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 2012  agosto 05 Domenica calendario

CHE TRISTI LE BUFALE DELLA POLITICA D’AGOSTO

Uno spettacolo da circo. Berlusconi ha i suoi problemi, e anche di più. Ma a forza di stare defilato, con puntate rare di presenzialismo sulla scena politica, i suoi problemi, e anche di più, si vedono di meno. Ma la sinistra, ragazzi, e il cen­tro: non so se ci rendiamo conto del grottesco abisso in cui i presunti vincitori delle prossime elezioni stanno sprofondando, una volta messo il capino di Bersani fuo­ri del pelo dell’acqua del governo Monti. Il programma economico non c’è,a parte una patrimoniale da cartello­ne, e pare che di questo programma alla fine si senta una certa urgenza, visto come vanno le cose in Europa e in Italia, tra crisi finanziaria e recessione, abbattimento dei consumi e crescita sottozero. Le alleanze politiche fanno tanta acqua che la barca del centrosinistra affon­da nel ridicolo prima ancora, non dico di salpare, ma di tracciare una piccola rotta elettorale. È una specie di tragedia nazionale, corret­ta da un tono di commedia.
Bersani scarica Di Pietro, sem­bra, esibendo una carta di intenti che pare una carta delle velleità. Di Pietro si candida premier del centrosinistra, sembra, in nome dello ius primae noctis del suo par­titello diviso e raffazzonato, men­tre Grillo che gli mangia quel po’ di voti lo manda a quel paese. Però c’è Vendola,l’indagato sentimen­tale dalla «narrazione» facile, che accetta di fare tresca con Casini, il centrista disinvolto, e si candida a primarie sempre più evanescenti, mentre il furbo Renzi sta zitto quando deve parlare proprio co­me parla quando dovrebbe stare zitto. Ma la base di Vendola, i due gatti che ereditano su twitter il la­scito del popolo dei fax (ricordate le tricoteuses di Milano?), si rivolta e gli grida «venduto» con lo spieta­to vignettista Vauro. Contrordine compagni: con Casini mai. Intan­to Casini si chiama fuori e si tira dentro nelle stesse interviste, che sono ormai la sua sola attività poli­tica: io faccio il moderato, andate avanti voi che a me viene da ride­re. I sondaggi dicono che tutto questo caravanserraglio di sini­stra, la cosiddetta sinistra di gover­no, sta dieci punti e più sotto i risul­tati della lista Veltroni, quando era in voga la vocazione maggiori­taria del Partito democratico e Berlusconi era «il principale espo­nente dello schieramento a noi av­verso » (34 per cento). Però, nono­stante il flop di Bersani e dei suoi «intenti», pare che potrebbero beccare un premio di maggioran­za di cui non si conosce ancora la consistenza: ma per fare che cosa, per governare chi e in nome di qua­li idee, visto che ovviamente l’agenda dei prossimi due o tre an­ni si concorda non con la base di Vendola, e nemmeno con i mode­ra­ti di scorta ancora non quotati al­le elezioni, ma con le burocrazie tedesche e di Bruxelles, e sopra tut­to di Francoforte? In confronto a questo numero da dilettanti l’Unione di Prodi o l’Ulivo erano una specie di Invincible armada o, se volete, la Wehrmacht del 1939.
Berlusconi e il Pdl o la Pdl han­no i loro problemi, ripeto. Parec­chi.
Si sente insomma lo sforzo, ma ancora non si vede il minimo risultato. Le forze antisistema, basta che non si tocchi l’accordo segreto Mediobanca-Ligresti, o come diversamente lo si voglia chiamare, hanno il vento dei giornali e dell’establishment de’ noantri nelle loro vele, ma le sto­rie dei Pizzarotti di Parma e altre storie dovrebbero sconsigliare eccessi di fiducia. Si attendono sfracelli che non verranno, e se venissero quelli sarebbero sfra­celli senza senso. Può un Paese in queste condizioni restare ap­peso a­lle chiacchiere postpasoli­niane di un ragazzo che non è ca­pace di governare la Puglia e ade­risce con riserva a un’alleanza che non c’è? Davvero ci appre­stiamo a fingere che la democra­zia possa revocare la sospensio­ne della sovranità nazionale im­posta, diciamo così, dalle circo­stanze (oltre che da Guido Rossi e Massimo D’Alema, salotto più o meno buono), con questi bran­caleoni e altri compagnoni d’av­ventura?
Mi spiace, si può non creder­mi, ma mi spiace davvero. Ho sempre pensato che gli eccessi, i fallimenti e i parapiglia del berlu­sconismo si spiegano anche con l’inestinguibile follia del centro­sinistra, con l’inesistenza di un’alternativa se non quella di generiche faziosità, neopurita­nesimi da bettola dotta e ciarlie­ra, e non mi dà motivo di cambia­re idea questo approdo quasi lu­dico della gestione Bersani. Prendi uno che si vanta di essere pragmatico, che non vuole smac­chiare i giaguari, e finisci nel pen­tolone ribollente di frescacce del­la foto di Vasto, poi la foto la tagli di un caudillo di troppo, poi ci vuoi mettere l’audio e la poesia impoetica di un caudillo picco­lo, e non si sente altro che un sor­do gracchiare in vista di una bat­taglia nullista, senza punti cardi­nali, in una direzione vaga e fran­camente impresentabile, forse con l’aiuto di una lista demenzia­le di sindaci all’arrembaggio.
Ma che Italia è questa? Se non vogliamo che Draghi ci mandi un suo funzionario a risolvere il problema, è ora che da destra qualcuno spieghi che solo un go­verno di alleanza per la nazione, solo una soluzione capace di ta­gliare le ali della follia, può dare un minimo di futuro a questa ter­ra malamente invecchiata, impo­verita e prostrata dalla fatuità delle sue classi non dirigenti.