C. Fo., Il Sole 24 Ore 7/8/2012, 7 agosto 2012
ITALIA FANALINO DI CODA IN EUROPA
In Europa gli abbonamenti a internet a banda larga da rete fissa sono 139 milioni e con 13,4 milioni l’Italia è quarta alle spalle di Germania, Francia e Regno Unito. Ma – sottolineano gli esperti della Cdp – l’utilizzo delle tecnologie digitali ci vede ancora in grave ritardo. Quasi 3 milioni di cittadini restano in una situazione di digital divide di base, siamo all’80esimo posto per velocità media di download e in nessuna delle variabili che misurano il grado di digitalizzazione e alfabetizzazione informatica siamo in linea con la media europea. Nel settore business marciamo a fatica: 19esimi in Europa per imprese connesse a banda larga.
Per la fibra ottica i numeri sono ancora meno confortanti. Gli accessi attivi oggi sono circa 300mila, appena lo 0,6% della popolazione (dati Agcom). Anche considerando i piani di sviluppo degli operatori di reti di nuova generazione, a fine 2013 solo il 10% del patrimonio immobiliare nazionale (2,8 milioni di alloggi) sarà servito da infrastrutture in fibra. Nel confronto internazionale, con il 2% di connessioni in fibra sul totale delle connessioni, siamo ancora nelle ultime posizioni.
Eppure, nonostante queste premesse, nelle politiche di sostegno si naviga ancora a vista. La Cdp ripercorre i punti chiave del piano nazionale banda larga (per azzerare il digital divide di base) e del progetto strategico banda ultra larga, ma non può che rimandare un giudizio compiuto al più volte annunciato e mai concretizzato decreto "Digitalia". In attesa delle mosse del governo (rinviate all’autunno), per ora si è mossa la commissione Trasporti e tlc della Camera approvando il testo unificato delle proposte di legge presentate da Paolo Gentiloni, Roberto Rao (Pd-Udc) e Antonio Palmieri (Pdl). Intanto il tempo, dettato dall’Agenda digitale Ue, stringe. In gioco, secondo lo studio coordinato da Camerano e Carriero, ci sono vere chance di sviluppo: la sola digitalizzazione dei rapporti con la Pa potrebbe generare risparmi nell’ordine del 3% del Pil.