Alberto D’Argenio, la Repubblica 8/8/2012, 8 agosto 2012
“CON BERLUSCONI SPREAD A 1200” MONTI SCATENA L’IRA DEL PDL E IL GOVERNO VA KO ALLA CAMERA
ROMA — «Se il precedente governo fosse ancora in carica lo spread sarebbe a 1200 o qualcosa di simile ». La constatazione che Mario Monti affida al
Wall Street Journal
infuoca la giornata politica. Se per Pd e centristi si tratta di una frase banale, che fotografa la realtà, per il Pdl di Berlusconi le cose non stanno così. Con uno strascico di polemiche ad altissima intensità che produce una bocciatura del governo sulla spending review e la chiusura del Senato, che grazie ai pidiellini entra in ferie anticipate. D’altra parte il premier lo dice chiaramente: «Sono convinto che abbiamo salvato la situazione, che stiamo parlando con Merkel, Obama e Hollande su come andare avanti invece di ospitare la Troika» in seguito ad un salvataggio internazionale in stile Grecia.
Palazzo Chigi prova subito a raffreddare i bollenti spiriti precisando che non c’è alcuna intenzione polemica nei confronti di Berlusconi. «La stima di uno spread a 1200 - è la linea affidata alle agenzie - viene da una proiezione degli effetti della speculazione se non si fossero dati segni di discontinuità. Lo spread era salito da 150 punti di maggio ai 550 di novembre». D’altra parte il rischio default fu la ragione del cambio di governo. Ma le parole di Monti dalle parti del Pdl pesano.
Così appena le agenzie rilanciano l’intervista al
Wsj,
dal Pdl si dà il via al cannoneggiamento. Cicchitto parla di «provocazione inutile e stupida» dettata dal «saliscendi degli spread che innervosisce il premier». Gasparri aggiunge che il Professore «dovrebbe parlare meno, ci potremmo stancare di lui». Da tutte le aree del Pdl arrivano bordate. Per Corsaro «Monti continua a sfottere, se vuole suicidarsi lo dica». Tranciante la Santanchè: «Ha chiuso, andiamo al voto». Così Alfano deve saltare sulla polveriera, cercando di mediare tra le anime del partito da mesi favorevoli al voto e chi non si spinge fino alle estreme conseguenze. «Le parole di Monti sono politicamente insensate e scientificamente inspiegabili. Tutto questo è inaccettabile», dice il segretario. Che oggi vedrà Monti per un incontro già fissato in vista della pausa di agosto. Così come faranno Casini e forse Bersani (ieri il premier ha incontrato i presidenti delle Camere Schifani e Fini).
Vista la buriana il premier corre
ai ripari e telefona a Berlusconi. «Per dirsi - recita una nota di Palazzo Chigi - dispiaciuto che una banale e astratta estrapolazione sia stata colta come una considerazione politica, il che non rientrava nelle intenzioni». Ma Berlusconi in serata convoca a Palazzo Grazioli un vertice con il suo stato maggiore.
Intanto il malumore del Pdl è già tracimato in aula, dove il Pdl manda sotto il governo su un ordine del giorno legato alla spending review (che comunque ha ottenuto la fiducia alla Camera) e fa mancare il numero legale al Senato, con l’effetto di farlo chiudere in anticipo
per ferie. Ma mentre la Lega soffia sul fuoco chiedendo al Cavaliere di mollare Monti, Cicchitto frena: «Vedremo a settembre i frutti del
confronto politico». Come dire, ora non stacchiamo la spina.
Le parole di Monti non vengono vissute male da tutta la maggioranza.
Anzi, per il Pd fotografano quanto sarebbe successo con Berlusconi ancora al governo. «La frase sugli spread - dice il leader Udc Casini - è una constatazione di buon senso di cui gli italiani hanno cognizione». Ma l’intervista al Wsj regala un’altra polemica. Monti ribadisce il suo no alla concertazione dicendo che «è come il dentifricio, va messo il tappo altrimenti esce tutto». Frase che non piace ai sindacati. Dice il leader Cisl Bonanni: «Confonde l’inciucismo dei partiti con la concertazione, che ha sempre aiutato il Paese
».