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 2012  agosto 05 Domenica calendario

BERLUSCONI PREPARA UN MANIFESTO PER QUESTO HA CONVOCATO NOI PROF


Il problema non è l’euro, ma l’offerta di moneta. Fino a quando le nuove regole imposte alle banche strozzeranno il credito, non ci sarà la liquidità necessaria per la ripresa e non si uscirà dalla crisi del debito».

Vale la pena di ascoltare le opinioni di Steve Hanke, non solo perchè insegna economia alla Johns Hopkins University e ha lavorato come consulente per i governi di mezzo mondo, ma anche perché era uno dei cinque economisti che il mese scorso Antonio Martino ha riunito con Silvio Berlusconi: lui, il premio Nobel Mundell, un tedesco, uno svizzero e uno spagnolo.

Di cosa avete parlato?

«Di tutto, era una riunione molto libera».

Quale era lo scopo?

«Ragionare sulle ipotesi di un programma basato sull’economia di mercato e finalizzato alla crescita».

Avete discusso la possibilità dell’uscita dell’Italia dall’euro?

«La regola era che tutti avremmo potuto parlare di questo incontro, se interpellati, senza però riferire le opinioni espresse dagli altri. Ma abbiamo discusso di tutto».

Il Financial Times ha scritto che, secondo Martino, Berlusconi è stato “curato” dalla sua malattia antieuro. Se il centrosinistra vincesse le prossime elezioni, sarebbe pronto ad offrire una grande alleanza, con Monti ancora premier. E’ vero?

«Posso solo dirvi che il resoconto della riunione fatto dal Financial Times era accurato».

Berlusconi si ricandiderà?

«Non sono cose che dicono a me, e comunque non le potrei commentare».

Ma sul piano personale, che impressione le ha fatto?

«Berlusconi mi ha dato l’impressione di essere un combattente che si sta preparando alla prossima battaglia. Le domande le ha fatte quasi tutte lui».

Avete discusso le politiche del governo Monti?

«Credo che gli italiani conoscano bene il rapporto tra Berlusconi e Monti: in fondo fu lui a nominarlo commissario europeo. Anche con Martino c’è un’antica consuetudine accademica».

E lei cosa pensa dei provvedimenti adottati dal governo in carica?

«Monti sta spingendo molto per l’integrazione, ma il problema è che non si conoscono bene i costi. Quando sentite parlare del salvataggio dell’euro, quello che si intende effettivamente è il salvataggio dell’unione. L’euro è solo una moneta, che può tranquillamente restare al suo posto. La questione vera è l’integrazione, e si capisce, perché fin dall’inizio avete avuto serie ragioni politiche per perseguirla. Il problema è che nessuno ha chiarito quanto costi. E’ come se vai a comprare un frigorifero, e il venditore ti dice il prezzo, ma poi aggiunge che in futuro potresti essere costretto ad acquistare anche un’intera cucina. Diventi inevitabilmente sospettoso. Fino a quando non verrà spiegato cosa significa l’integrazione per le tasche dei cittadini, e non si tornerà a crescere, continueranno ad esserci scetticismo e reazioni populiste. In Germania, ma anche in Italia, come avete visto dai recenti risultati elettorali».

Come giudica le dichiarazioni fatte da Bce e Fed questa settimana?

«Possono fare poco, hanno finito le munizioni. Oggi nel mondo l’85% della money supply è detenuta dalle banche commerciali, e solo il 15% dagli Stati. Le regole imposte da Basilea III e la legge Dodd-Frank, le ricapitalizzazioni forzate, hanno spinto le banche a chiudere i rubinetti del credito. Finché non toglieremo queste regole, non avremo la liquidità necessaria a far partire la ripresa e risolvere il problema del debito. In questo senso, Tremonti fece un grande errore ad accettare quelle regole, perché l’Italia è un paese di piccole imprese che si finanziano attraverso le banche, e quindi ne ha risentito più di altri».

Ma le banche non avevano la colpa della crisi dei mutui subprime?

«No. La colpa era della Fed, che nel 2003 aveva abbassato i tassi al punto da rendere inevitabili questi comportamenti».

Lo “spread”, però, resta un’emergenza. Cosa si può fare?

«I governi, non le banche centrali, dovrebbero acquistare i titoli a lunga scadenza per scambiarli con quelli a breve, prendendo i soldi in prestito dalle banche commerciali, e poi annullarli».

Avete in programma altri incontri con Berlusconi?

«Siamo d’accordo per rivederci in autunno».

Per fare cosa?

«Approfondire i temi discussi, e forse scrivere un manifesto».