Maria Laura Rodotà, Corriere della Sera 07/08/2012, 7 agosto 2012
DOPO IL METROSEXUAL ARRIVA L’HIMBO. I GIOCHI DEL CORPO SDOGANATO
Certo so’ proprio dei bei ragazzi»
(signora anziana che non riesce a staccarsi da un megaschermo che trasmette le Olimpiadi in un centro commerciale romano)
Lei, e altre, e altri, lo pensano. L’intero pianeta li guarda. I bei ragazzi si fanno guardare; sanno che per loro, è o sarà un’attività redditizia. Tra i guardatori e le guardatrici professionali, intanto si decide (i media anglosassoni, più pudichi dei nostri anche sulle femmine, l’hanno già deciso) che queste sono Olimpiadi pornosoft. Complete di sdoganamento del corpo maschile come oggetto di consumo (anche se non pare una gran novità). Che hanno avuto un ruolo storico nella consacrazione dell’Himbo, il lui-bimbo; non nel senso del bambino, della bimbo. Che è la ragazza bella e scema in gergo americano (chi si sentiva avanti perché aveva imparato la parola «metrosexual» da Cecchi Paone deve rimettersi a studiare, ovvio). Che, insomma, i belli-e-scemi non sono più relegati ai reality: gareggiano con i colori della Patria, e poco altro.
In quanto (si legge sul Daily Beast) «i Giochi di Londra sembrano dare grande spazio alla celebrazione del corpo maschile». «Le donne hanno sempre apprezzato, ma grazie ai social media hanno molte più immagini» (scrive la direttora di Jezebel). «Nessun idiota è stato oggettificato come gli himbos di oggi. Ci siamo preparati a questo momento, e ora abbiamo pienamente accettato l’esistenza del maschio oggetto, insipido dentro-abbronzato fuori» (critica una commentatrice di GQ). Però gli atleti non possono essere del tutto cretini, obietta un’analista del New Republic. «Devono fare molta matematica mentale» in pista, in vasca, in campo. D’altra parte, «ormai sanno qual è il loro brand, e il loro brand è Himbo». Dovranno diventare femministi, o himbisti, o qualcosa, forse, tra un po’.
Maria Laura Rodotà