova a imprimere sulla riforma elettorale, chiedendo di anticipare al 23 agosto la riunione del comitato ristretto per mettere a punto il testo (poi fissata per il 29).L’uscita di Monti il vicecapogruppo Pdl la considera «un atto di destabilizzazione ». Un premier che «sta cercando una exit stretegy», per dirla con Osvaldo Napoli. È il clima che si respira fino a notte a Grazioli.
Il premier cercherà oggi di smontare il teorema, parlando al segretario Alfano inviato dal capo per fare anche lui la «voce grossa». Ma tutto, intorno, è in febbrile movimento. Casini (che andrà a Palazzo Chigi alle 12) ha raggiunto ieri Fini e Pisanu nello studio del presidente della Camera. La costruzione del nuovo soggetto politico di centro, candidato a diventare il «partito di Monti», deve incalzare. Tutto è possibile. Per la ripresa di settembre la macchina
dovrà essere in moto.