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 2012  agosto 08 Mercoledì calendario

TITINA DE

FILIPPO–
Anagrafe Annunziata De Filippo, nata in via dell’Ascensione, quartiere Chiaia, Napoli, il 27 marzo 1898, prima di tre figli naturali del grande commediografo Eduardo Scarpetta con la cugina della moglie, Luisa De Filippo, sarta. I fratelli: Eduardo e Peppino.
Scorbutici I fratelli, Eduardo e Peppino, «ragazzi un poco scorbutici, chiusi in loro stessi» ma anche «due grandi artisti, due forze, due volontà ferree, due caratteri decisi, combattivi, risoluti», con i quali fondò la compagnia del «Teatro umoristico i De Filippo», che durò fino al ’39, salvo poi sciogliersi per i troppi litigi.
Piccerella «Titì, tu tiene ’ na fortuna piccerella. Niente te va propriamente male, ma niente te va propriamente bene!» (la madre Luisa alla figlia a commento di delusioni o ingiustizie)
Genitori L’unione tra Scarpetta e Luisa, di dominio pubblico, quasi un matrimonio parallelo: case molto vicine, quartieri eleganti, tutti con il padre in viaggio con la compagnia.
Sguardo «Presso la buca del suggeritore c’è un uomo dal volto mobilissimo. […] È autorevole, nervoso, gesticolante, autoritario con tutti. Avevo terrore persino del suo sguardo» (Titina sul padre).
Debutto Il debutto di Titina, a sette anni, nei panni di Peppeniello in Miseria e Nobiltà.
Uomo «Titina? È una grande attrice, talmente brava che sembra un uomo vestito da donna» (Totò)
Volto «Volto largo, alta fronte, mascelle forti, grandi tratti, occhi spalancati, ed un sorriso errante e che tosto svaniva: figura di donna ardita e pietosa» (La Stampa, 27 dicembre 1963, il giorno dopo la sua morte).
Mmane Era tutt’uocchie/E chelli mmane/Asciutte e bianche, /bianche ‘e chillu biancore d’ ’a magnolia,/che sapevano fa’! (Titina, poesia di Edoardo dedicata alla sorella)
Sud Il brano « Quanne vuo’ bene», dell’album Sud di Fiorella Mannoia, una poesia di Titina.
Titina «Si chiamava Titina De Filippo ma il cognome nessuno glielo usava: dicevano tutti, solamente: ‘la Titina’» (Arthur Spurle, I De Filippo – La grande Titina, Luigi Regina Editore)
Filumena Titina volle a tutti i costi recitare Filumena a suo modo («Eduà, lassa fa’ a me» disse al fratello), e poi scrisse sul suo diario: «Eccolo il mio personaggio [...] ecco, così ti volevo: violenta, fredda, calma, tragica, comica. Ah! Filumena, ti tengo, ti tengo. Non mi scappi più! Ti porterò con me tutta la vita»
Trentadue Quella volta che, in scena al Mediolanum di Milano, nei panni di Filumena Martonano, ricevette trentadue chiamate in proscenio.
Rose Pio XII volle che Titina, ricevuta con la compagnia in Vaticano, gli recitasse la preghiera che Filumena rivolge alla Madonna delle rose.
Paga La paga di Titina per Filumena Martorano: cinquemila lire a sera.
Pezzettini Titina, che a un certo punto deve lasciare le scene per problemi di salute e inizia a creare collages. Jean Cocteau le scrive: «Questi pezzetti di carta che arrivano da tutte le parti, finiscono per obbedirvi e per assomigliarvi»