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 2012  agosto 08 Mercoledì calendario

«LA COLLANINA DEL PRIMO AMORE»

Ricordate il George Clooney dello spot «No Martini, no party»? Acqua passata. Oggi a sostituire il divo come testimonial del marchio c’è il 33enne Yuri Buzzi, nato a Vigevano ma romano d’adozione: questo scapigliato morettone ha sbaragliato in un sol colpo i 4.000 concorrenti che aspiravano a ereditare da Clooney il testimone di ambasciatori del vermut più famoso del mondo.
Con quello sguardo da bel tenebroso, uno se lo immagina come un implacabile conquistatore che per ricordare il primo amore deve rovistare tra pile di cuori spezzati… Niente di più sbagliato: dello sciupafemmine seriale Yuri non ha nulla, tantomeno la biografia. A dodici anni la sua famiglia si trasferisce da Vigevano a Grumo Appula, un piccolo paese a una trentina di chilometri da Bari. Un cambiamento che lascerà un segno. «Rispetto al Nord — racconta —, a Grumo era tutto diverso. A cominciare dai luoghi di incontro delle varie comitive, che si ritrovavano in una specie di giardino comunale con una villa, dove si faceva lo "struscio". Proprio in quella villa è nato il mio primo amore, quello che regala gioia ma anche dolore, e dal quale ho imparato tanto». La giovane che strega Yuri si chiama Valentina.
«Era bellissima, con i capelli lisci e chiari e gli occhi azzurri. Studiava al liceo classico, mentre io ero iscritto a ragioneria. Era una ragazza molto determinata, sicura di sé. Quello che mi colpì di lei fu il suo modo di camminare elegante, aristocratico, un incedere come quello di un levriero. E poi il modo di vestire, tra il casual e il ricercato, ricordo che portava sempre al collo una medaglietta con Che Guevara…». Ride: «In un film, la prima volta che l’ho vista sarebbe stato un fermo immagine con lei che si muove in slow motion…».
Valentina, però, è già fidanzata e Yuri non osa avvicinarla. Finché un giorno, mentre lei sta rientrando a casa accompagnata da un’amica, incitato dal suo migliore amico Michele, decide di fermarla per parlarle. Poiché a breve sarebbe dovuto partire per le vacanze («le cose più belle succedono sempre mentre sta per accadere qualcos’altro» dice), si fa coraggio e le chiede di accettare un dono. «Era una collanina di legno, molto semplice, con un pendente a forma di tartarughina». Lei tentenna, si schermisce, dice che non è il caso, che è già «impegnata», ma alla fine accetta. Poi Yuri parte per il mare. «In vacanza non ho fatto che pensare a lei, scrivendole un mucchio di cartoline. Poi, quando sono tornato a Grumo Appula, lei ha lasciato il suo fidanzato e ci siamo messi insieme».
Pochissimo tempo dopo Valentina si trasferisce però con la famiglia a Bari. «Dopo il trasferimento era ovvio che non potevamo più vederci tutti i giorni, io avevo 16 anni, ero ancora senza patente… Quindi ci incontravamo solo nel fine settimana». In quel periodo Yuri scopre la passione per la scrittura (il suo libro d’esordio si intitola «La mia vita su di un Cactus», edito da Giuseppe Laterza, che contiene trentadue poesie e un monologo teatrale), «un hobby terapeutico che annulla la sofferenza o almeno la sospende». «Ci scrivevamo un sacco di lettere, anche più di una al giorno. Non le spedivamo però: le leggevamo quando ci vedevamo il sabato e la domenica».
Gli amori a distanza in genere non reggono benissimo. «Siamo stati insieme quattro anni, poi sono cominciate le prime incomprensioni, e le lacrime che ti accompagnano quando senti che le cose stanno cambiando, che qualcosa di te se ne sta andando. Finì quando vennero a mancare le intese che ci avevano unito, e perché io cercai in un’altra quel che non trovavo più in lei. Non mi ero innamorato, ma da quel momento in poi riprendere il nostro rapporto fu impossibile».
Dopo essersi persi di vista per alcuni anni, oggi Yuri e Valentina hanno costruito «una bella amicizia» di cui lui sembra molto felice. «Qualche giorno fa ero a casa sua, a Roma. Abbiamo riletto alcune delle lettere che ci eravamo scritti da fidanzati. È saltato fuori pure un foglio che avevo fatto stampare in un centinaio di copie che diceva: "Le case bruciano, le persone muoiono, ma l’amore è per sempre". Abbiamo riso come matti».
Laura Zangarini