Paolo Mastrolilli, la Stampa 7/8/2012, 7 agosto 2012
UN EX MILITARE SKINHEAD IL KILLER DEL TEMPIO SIKH
Odio razziale, dunque. Quello alimentato dagli estremisti della supremazia bianca, pronti ad uccidere per i loro assurdi disegni. Questo c’è dietro la strage al tempio sikh di Oak Creek, nel Wisconsin, che secondo l’Fbi è stata condotta dall’ex soldato Wade Michael Page, membro del sottobosco neonazista.
La ricostruzione degli investigatori, guidati Teresa Carlson dell’Fbi, è questa: verso le dieci di domenica Page è arrivato al tempio con una pistola semiautomatica calibro 9. Ha iniziato a sparare nel parcheggio e poi è entrato nell’edificio, prendendo di mira i sacerdoti sikh che stavano completando la lettura del libro sacro. Quindi ha puntato l’arma contro le donne e i bambini, che preparavano il pranzo. Uscendo, avrebbe lasciato aperto il gas, sperando di fare una strage più grande. Nel frattempo erano partite le chiamate alla polizia, e quindi nel parcheggio Page ha trovato l’agente Brian Murphy, 51 anni, che aiutava un ferito. Gli è andato sopra e gli ha sparato nove volte, senza però ammazzarlo. A quel punto il killer ha visto un altro poliziotto e ha cercato di colpirlo. Lo ha mancato e l’agente lo ha ucciso.
Le vittime, oltre a Page, sono cinque uomini e una donna: Sita Singh di 41 anni, Ranjit Singh di 49, Satwant Singh Kaleka di 65, Prakash Singh di 39, Paramjit Kaur di 41 e Suveg Singh di 84 anni. Murphy è in ospedale in gravi condizioni, con altri due feriti.
Page, originario di Denver, aveva 40 anni e abitava in una casa in affitto nel quartiere di Cudahy, a circa cinque miglia dal tempio. Secondo Peter Hoyt, un vicino, «era una persona normale con cui parlavamo di sport. Si era appena lasciato con la fidanzata, ma non sembrava risentito». Aveva prestato servizio nell’esercito dal 1992 al 1998, prima a Fort Bliss e poi a Fort Bragg, centro per le forze speciali in North Carolina. All’inizio riparava i missili Hawk, poi era entrato nel dipartimento «psy op», ossia le operazioni psicologiche e di propaganda. Nel 1998 era stato dimesso per problemi disciplinari, non abbastanza gravi da determinare un «licenziamento disonorevole», e l’unico problema legale che aveva avuto era stato l’emissione di un assegno a vuoto.
E’ un punto chiave dell’intera vicenda, perché questo ha consentito a Page di comprare legalmente la pistola usata per l’attacco, nel negozio Shooters Shop sulla South 84th Street di West Allis. L’ha acquistata il 28 luglio e ritirata il 30, dieci giorni dopo la strage di Aurora. Una conferma che le leggi americane sul porto d’armi non bastano più a prevenire questi episodi.
L’Fbi non ha indicato il motivo della sparatoria, ma dopo l’uscita dall’esercito Page era finito nell’orbita dei gruppi neonazisti. Nel 2005 aveva fondato una band chiamata «End Apathy», che pubblicava musica carica di odio con la casa discografica Label 56. «Era al centro della scena della musica “suprecist”», ha spiegato Mark Potok, analista del Southern Poverty Law Center, che lo seguiva da oltre dieci anni. Queste band servono al movimento per reclutare i giovani: «Sono estremamente violente, e parlano di ammazzare gli ebrei, i neri, gli omosessuali e vari altri nemici». Page aveva la testa rasata, foto davanti a svastiche su Facebok, un tatuaggio per gli attentati dell’11 settembre sul braccio sinistro, una croce celtica sulle spalle e un fuoco sulla gamba. Lo stesso tatuaggio lo mostrava un’altra «persona di interesse» ricercata dall’Fbi, che era arrivata davanti al tempio dopo la strage e riprendeva le vittime col telefonino, ma è stata individuata e scagionata.
L’attacco ha provocato anche una crisi diplomatica con l’India, che ha criticato la scarsa protezione data negli Usa ai luoghi di culto. Il presidente Obama ha detto ieri che questi episodi «avvengono con troppa regolarità. I leader del paese devono unirsi per ridurre la violenza. Esamineremo misure addizionali per riuscirci».