Edoardo Stucchi, Corriere della Sera 05/08/2012, 5 agosto 2012
E LA FRONTIERA FU FATTA A PEZZI PER «CUCIRE» ITALIA E FRANCIA
Quando è stato costruito il tunnel del monte Bianco, l’impresa era avveniristica, quasi titanica. Oggi farebbe sorridere chiunque. Negli Anni Cinquanta era il più lungo tunnel del mondo, con i suoi 11 Km e 600 metri. Oggi è superato da più ardite opere di ingegneria realizzate in tutto il mondo, fra le quali il tunnel italiano autostradale del Frejus, di circa 13 Km, del 1980, e il Laerdal, primo in senso assoluto, di 24 chilometri e mezzo, in Norvegia, inaugurato nel Duemila. Ma la costruzione del tunnel del Monte Bianco travalica ogni primato ingegneristico, perché suggella l’amicizia fra Italia e Francia e l’unità d’intenti fra i due Paesi confinanti. Courmayeur, paese alla base di partenza italiana del tunnel che finisce a Chamonix, vuole ricordare questa opera nel cinquantesimo anniversario della caduta del «diaframma» roccioso fra Italia e Francia, avvenuto il 14 agosto del 1962. Tre anni dopo i veicoli cominciavano a correre da una parte all’altra del tunnel, facendo risparmiare tempo e denaro. Martedì 14 agosto sarà rievocato a Courmayeur il fatidico incontro fra il minatore italiano e il collega francese, immortalati nella fotografica di Paris Match, con una giornata di approfondimenti dal titolo «L’ultimo diaframma». Al Jardin de l’Ange, nel centro della cittadina, ospiti le autorità francesi, si alterneranno economisti, antropologi, intellettuali e giornalisti per riflettere sul significato storico ed economico del traforo e per approfondire il tema della frontiera e il ruolo che Courmayeur e la Valle d’Aosta avranno in futuro.
L’idea - La proposta di bucare il Monte Bianco fra Italia e Francia risale a circa 200 anni fa. «Verrà il giorno in cui si scaverà sotto il Monte Bianco una via carreggiabile» scrisse nel suo memoriale lo scalatore scienziato ginevrino Horace Bénédict de Saussure, dopo una scalata nel 1787. Quasi due secoli più tardi la profezia si è avverata, dopo aver superato difficoltà di ogni genere. Fu l’inizio di una storia incredibile, una storia di frontiera, dove la collaborazione e la sinergia di due diversi Paesi hanno saputo abbattere le differenze culturali, politiche e sociali, avvicinando due mondi che agli occhi dei più sembrano distanti. Ma bisogna però aspettare il 1814 perché gli abitanti del ducato di Aosta chiedessero a gran voce una galleria che collegasse i due versanti delle Alpi, per mettere in comunicazione la Valle d’Aosta e la Savoia. L’appello fu raccolto da tecnici e politici che cominciarono a interessarsi a questa opera. ingegnere di Biella appassionato di opere edili, in collaborazione con l’ingegnere Vittorio Zignoli del Politecnico di Torino,
I lavori - Nel 1946 l’opera fu avviata, ma con scarsi mezzi economici e poco personale. Nel 47 l’opera fu bloccata perché senza autorizzazioni. Soltanto nel 1957 fu firmato un accordo fra le due nazioni, e lo scavo, previsto di 12 km a due corsie, largo 8 metri, sotto 2500 metri di rocce, prese forma. I protocolli tecnico-amministrativi furono suggellati nel 1957 e per la parte italiana gli scavi, affidati ufficialmente alla Condotte Acqua di Roma, cominciarono nel 1959. Per scavare la roccia fu impiegato un mezzo chiamato jumbo, un grosso carro, che correva su due binari e che indietreggiava ogniqualvolta saltavano le cariche esplosive sistemate in fori ricavati nella roccia da 18 martelli ad aria compressa. Si avanzava di 9 metri al giorno ma i lavori non erano esenti da insidie e quando un giorno la volta crollò, il carro fu distrutto. Complessivamente nel periodo di costruzione, nella parte italiana, morirono 8 persone fra le quali 2 guide alpine, durante i rilievi del territorio, 3 operai in galleria e 3 sepolti da valanghe.
L’incendio - Un’altra pagina nera del traforo del Monte Bianco si scrisse la mattina del 24 marzo 1999, quando un autoarticolato carico di farina e margarina, entrato dal lato francese, s’incendiò e il fuoco alimentato dall’effetto tunnel si estese fino a coinvolgere centinaia di veicoli e lasciando sull’asfalto 39 morti. Questo episodio viene ricordato ogni anno, in marzo, da centinaia di motociclisti che si radunano all’ingresso del tunnel per rivivere le gesta di Pierlucio Tinazzi, un addetto alla sicurezza che con la sua motocicletta salvò dal rogo molte vite, restando intrappolato tra le fiamme nell’ultimo viaggio.
L’apertura - Il traforo è stato inaugurato il 16 luglio 1965, dai presidenti dei due paesi confinanti, Giuseppe Saragat e Charles De Gaulle ma il traffico cominciò a scorrere tre giorni dopo, il 19 luglio. Da allora sono transitati quasi 60 milioni di veicoli. Nel 2015, in occasione dell’Expo, si celebreranno i 50 anni di attività. Nello stesso anno rientrerà in funzione il rinnovato collegamento funiviario della traversata dei ghiacciai, fra Courmayeur e Chamonix, di 15 km, che è ora in fase di ristrutturazione.
Edoardo Stucchi