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 2012  agosto 07 Martedì calendario

ILVA, INFURIA LA POLEMICA FERRANTE: “SENZA TARANTO STOP PER GENOVA E NOVI”


Nella città dei due mari contano le ore che mancano alla decisione — domani, al massimo giovedì — del Tribunale del riesame presieduto da Antonio Morelli per confermare o rinnegare il sequestro dell’area “a caldo” dell’Ilva e l’arresto degli otto indagati sospettati di disastro ambientale. Mentre a Roma il nuovo presidente della più grande acciaieria d’Europa Bruno Ferrante davanti a deputati e senatori della bicamerale sui rifiuti, spiega: «Chiudere Taranto
significa chiudere anche Genova e Novi Ligure.
Non abbiano altra scelta».
È la prima volta che lo spettro del «disastro economico e sociale», agitato come una clava da politici e sindacalisti, prende forma con le parole dell’ex prefetto di Milano. «Potrebbero essere lette come un sottile tentativo di condizionamento sui magistrati. Ecco perché appaiono inopportune e intempestive», taglia corto il segretario di Magistratura indipendente, Cosimo Maria Ferri. Il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta, Gaetano Pecorella, bolla il ragionamento di Ferrante come «inaccettabile ». «L’alternativa è: o ci lasciate andare avanti così o noi chiudiamo tutto. Non registriamo
alcuna discontinuità
rispetto al passato».
Un passato che ieri a Bari al tavolo tecnico sull’Ilva rappresentanti delle istituzioni e dell’azienda cercano di esorcizzare: ci sono 336 milioni di soldi pubblici per le bonifiche, a partire da quella dei Tamburi,
il quartiere del capoluogo ionico più appestato di tutti quanti gli altri soprattutto dalle polveri sottili. «Il governo non vuole dare quattrini al gruppo siderurgico», avverte Corrado Clini, di cui il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero chiede le dimissioni.
Ma il titolare dell’Ambiente replica indispettito: «È sconcertante il modo disinvolto con cui alcuni esponenti politici continuano ad accusare il ministero di regalare denaro a Ilva».
Per ora, comunque, Ilva rimane con le tasche cucite. Saltano
fuori proposte per monitorare le emissioni lungo tutto il perimetro della fabbrica, coprire i parchi minerali, combattere il benzoapirene. Però i portavoce del “padrone delle ferriere” non si sbilanciano più di tanto. Il governatore Nichi Vendola per metà nervoso,
per metà accomodante, tira le somme: «Una risposta positiva entro brevissimo tempo da parte dell’Ilva costituirebbe la premessa perché si cominci a ricostruire il rapporto tra l’impresa e la sensibilità comune dei tarantini».