Francesco Specchia, Libero 5/8/2012, 5 agosto 2012
L’ITALIA «ROMPE» E I TEDESCHI PASSANO ALL’INSULTO
Eine echte Wuchtbrumme, «un vero armadio di donna», come dire in carne, grassa o cicciabombacannoniere. Quando con lo sguardo triste e fiammeggiante che solo certi liguri di Ponente posseggono, Elisa Casanova, centroboa e capitano della nazionale italiana di pallanuoto, ieri ha scorso il proprio nome -e la proprio foto, gocciolante dalla vasca, roba effettivamente che impressiona - nella classifica delle atlete olimpiche più racchie del tabloid Bild- Zeitung; be’, il suo pensiero deve esser volato alla piccineria dei gossippari tedeschi. Il nostro, invece, s’è impennato sul volto mascolino e zigrinato di Natasha Keller, nazionale di hockey e attuale portabandiera di Berlino; o su quello di Heidi Krieger, campionessa possente di lancio del peso nella Germania dell’est dell’86 co nun lieve accenno di barba, che di lì a poco cambiò nome e sesso causa sovraccarico di steroidi. Non esattamente delle bellezze, insomma. E, mentre i suddetti pensieri s’infrangevano contro l’ironia scotta nei confronti della nostra Casanova («Una bomba a mano nella vasca italiana. Si chiama come il leggendario playboy veneziano, eppure è più grossa »), il tutto è declinato in una consapevolezza. Trattasi del solito, estenuante, complesso di superiorità teutonico verso l’Italia. Non ce la possono fare. Quelli della Bild, come molti tedeschi, non sanno essere simpatici neanche sotto sforzo. E sono in malafede. Scrivono «le italiane sono brutte», forse per ripicca verso un premier che avrebbe giudicato - inelegantemente - il loro «culona». Di contro, non hanno neppure accennato agli innumerevoli esempi d’italica pulcherrima virtù: dalla Pellegrini a Tania Cagnotto, dalla supersexy medaglia d’oro Elena di Francisca alla platinata lanciatrice di martello Silvia Salis. Per non dire di Martina Menegatti, star del beach volley, una che ogni volta che si piega in bagher provoca nel pubblico un’onda ormonale di palpabile potenza. E sarebbe facile fare i beceroni. E ricordare che, ogni anno, sul Lago di Garda la Germania scarica frotte di Deutsche Fräulein di rara sgradevolezza: spesso struccate, pesanti, con inesplicabile affezione per i sandali Birkenstock con calze bianche e disaffezione per le gioie dell’epilatore. «Le ragazze tedesche sono le più cesse e noiose d’Europa, però ci stanno...», ci confessavano gli amici del liceo alla ricerca delle prime avventure sessuali a basso costo. Esageravano. Epperò non tutte le femmine germaniche sono Diane Kruger, Claudia Schiffer o Heidi Klum, non tutte troneggiano dalle fiere di moda di Düsseldorf. É banale ricordarlo. Sicchè, come sempre avviene coi tedeschi, la querelle assume coloritura politica. Non è un caso che, in pieno tour-salvaeuro, l’edizione tedesca del Financial Times pubblichi uno speciale che accusa, per la prima volta, il Presidente del Consiglio italiano di tramare contro Frau Merkel, di coalizzarsi con gli omologhi Rajoy e Hollande, nell’impervia trattativa europea per uscire dalla crisi. Un tradimento, un agguato sferrato «approfittando del periodo di vacanza della Merkel in Alto Adige (ndr: l’Alto Adige non è necessariamente il Lago di Garda...)»: a detta dell’autorevole testata, la cancelliera, che ha sempre trattato Monti come un compagno d’Oktoberfest, ci sarebbe rimasta malissimo. Non ce n’è. Per i tedeschi, alla fine, l’italiano rimane infido, un esempio di leventinismo evoluto, ventre molle d’Europa, figlio d’emigranti puzzoni e mangiaspaghetti, quelli della copertina anni ’70 dello Spiegel, pasta e P38. La questione è politica, politicissima. Nonè neanche un caso che, ieri, parte della politica tedesca abbia pesantemente attaccato Mario Draghi. Il segretario della Csu bavarese, Alexander Dobrindt, denuncia un conflitto di interessi del presidente della Bce nell’esercizio della funzione: «Draghi si attiva sempre e vuole far acquistare bond dalla Bce ogni volta che l’Italia è alle strette. Deve decidere da che parte sta, dalla parte dell’unione della stabilità o da quella dei Paesi in crisi, che cercano di mettere le mani sui soldi dei contribuenti tedeschi...». Eppure è acclarato che l’azione di Draghi sia stata cauta e attendista, opposta a quella del predecessore Trichet nel 2010; invece di rompere con i tedeschi ed entrare in collisione con la loro Banca centrale, Draghi ha, di fatto «germanizzato» l’Eurotower. E, infine, non è un caso che i conati di anti-italianità sopravvengano mentre le nostre imprese stanno spopolando nella Settimana Italiana a Francoforte; e dopo, magari, l’ennesima mazzuolata calcistica all’Europeo. Invidia che cova sotto la cenere di un umorismo grassoccio. E qui torniamo a Elisa Casanova, figura falstaffiana senza vanagloria; assai simile, nella corpulenza, proprio ad Angela Merkel che si leva dalle acque di una pensione bolzanina. E qui scopriamo che gli armadi di donna hanno due ante. E che la bruttezza, in fondo, sta negli occhi di chi guarda...