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 2012  agosto 07 Martedì calendario

FENOMENO BOLT


Ipassi del gigante. Il segreto di Usain Bolt, che però tanto segreto non è, visto che è lì sotto gli occhi di tutti, sono i suoi appoggi. Ieri ha poggiato il piede per terra 41 volte, anzi meno, dato che l’ultima volta che ha toccato terra durante il suo magico volo l’ha fatto abbondantemente oltre la linea del traguardo, diciamo una trentina di centimetri. Essendo il più alto top sprinter di tutti i tempi può assicurarsi, al contrario degli altri, più compatti, un’ampiezza straordinaria. Ma il paradosso è un altro:
è che, pur essendo alto 1,96, Usain - oggi di nuovo in pista nelle batterie dei 200 alle 12.50 - è un normotipo. Ossia non è un longilineo. Quindi la sua struttura, oltre all’ampiezza, può godere di una naturale predisposizione alla frequenza, cosa tipica dei velocisti «bassi», brevilinei, che puntano tutto sulla rapidità e molto spesso sono più efficaci nei 60 che nei 100. Più piccolo sei, più rapidamente riesci a muovere le gambe. Più alto sei, più ampiezza riesci ad esprimere.
Bolt è entrambe le cose. Esagerando si potrebbe dire che è un bassetto di quasi due metri. Ha per natura entrambe le doti, ampiezza e frequenza, che sono il sale della velocità (oltre al talento naturale e alle fibre bianche presenti nei muscoli) e quindi non ha bisogno di allenamenti specifici per migliorare né l’una né l’altra. La gioia di qualunque allenatore.
La sua ampiezza ieri ha superato i 2,77 metri ad appoggio di media. Un compasso che si apre a meraviglia ovviamente nella seconda fase della gara, nella cosiddetta fase «lanciata», dove la velocità è già
stata acquisita grazie all’accelerazione, e dove ormai non bisogna far altro (si fa per dire) che lavorare coi piedi su quanto è stato prodotto dall’organismo durante i primi trenta metri. Blake e Gatlin, secondo e terzo, hanno altre possibilità fisiche e non riescono (ieri sera non sono riusciti) a fare meno di 42 appoggi abbondanti. Nel 2006, quando aveva il record del mondo (9”77), poi revocato, prima di essere squalificato per doping, Gatlin ci disse: «Sto lavorando col mio coach per arrivare a correre i 100 in 41 appoggi». E’ il traguardo di tutti. Aprirsi di più per
poggiare a terra di meno. Quindi, grazie alla sua forza, ma anche grazie alle sue caratteristiche fisiche, Bolt ha un vantaggio “naturale” di quasi tre metri soltanto per il fatto che riesce a trasformare in velocità lo spazio che guadagna col minor numero di appoggi e con la rapidità del contatto a terra. Corre, come si dice, nella corsa, il bacino rimane sempre alto, la spinta a terra è una spinta riflessa, ossia ad un certo punto della gara non c’è più alcuna forza supplementare da imprimere alla corsa, anzi se la imprimi ti irrigidisci e rallenti. E questo Bolt, quando è in forma, non lo fa mai.
Nessuno dovrebbe mai farlo.
Però dipende dalla gara,
dipende dagli stimoli, dipende
da mille fattori contingenti, non ultimo quello psicologico. L’altro ieri per esempio, per cercare di stargli dietro, tutti i suoi rivali a un certo punto si sono irrigiditi, contraendo i muscoli della faccia, lavorando molto più di quanto occorra con le braccia dai 60 metri in avanti. E qualcuno, come Gatlin (che pure ha chiuso in 9”79!), ha cominciato anche a perdersi le gambe, ossia il richiamo della gamba
non era più armonico e circolare, bensì scomposto e irregolare: cosa che fa sbilanciare il busto in avanti. Da dietro gli si sarebbero potute vedere le suole delle scarpe. Se riguardate la gara avrete la sensazione che Bolt era bello, regale e soprattutto «centrato », ossia dritto. Gli erano brutti, «corti», contratti. Bolt non faceva smorfie, gli altri sì. Il francese Lemaitre, pure lui molto alto, è l’unico a possedere una falcata quasi simile a Bolt: 2,70. Ma la frequenza con cui muove le gambe è inferiore a quella di Bolt. Quindi produce meno penetrazione nell’aria e i suoi tempi sono superiori. Altrimenti sarebbe più vicino a Bolt. Non correrebbe in 9”92 ma in
9”70.
E nei 200 il divario fra i due scenderebbe ancor di più (19”19 e 19”80) perché è più lunga la fase in cui l’ampiezza del passo diventa decisiva. Il motivo è che Lemaitre non riesce a essere abbastanza veloce nello spostarsi a 2,70 metri a passo come lo è Bolt nello spostarsi a 2,77. Il contatto a terra, anche in questo caso, è meno rapido. Poi nei 200 metri subentra un ulteriore elemento: la resistenza alla velocità. Che è un’altra storia.