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 2012  agosto 05 Domenica calendario

VINO E UNA GUANTIERA DI PASTE PER LA FINE DEL «LELEMORISMO»

In un’estate avara di cose eccezionali piace che ci diano a credere quelle che sembrano tali. Fa dunque piacere che Lele Mora sia stato scarcerato, che sia potuto tornare nella sua casa di Milano, che alcuni personaggi dello spettacolo, come Elenoire Casalegno, la gieffina Francesca Cipriani e pochi altri, siano andati a trovarlo, che infine gli abbiano portato regali, tra cui una guantiera di dolci della pasticceria «Sant Ambroeus» e una cassa di bottiglie di Sassicaia.
È giusto festeggiare la pecorella smarrita e più ancora portare conforto all’anello debole di una storia che lo vede imputato, insieme con Emilio Fede e Nicole Minetti, nel processo milanese sul caso Ruby e condannato definitivamente per bancarotta fraudolenta a 4 anni e 3 mesi di reclusione.
Più che la giustizia poté la crisi, più che la morale lo spread. Nella speranza che la salute di Lele Mora ritrovi presto antiche virtù (nostro malgrado, le malattie ci allontanano dai vizi), non si può che sobriamente alzare un calice di vino alla fine del «lelemorismo», quel lento e costante abbassamento dei costumi, quel guardare il mondo dal buco della serratura, quella rappresentazione diffusa di un «circolo vizioso» composto di tronisti, veline, gieffini, professionisti del pressappochismo cui la tv ha regalato troppo spazio.
Lontani i tempi in cui Lele invitava nella sua villa in Sardegna decine e decine di piccoli vipparoli che passavano le vacanze a sbafo, svuotandogli i capaci frigoriferi, riempiti per altro dagli sponsor. Lontani i tempi in cui Lele poteva permettersi favolosi regali a Fabrizio Corona. Lontani, si spera, i tempi in cui Lele appariva in qualche salotto tv per regalarci aforismi del tipo «Paese che vai, zoccole che trovi».
L’incoscienza e la sbruffoneria erano la nostra patria. Adesso Lele confessa che il successo lo ha sbranato. Anzi, Lele non esiste più. Si farà chiamare Gabriele, come l’arcangelo.
Il ritorno in società prevede l’affidamento in prova ai servizi sociali. Come garante, si fa il nome di don Mazzi. È proprio vero che a ciascun giorno basta la sua pena.
Aldo Grasso