Curzio Maltese, la Repubblica 5/8/2012, 5 agosto 2012
GLI STADI DEL FUTURO
Basta un rapido giro negli stadi londinesi, dal nuovo Wembley allo splendido Emirates dell’Arsenal allo Stamford Bridge del Chelsea, per capire che il calcio italiano non ha futuro. Qui sono 20 o 30 anni in avanti. In tutto: accesso agli impianti, comodità, tecnologie, ristoranti, negozi e perfino prezzi. Migliaia di italiani fanno la fila a Piccadilly Circus per comprare maglie di tutti i club del mondo, a metà o a un terzo del costo in patria. Se togli lo stadio della Juventus, il solito fiore nel fango, si capisce perché gli spettatori del campionato calino a vista d’occhio. Il Parlamento ha appena votato una nuova legge sugli stadi che servirà ad autorizzare speculazioni e colate di cemento, certo non ad ammodernare gli impianti. I club italiani fiutano l’aria e non si sono neppure presentati a Londra per seguire i nuovi fenomeni brasiliani. Se va bene, possiamo permetterci qualche ventenne talento africano o asiatico. La grande speranza ora è di attirare anche in Italia gli investitori arabi o cinesi. Ma un emiro o un miliardario di Shanghai che vedono prima l’Emirates o l’Allianz Arena e poi San Siro, l’Olimpico o il San Paolo, secondo voi, dove decideranno di mettere i soldi?