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 2012  agosto 05 Domenica calendario

DRAGHI «L’ITALIANO» DIVIDE I TEDESCHI. I FALCHI ALL’ATTACCO —

Gli attacchi a Draghi l’«italiano» arrivano fin dal mattino. «Balza agli occhi che Draghi si attiva, e vuol comprare bond attraverso la Bce, ogni qual volta l’Italia è alle strette», dice Alexander Dobrindt, segretario generale della bavarese Csu, in un’intervista al Tagesspiegel. Non è una sorpresa. È da Monaco, dal cuore euroscettico del partito gemello della Cdu della cancelliera, che da mesi partono le bordate populiste contro gli Stati del Sud e — come dice Dobrindt — contro l’«Eurosocialismo». «Draghi deve decidere da che parte stare: o dell’Unione della stabilità o da parte degli Stati in crisi che vogliono i soldi delle nostre tasse». Qualche ora più tardi, la versione viene ripetuta (per la Bild am Sonntag di oggi) dal presidente della Cdu Markus Söder: «La Bce sta iniziando un percorso pericoloso. Non deve diventare, da guardiano della moneta, la banca dell’inflazione».
Due giorni dopo le parole di Draghi, i falchi tedeschi anti aiuti tornano all’attacco. Parla anche Otmar Issing, ex capoeconomista della Bce — e siamo alla terza intervista, per la Frankfurter Allgemeine Zeitung di oggi —, critico verso tutto ciò che alla Bce non corrisponde all’ortodossia della Bundesbank. Dunque, Issing boccia i piani di Draghi, sostenendo che «la stabilità della moneta a medio termine è massicciamente a rischio». Mai finora, dice, c’è stata al mondo una simile inondazione di liquidità (anche per le colpa della Fed) e nessuno sa a cosa ciò porterà. Si aggiungono, infine, i liberali. Gli alleati della cancelliera ripetono la lezione mandata a memoria (quarta intervista, a Focus): «L’Europa può fallire anche per troppa solidarietà — dice il moderato Guido Westerwelle, ministro degli Esteri —, per esempio se chiediamo troppo a noi stessi ed esigiamo troppo poco dagli altri nella loro disponibilità a procedere con le riforme». E poi ripete — non è un dettaglio — di essere assolutamente contrario alla concessione della licenza bancaria al fondo salva Stati Esm.
Draghi sotto tiro, dunque? Già bruciato, con l’annuncio di giovedì, il margine di fiducia che si era conquistato in questi mesi presso l’opinione pubblica tedesca più intransigente e presso la stampa popolare? Quando l’italiano che ha battuto Axel Weber nella corsa alla Bce (quindi cittadino del Sud, degli inaffidabili Stati in crisi, non rigidamente un monetarista scuola Buba) è stato incoronato dalla stessa sospettosa Bild «prussiano» d’Italia, con tanto di elmetto consegnatogli di persona dal direttore del tabloid? Non è così, tutt’altro, nonostante la giornata di attacchi. Anzi, la stampa di qualità ha quasi unanimamente promosso l’azione di Draghi. «Un compromesso intelligente», l’ha definito il Financial Times Deutschland. La Süddeutsche ha addirittura definito Draghi «tedesco». E la Faz scrive che il governo Merkel «non è insoddisfatto».
Non è difficile capire perché. Lo dice Frank-Walter Steinmeier, uno dei triumviri socialdemocratici, quando definisce l’attacco Csu a Draghi «spudorato»: Draghi ha fatto ciò che la Merkel sapeva, anzi è stato il rifiuto della cancelliera a tutte le altre opzioni ad aprire la strada all’acquisto dei bond. Non solo. Draghi non ha semplicemente avuto l’ok di Berlino (e la spaccatura tra i due tedeschi del board Bce lo dimostra: con Draghi Jörg Asmussen, nominato sei mesi fa dalla Merkel, «vicino» al governo; contro, unico, Jens Weidmann della Bundesbank). Come scrive più di un analista tedesco, Draghi ha di fatto accettato la linea di Berlino. Intervenire sì con la Bce, ma solo dopo che la politica ha imposto le sue condizioni ai Paesi da aiutare con l’acquisto i Bond. Condizioni, memorandum, intervento del salva Stati, Bce. Draghi, insomma, ha fatto l’opposto di quello che fece il suo predecessore Trichet, avviando un anno fa l’acquisto dei bond: se quello si è scontrato con Berlino fino alla spaccatura, Draghi ha inglobato nella sua azione le richieste della politica tedesca.
Dalle vacanze in Italia e sull’isola di Sylt, i pezzi grossi del governo tedesco non hanno commentato Draghi. «Non insoddisfatti», hanno scelto, come spesso in queste occasioni, la strategia del silenzio. Vocali, come sempre, i falchi.
Mara Gergolet